Statalisti e libertari
Lo sbandamento della sinistra europea è notevole. In scala quello del PD sembra ancor più forte. E non parlo di questioni legate all’attualità politica, già fonte di enormi incertezze, quanto di qualcosa che ha a che fare con il codice genetico del partito e della sua proposta. In questi giorni il centro studi del PD ha diffuso un documento di riflessione sulla questione della laicità e dei diritti individuali. Si tratta, in particolare, di un lungo e articolato contributo di Stefano Rodotà nel quale si sviluppa un tentativo di legare organicamente laicità, autodeterminazione della persona e diritto. L’operazione è naturalmente condotta con grande coerenza intellettuale. Il punto è: il PD pensa di proporre quella di Rodotà come la sua linea? La mia impressione è che l’attuale leadership stia spostando il PD su un altro binario rispetto a quello nel quale era stato collocato al momento della sua fondazione. E lo stia facendo rovinosamente deragliare. Rendendolo ostaggio di un micidiale mix fatto di statalismo economico e libertarismo individualistico. Tanto era aperta e coerente l’impostazione iniziale -Â assumere le conseguenze politiche di una società poliarchica ad alta differenziazione funzionale dentro un’etica della responsabilità -Â tanto è radicale e minoritaria la sua evoluzione. Che si tratti di un’operazione intellettuale radicale e minoritaria lo dimostra la navigazione risoluta e coerente che molti leader politici innovativi e vincenti, da Cameron a Obama, hanno imposto ai loro partiti. In un momento nel quale il perfezionismo liberale, con sconfinamenti neo paternalistici, di Obama e il neo-comunitarismo di Cameron, solidamente piantato su radici liberali, tentano una risposta per un verso alle derive neo statalistiche e per l’altro ai problemi della broken society, il PD pensa di cavarsela con una sorta di veterolibertarismo? Pensa di riproporre un’ideologia della laicità che tenta di impossessarsi dello spazio pubblico senza accorgersi che lo strumento con il quale ha nel passato condotto questa operazione, lo stato, in quelle forme non esiste più? Pensa che l’autodeterminazione come progetto di vita, in quanto pura forma della volontà individuale, debba costituire il pilastro di una proposta politica? Aspirando ad una versione areligiosa di quella reformatio del corpo sociale che Dossetti pensava essere funzione dello stato? Ancora la miscela di azionismo e socialdemocrazia (e dossettismo) che zavorra la sinistra di governo in Italia? Su questa strada il distacco dall’opinione pubblica non potrà che crescere. Come cresceranno le sconfitte elettorali.
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