Todo modo...

Todo modo para buscar la voluntad divina….. In tempi di dilagante, soave gesuitismo, risulta sin troppo facile ricorrere alla massima ignaziana - che fornì non casualmente lo spunto a Leonardo Sciascia per il suo romanzo, e a Elio Petri per la sua pellicola, di denuncia, rispettivamente più o meno sottile, delle pratiche del peggior cannibalismo democristiano - per spiegarci quanto accaduto nei giorni scorsi. Ancorchè si cerchi di ammantarlo – con il consueto, raffinato gusto per la sartoria politologica – appellandosi più che ad una spiccia quanto smisurata ambizione leaderistica, all’esigenza strutturale, in un sistema di democrazia immediata (sic), “della coincidenza tra capo del partito di maggioranza e premier”. Liquidata in nome della stringente necessità la “pratica” scabrosa della mancata sanzione elettorale - attribuendo l’accelerazione intervenuta alla (per molti versi obbiettiva) inazione dell’esecutivo Letta – svariati chierici sono all’opera per suggerire e rassicurare (troncare e sopire, verrebbe da dire) su quali mirabolanti misure-shock servirebbero al nascente Governo Renzi per “far dimenticare” il suo peccato originale. Ma il “todo modo” aiuta anche a spiegare un’altra novità, intervenuta nelle ultime ore, e rimbalzata dalle pagine del sublime Elefantino a quelle, all’apparenza più morigerate, del nostro amato Landino. E cioè l’ipotesi di un governo monocolore non contrattato su cui chiedere la fiducia in Parlamento a chi ci sta, in mancanza della quale si sia pronti a farsi da parte e a lasciare (finalmente) la parola agli elettori. Dati per certo (?) benedicenti la buonanima di Leopoldo Elia da lassù, e il tuttora vegeto Barbapapà da quaggiù, non ci sarebbe altro da dichiarare  quanto a evoluzione - dalla vocazione elettorale/maggioritaria da sempre evocata come necessaria condizione, di sfondamento in campo elettorale avverso e di moralizzazione e trasparenza ex-ante del mandato di fronte (e dai) cittadini, nonchè a fini di deterrenza per la realizzazione di un vigoroso riformismo di governo - alla più spregiudicata pratica di trasformismo parlamentare: chapeau! Ma poiché al militante Santo Ignazio per molti versi preferiamo il cattolico-liberale Manzoni, sappiamo anche che il buon Dio sa scrivere diritto anche sulle righe storte, e dunque ci auguriamo (con buona pace dei cultori dell’”agonismo maggioritario” i quali forse dovranno ancora pazientare per l’avvento del Sol dell’Avvenire), che il buon Matteo, superati con successo i faticosi quanto inevitabili negoziati della democrazia parlamentare (Presidente Napolitano, su tutti e ancora una volta benedicente), la sfanghi in ogni caso. E non tanto per se stesso e i suoi smartosi, e smaniosi, “fans”, quanto, stavolta, per la salvezza di un assai malridotto popolo intero.

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