Riformare la costituzione: Roma batte Bologna 2 a 0

Come ogni domenica sera è buona norma commentare i risultati. Il big match della giornata si è svolto su due tempi: sabato (a Roma) per la riforma della costituzione, a domenica (a Bologna) per la conservazione della costituzione. Una cosa appare certa: Roma vince se non altro per la limpidezza dell’analisi e dei contenuti. Al netto di ogni altra considerazione pur rilevante, i mali del paese dipendono anche dallo scarso rendimento decisionale e dal confuso meccanismo di responsabilizzazione del suo sistema politico. Buona parte di questi difetti dipendono dalla forma di governo definita dalla costituzione e attuata attraverso i rami del rapporto tra governo e parlamento. Al netto di ogni interesse partigiano, riformare la seconda parte della costituzione serve a tutti, a chi governa, a chi sta all’opposizione, all’elettorato. Serve a individuare con più nitidezza le responsabilità politiche e a uscire, in condizioni più avanzate, dal groviglio delle grandi intese senza alternativa. Idealmente in compagnia di tanti costituenti, da Mortati a Calamandrei, persino Dossetti l’aveva capito, Roma ha detto che il garantismo eccessivo della forma di governo poteva andare bene per il 1948 non certo per il 2013. Tra le soluzioni possibili quella francese (all inclusive, semipresidenzialismo e legge elettorale a doppio turno di collegio) può essere importata con le maggiori probabilità di successo. Bologna al contrario ha parlato linguaggi confusi e contraddittori. Per questo ha perso il match. Confusi perché attraversati da una logica partigiana. Chi giocava a Bologna? I conservatori della costituzione? Un nuovo patto radical sindacale? Gli eredi dell’intransigentismo azionista? I difensori dell’ortodossia dossettiana? Contraddittori perché non si possono denunciare i rischi delle larghe intese e, allo stesso tempo, demonizzare una riforma costituzionale alla francese che quelle larghe intese renderebbe praticamente impossibili. Non si può creare allarme sul rischio di vedere incrementare la corruzione attraverso il semipresidenzialismo e dimenticare che la corruzione è esattamente il frutto anche dell’istituzionalizzazione quasi assemblearista della nostra forma di governo, una specie di assolutismo parlamentare. Non si possono definire le proprie proposte come manutenzione della costituzione ed etichettare quelle degli altri come manipolazione. Roma ha uno schema di gioco. Può non piacere ma è quello. Bologna non ha deciso come giocare, gli schemi si affollano, e i giocatori si ritrovano in campo per giocare partite diverse. Per questo Roma riforma e Bologna conserva. Roma batte Bologna 2 a 0.  

Condividi Post

Commenti (0)