Ricordando Don Pietro Gianneschi. Lucca| 15.11.2024

S. Messa del Funerale di don Pietro Gianneschi

 

Intervento di Ilaria Vietina

 

 

 

Abbiamo conosciuto don Pietro, abbiamo camminato con lui. vogliamo condividere

con voi la profondità di questa esperienza, vorremmo che fosse ricordato per quello

che è stato per noi.

 

Don Pietro è stato il nostro assistente della Fuci, lo è stato per varie generazioni, e poi

per noi è stato per sempre il nostro riferimento. E’ stato per noi sempre testimone!

La sua parola, la sua persona sono state a testimonianza di una fede profonda, semplice

nel sentimento, ricca nel pensiero, alimentata da una spiritualità immediata e trasparente, alimentata da una teologia radicata, colta, avvertita, mai ingenua, sempre pronta a mettersi alla prova nel dialogo con le dinamiche culturali.

Incuriosito, attento e pronto, ha ascoltato e condiviso la vita ecclesiale e i cambiamenti che hanno attraversato la società.

Non ha mai eretto steccati, ha aperto le porte, ha accolto chi era in ricerca, gli assetati, gli indecisi, i dubbiosi, gli increduli.

Mai stanco nel sollecitare a consolidare la fede senza trascurare le domande, a moltiplicare la preghiera senza nascondere l’aridità, a praticare l’accoglienza senza condannare le incertezze.

Accogliente nel colloquio personale, comprensivo di fronte alle debolezze, incoraggiante nei percorsi individuali, capace di un apprezzamento senza condizione che hanno donato forza nei momenti di difficoltà.

 

Caloroso nell'amicizia, forte nell’abbraccio, scherzoso nel cogliere le singolarità di ciascuno e rispettoso delle debolezze, fedele nella preghiera, instancabile.

Lo abbiamo visto sempre obbediente alla chiesa: appassionato nel seguire Enrico Bartoletti il “vescovo”, partecipe alla vita ecclesiale quando era a Roma, docile nel ritornare alla Chiesa di Lucca, coraggioso nell’assumersi le responsabilità, rispettoso delle decisioni dei suoi vescovi, sofferente ma sempre obbediente in ogni passaggio. Sempre animato e vivace nel colloquio con i confratelli, capace di coniugare l’onestà del pensiero anche nelle posizioni discordi e la fraternità nella relazione.

 

Lo abbiamo visto appassionato studioso, costruire una biblioteca esemplare per ampiezza, varietà dei temi, opzioni intellettuali e insieme condividere i suoi libri con generosità consigliare le letture con sapienza, appassionare ai temi difficili e sfidanti, raccogliere ogni sollecitazione culturale.

In lui abbiamo conosciuto lo spirito conciliare, ammirato i padri conciliari, sperato d realizzare il Concilio, sofferto per le incomprensioni, per le ambiguità, per i ritardi, per gli ostacoli frapposti allo spirito conciliare.

Lo abbiamo sentito sempre attento ai deboli, agli ammalati, ha attraversato il mistero della sofferenza senza esprimere il giudizio sui limiti dell’esistenza umana ma condividendo l’esperienza del limite come apertura.

Sempre esigente verso i laici per la vita spirituale e per l’impegno sociale e politico, non trascurava di richiamare alla responsabilità.

Mite verso le persone, combattivo verso le idee errate.

Ci ha guidato, ci ha accompagnato, lo abbiamo sentito sempre vicino, abbiamo sentito che in tutti questi anni ha voluto tanto bene a ciascuno di noi individualmente ma soprattutto ci ha amati come gruppo, donandoci il suo tempo, sostenendo e alimentando la nostra amicizia, stimolando le occasioni di autentico confronto e di appassionata ricerca con una

eccezionale fiducia in tutti noi; il sorriso buono e l’abbraccio forte hanno accompagnato la nostra adolescenza, la giovinezza, la maturità.

Don Pietro non è stato solo nostro, non lo abbiamo sentito solo per noi è stato un riferimento per tutti, anche per chi lo ha conosciuto solo in incontri rari tutti coloro che lo hanno conosciuto ci dicono che lo hanno sentito “sempre presente a sostenerci nella nostra ricerca di cristiani e persone.”

Vogliamo raccogliere il pensiero di chi lo ha frequentato negli incontri nazionali della Fuci:

 

“Il volto di don Pietro riempiva il cuore di dolcezza, esprimeva la bontà del cuore e la

sapienza della mente, il suo è il volto dei miti che erediteranno la terra.

Il suo volto è in noi e non ci lascia più, perché la terra è in lui e non l’abbandona a sé stessa. La custodisce, la offre e la conserva per tutti coloro che verranno.

Continuerà a volerci bene, sorridendo come sapeva fare lui, paterno senza paternalismo e autorevole senza autoritarismo.

E in lui, nel pensare a lui, nel sentire lui, sentiamo che il cielo per tutte e tutti noi è più vicino”

 

Don Pietro ci ha insegnato ad amare Sant'Agostino e per questo noi come lui ripetiamo:

"non ti chiediamo perché ce l’hai tolto, ti ringraziamo perché ce l’hai dato”.

Vogliamo ringraziare il signore perché ci ha donato la grazia di un lungo e profondo percorso insieme a don Pietro. Da lui ci siamo sentiti compresi, accolti, accompagnati con generosità e sapienza. Da lui abbiamo imparato ad accogliere, a comprendere, a camminare insieme. Ci ha fatto vivere il concilio, ci ha fatto amare la Chiesa, ci ha fatto sentire il calore della comunità dei credenti, accogliendo anche i non credenti.

Preghiamo perché noi tutte e tutti, le nostre comunità, la Chiesa tutta, sappia vivere il concilio come lui ha fatto e come ci ha indicato

Preghiamo



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In ricordo di don Pietro, 15.11.2024.

Introduzione di Beatrice Milianti

 

 

Grazie a tutti voi

Grazie per la presenza e il sostegno nell’organizzare questo incontro a don Lucio e a Don Piero e   a tutte le persone che hanno collaborato e un grazie speciale a Mons Severino Dianich per avere accolto il nostro invito. Sicuramente dimenticherò molte persone presenti ma la presenza di Don Antonello Piras dalla Sardegna, Don Antonio Tigli, don Gianfranco Lazzareschi, così come la presenza dei familiari di Don Pietro e di tutti voi, qui così numerosi, ci riempie l’animo di gratitudine e di gioia.

 

Ci accompagna in questo incontro la preghiera e il saluto dell’arcivescovo Paolo che non può essere presente perché impegnato nell’assemblea sinodale. Con lui c'è anche Mons Alberto Brugioni che voleva essere con noi.

L’arcivescovo ha celebrato una Messa in ricordo di Don Pietro questa mattina alle 8 nella Parrocchia di San Vito. Anche nelle Messe della domenica, da domani sera alle 18 e poi alle 9 e alle 11 nella chiesa di San Vito, in tutte le celebrazioni parrocchiali verrà ricordato Don Pietro; così come nella Chiesa di Capezzano.

 

Don Pietro è stata una presenza molto significativa nella vita di tantissime persone e sentiamo la responsabilità di ricordarlo con le parole giuste consapevoli del limite che avranno nel tradurre la complessità del nostro sentire ma anche fiduciosi che, al di là delle parole imperfette e incomplete, sia comunque possibile trasmettere e veicolare i vissuti, le emozioni e i sentimenti che ne sono all’origine e che ci fanno essere qui oggi.

Abbiamo sentito il desiderio di ricordare il nostro caro Don Pietro ad anno dalla sua morte o meglio come lui avrebbe tanto amato che dicessimo con le parole di S Agostino al raggiungimento della Patria celeste.

“Noi cantiamo quaggiù le lodi di Dio come un giorno le canteremo in cielo, Ma quaggiù noi cantiamo trepidanti, in cielo canteremo sicuri: come possessori della vita eterna quaggiù nella speranza lassù nella realtà quaggiù nell'esilio lassù nella patria”.

Con questa speranza e questa fiducia vogliamo ricordarlo e accettare anche i limiti delle nostre parole.

 

Questa iniziativa per ricordare Don Pietro è nata da un piccolo gruppo di amici che hanno incontrato Don Pietro nella esperienza della FUCI, a Lucca a cavallo tra gli anni 70 e 80. Anche dopo la fine di questa esperienza, soprattutto grazie a Don Pietro, abbiamo continuato a incontrarci, a coltivare un legame di amicizia e a condividere un cammino di ricerca e di fede. Don Pietro ci ha accompagnato con affetto di fratello e di padre con cura, interesse e attenzione; lo ha fatto con ognuno ma soprattutto lo ha fatto con il nostro gruppo favorendo legami di amicizia e di comunione tra noi , perché sapeva, e ce lo ha insegnato, quanto sia importante nel percorso umano, spirituale ed ecclesiale non procedere da soli ma camminare insieme.

Ha avuto interesse e cura e talora anche apprensione di padre per i nostri percorsi di studio e professionali con una presenza attenta e costante alle gioie e alle fatiche e ai dolori delle nostre storie personali. È davvero1straordinario ricordare quanta curiosità e interesse mostrava per i nostri studi, le nostre letture e poi per il nostro lavoro e per il modo con cui riuscivamo ad integrare i vari aspetti della nostra vita ed a collegarli con la nostra ricerca ed esperienza di fede.

 

Don Pietro non è stato solo nostro, non lo abbiamo sentito solo nostro, è stato un riferimento per tantissime persone e gruppi, che in momenti e in contesti diversi lo hanno incontrato e ci dicono che lo hanno sentito sempre presente nel cammino della loro esperienza umana e di ricerca cristiana.

Per questo non volevamo e potevamo ricordarlo solo tra di noi ma volevamo farlo anche insieme alle tante persone che, nei vari contesti in cui Don Pietro ha operato e testimoniato la sua fede, lo hanno conosciuto e amato.

Solo a titolo di esempio ricordiamo la sua esperienza di Vicario Generale, l’impegno nell’Azione cattolica e nella Fuci, e poi la sua attività di pastore nelle comunità parrocchiali di San Paolino a Viareggio e poi di San Vito a Lucca; poi ancora il gruppo dei Giuristi Cattolici, il Centro di Cultura dell’Università Cattolica, il Consultorio di ispirazione cristiana e, prima ancora, la sua esperienza giovanile a Roma con il suo Vescovo Bartoletti, l’attività con i giovani universitari della Cattolica… E poi i suoi scritti, i suoi articoli sui giornali sempre animati dal desiderio così radicato in lui di condividere e non tenere per sé il dono prezioso della fede e di sostenere il percorso della sua Chiesa di Lucca.

 

Per capire come fare ci siamo confrontati con un sacerdote e amico a lui molto vicino e caro, Don Marcello Brunini, che con lui ha condiviso il legame così importante con il vescovo Bartoletti. Ci siamo insieme resi conto, che in un solo incontro non potevamo riuscire a ricordare e valorizzare tutto l'operato di Don Pietro nella Chiesa di Lucca, nei tanti gruppi di laici promossi e seguiti con passione e generosità e ancora la sua produzione di scritti, le sue omelie e poi le riflessioni custodite nelle sue preziose agende.

Potevamo solo iniziare, partire insieme e ascoltare…e ascoltarci, ascoltare quello che ognuno attraverso la sua testimonianza portava e proponeva. Per questo, dopo l’intervento di Don Dianich abbiamo pensato di ascoltare le testimonianze e le proposte di chi, vivendo l'incontro con Don Pietro in fasi diverse della sua vita e in luoghi e contesti diversi, è stato guidato, arricchito e contagiato dalla sua sensibilità, dal suo amore talora faticoso ma

sempre fedele per la Chiesa, guidato e arricchito dalla sua fede profonda. Una fede trasmessa con entusiasmo e vitalità anche grazie alla sua capacità di porsi in relazione con l’altro sempre in modo intimo e autentico.

Siamo consapevoli e sentiamo che una parte di tutto questo vive ancora in tutti noi e per questo sentiamo Don Pietro sempre presente e in mezzo a noi. Specialmente ora qui tutti insieme, con la piccola parte di Don Pietro che ognuno porta con sé e potrà condividere.

Quindi oggi ci incontriamo qui per lui e grazie a lui.  un altro dono che ci fa. Un dono cui vorremmo rispondere in modo fecondo e quindi ricordalo e ascoltarci, ma soprattutto pensare a come, nel ricordo di Don Pietro, possiamo continuare a camminare insieme in questa Chiesa di Lucca.

È questa la Chiesa che Don Pietro ci ha aiutato ad amare e in lui abbiamo conosciuto lo spirito conciliare, ammirato i padri conciliari, ci siamo sentiti valorizzati come laici ; con lui abbiamo sofferto per le incomprensioni, per le ambiguità, per i ritardi, per gli ostacoli frapposti allo spirito conciliare.

Mons. Franceschi nella prefazione di uno dei primi testi di Don Pietro definiva quella di Don Pietro una riflessione intima e personale sui contenuti del Concilio e sull'esperienza di Chiesa. Giovanissimo subito dopo il Concilio Don Pietro scriveva è necessario “riscoprire un cristianesimo che sia vera partecipazione della vita divina in noi e cogliere la sua dimensione interiore come il Concilio ci ha insegnato”.

Grazie a lui abbiamo conosciuto una fede che cercava il superamento delle pratiche del rito esteriori per la ricerca di una più vitale comunione con Dio. Ma questo entusiasmo e passione per il Concilio e per il rinnovamento della Chiesa, per il riconoscimento del

ruolo dei laici e del popolo di Dio non erano ingenui e si accompagnavano alla lucida consapevolezza delle difficoltà di questo percorso. Già nel ‘68 Don Pietro scriveva un breve articolo sul “Il duro cammino del post-concilio” evidenziano ostacoli, resistenze e fatiche nel cammino della Chiesa.

 

Ed è proprio per riprendere questa tensione di Don Pietro verso la piena attuazione dei contenuti conciliari e per rendere fecondo questo ricordo abbiamo pensato di farci sostenere da un grande testimone Mons Severino Dianich, che ci aiuterà a collocare l’attuale stagione sinodale nel quadro del cammino percorso dalla Chiesa nell’arco del post-concilio. Abbiamo chiesto a don Severino di accompagnarci in un percorso di riflessione dal Concilio alla Chiesa Sinodale e di illuminarci su questa nuova stagione della Chiesa.

Rispetto a questa nuova stagione sentiamo la responsabilità cui siamo tutti chiamati; una responsabilità già vissuta e da rinnovare in condivisione con gruppi e associazioni tradizionali - di cui abbiamo fatto parte in vario modo- FUCI e AC – ma anche insieme a gruppi nuovi che abbiamo avuto modo di conoscere – ad es gli amici di Boccata d’aria che sono qui oggi. Con tutte queste realtà, con cui condividiamo speranze e timori, speriamo di

iniziare un percorso di riflessione condivisa.

Grazie Mons S Dianich che ci accompagnerà oggi in questo pomeriggio.

Don Pietro ci aveva tanto parlato di Mons. Severino Dianich come testimone del concilio. Lo sentiamo particolarmente vicino per vari motivi: è stato assistente della Fuci di Pisa, e successivamente la sua riflessione e i suoi lavori hanno accompagnato il percorso dei fucini a livello nazionale e recentemente anche degli Ex fucini negli incontri del Landino che si tengono ogni anno a Camaldoli.

 

Mons Severino Dianich è un teologo e studioso di fama internazionale.

Nato a Fiume, esule nel novembre 1948 a soli 14 anni, iniziò i suoi studi liceali nel Seminario Arcivescovile di Pisa poi proseguiti presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

È stato tra i fondatori dell'ATI, Associazione Teologica Italiana, di cui è stato presidente dal 1989 al 1995.

Docente nelle Facoltà Teologiche della Pontificia Università Gregoriana e di Palermo e docente di Ecclesiologia alla Facoltà di Teologia di Firenze, Vicario Episcopale per la pastorale della cultura e delle università della diocesi di Pisa, nonché direttore spirituale del seminario arcivescovile. È autore di circa 170 lavori, tra cui molti libri alcuni dei quali tradotti anche in altre lingue.

Nonostante tutti questi impegni Mons Severino Dianich è sempre stato generosamente disponibile per innumerevoli incontri con le comunità locali, con tanti gruppi e associazioni che lo interpellavano, alimentando e sostenendo il loro cammino. La sua presenza qui oggi è una ulteriore conferma di questa generosa disponibilità

Grazie, davvero grazie.


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In ricordo di don Pietro, 15.11.2024. Don Pietro e l’importanza dell’approccio culturale- la FUCI fine anni ‘70.

 

(Gino e Patrizia hanno portato la testimonianza sulla FUCI di fine anni ‘70 a nome anche degli altri organizzatori ex Fucini)

 

Come don Severino ha accompagnato la FUCI di Pisa negli anni 60 e poi la FUCI nazionale divenendo un importante riferimento teologico per i fucini, don Pietro è stato il riferimento della FUCI di Lucca e per noi dalla fine degli anni 70.

 

Nel 1978 a Lucca si costituì un gruppo formato da studenti universitari FUORI SEDE che sfociò nell’esperienza della FUCI ma che trovò il suo primo motivo di essere, di aggregazione e di specificità nell’essere universitari in cerca di una coscienza critica, di un senso e di una capacità di valutazione della realtà che permettesse di vivere nei rispettivi ambienti universitari e di vita con una consapevolezza seria e responsabile. Anche don Pietro faceva parte di questo gruppo iniziale come uno del gruppo, da sottolineare come si poneva: come uno del gruppo.

 

Riprendendo i fogli di allora colpisce come nell’elenco delle firme delle lettere del gruppo don Pietro si collocasse proprio tra gli altri nomi.

 

Riprendendo proprio la prima convocazione per l’avvio di questo gruppo, l’attività proposta si articolava in : letteralmente dalla proposta del 25 agosto 1978

 

- “Lavoro culturale: razionalizzazione dei fenomeni che ci circondano, individuazione dei nodi problematici e relative cause , individuazione dei rapporti con la proposta teologica

- Cammino di ricerca religiosa, che veda momenti di esperienze di fede nell’ascolto della Parola, in celebrazioni liturgiche. Il cammino di esperienza religiosa che intendiamo proporre passa attraverso momenti di vita comunitaria dove il “coabitare” sia un “coabitare religioso” perchè caratterizzato dalla comune volontà di fare assieme questa ricerca

- In questo cammino ci sarà a fianco un sacerdote, don Pietro. La sua presenza è a nostro avviso un momento imprescindibile della ricerca religiosa poiché la sua esperienza di radicale sequela di Cristo è un momento concreto ed esistenziale di confronto e verifica.”

 

Indipendentemente dalle convinzioni culturali e religiose il nostro fare insieme era fondato sul nostro essere in ricerca insieme. Don Pietro sostenne insieme a noi questa impostazione.

Molti del gruppo poi aderirono alla FUCI e don Pietro divenne l’assistente del gruppo FUCI dal 1978. L’adesione o meno alla FUCI non fu mai una discriminante per la partecipazione al gruppo e don Pietro in questo mostrò e offrì a tutte e tutti le sue capacità di accoglienza, di rispetto, di condivisione, di valorizzazione delle differenze.

Per tutti noi don Pietro è stato un compagno di strada in un periodo storico molto difficile per l’Italia e anche per il mondo universitario. Questo gruppo di universitari che avevano iniziato questo cammino insieme avvertì fin da subito l’incapacità di leggere le linee culturali, filosofiche che sorreggevano non solo l’impianto dell’università ma la società italiana stessa. Le domande che ci ponevamo erano:

 

“Quale concezione si ha dell’uomo nel nostro tempo? Quali modelli emergono? Quali matrici filosofiche vi stanno a monte? “

Queste domande vennero affrontate nel Corso seminariale offerto alla città nel 1979

“L’uomo nella cultura contemporanea” dal gruppo FUCI insieme al Centro di Cultura dell’Università Cattolica di Lucca, (con la partecipazione di vari famosi docenti universitari, Lotz, Mancini I, Mancini S., Margaritti, Pieretti, Totaro)

 

L’anno successivo la riflessione si focalizzò su altri argomenti ancora molto cari anche a don Pietro e fu organizzato, sempre insieme al Centro di Cultura dell’Univ Cattolica, il corso seminariale su “Psicanalisi e Religione”

 

La ricerca culturale permetteva a questo gruppo di universitari composito con il supporto di don Pietro il confronto e l’ascolto reciproco nel rispetto dei vari diversi convincimenti.

Questa impostazione di confronto e ascolto reciproco è stata ancor più fondamentale nel cammino di ricerca religiosa. In un testo del 1980: “All’interno del gruppo viene offerta a tutti coloro che lo desiderano la possibilità di un’esperienza di fede che sia sempre da una parte razionalmente e culturalmente fondata, dall’altra aperta ad un confronto in cui venga compromessa l’esistenza di ciascuno di noi. Questo cammino si deve caratterizzare per la sua costanza e d’altra parte non fa che riaffermare l’importanza di una tensione e di una ricerca in cui tentare di unificare in un progetto personale di vita i molteplici problemi che avvertiamo”

 

Il luogo di confronto e ascolto reciproco si attuava quindi nelle giornate di ricerca religiosa durante le quali ci era richiesta la fatica di guardare dentro di noi, di comunicare agli altri le ns esperienze e di ascoltare per partecipare alla vita di ciascuno.

 

Grande momento di accoglienza, apertura, rispetto da parte di don Pietro. Come indicava il Vescovo questa mattina nella Messa “Gesù ci viene incontro nella carne, nella concretezza, nell’altro” e don Pietro ci veniva incontro in questo modo anche nelle piccole cose. Anche nella formulazione dei programmi delle giornate di ricerca religiosa del composito gruppo FUCI ad esempio riportava: Celebrazione S.Messa (partecipazione facoltativa). in modo tale che chi nel gruppo non aveva fatto una scelta di fede si sentisse a “casa” in queste giornate. Anche in questo don Pietro dava valore alle differenze.

 

Lascio la parola a Gino con le parole di don Pietro nel suo libro scritto nella prima epoca post conciliare nel 1968: nella preghiera “ho paura a chiedere questa apertura, questa disponibilità, questa tensione verso un rinnovamento continuo: eppure se cesso di chiedere a Dio questa grazia, vuol dire che smetto di essere cristiano” (pag. 154)

 

 

Dopo la FUCI

 

Negli anni dal 85 al 90 D. Pietro era impegnato ai massimi livelli in diocesi e molti amici del gruppo FUCI stavano iniziando la vita adulta. Le occasioni di incontro si diradarono ma mai è mancata l’amicizia e le occasioni di vicinanza.

 

Don Pietro volle però riproporci incontri più strutturati: Incontri tra adulti che volevano ancora approfondire il significato di quanto la vita faceva loro incontrare, e affrontare le domande fondamentali con gli strumenti che avevamo condiviso anni prima. Le esperienze familiari, di studio e professionali che stavamo vivendo sarebbero state lo sfondo con cui confrontare tematiche altre, culturali o di fede.

I luoghi di incontro sono state le case di Don Pietro nelle sue parrocchie, San Paolino a Viareggio - San Vito a Lucca ma anche la Casa diocesana di Arliano, i conventi delle suore Oblate Mater Orphanorum di Villa Volpi e delle suore dorotee di Vorno: sempre potevamo gustare il calore di amicizia che Don Pietro viveva in queste case di comunità. Non di rado ci trovavamo anch nelle nostre case dove, fino a quando lecito, abbiamo anche celebrato la S. Messa.

 

Con grande affetto e amicizia Don Pietro continuava a invitarci a tenere assieme fede e vita, nel ricordo vivo di Bartoletti, carico di amore e di suggerimenti di fede operante.

 

Negli anni abbiamo potuto ammirare sempre più la sua personale testimonianza: la sua capacità di accoglienza, la sua anche sofferta obbedienza alla chiesa, la sua ansia di adesione al Signore che cercava di trasmetterci, la vicinanza alle persone sofferenti, la sua capacità di entrare in contatto con le comunità che serviva; la sua sobrietà personale come scelta di povertà. Questi sono i  doni ardenti che ci lascia.

 

Cosa accadeva negli incontri? Intendevamo continuare con i due assi sperimentati, illustrati più sopra:

 

la ricerca culturale: per aiutarci reciprocamente a capire meglio il meccanismo in cui eravamo calati nei vari mondi del lavoro per condividere difficoltà e analizzarle. In questo lavoro Don Pietro si poneva sempre come uno tra noi altri, testimoniando cosa significa essere esistenzialmente in ricerca.

 

Provando a riflettere su tematiche come scienza e fede, l’introduzione degli ogm, economia, genetica, genere ed espressioni sessuali, il rapporto con l’Islam, mettevamo in comune letture, a volte film o altro. Se talvolta lo studio di testi non era stato completato c’era il forte impegno a inserire nella riflessione aspetti personali sui temi che erano legati anche ai nostri vari ambiti di impegno, di lavoro, sociale, amicale, condividendo sinceramente i nostri percorsi vitali.

la ricerca religiosa: abbiamo continuato ad essere un gruppo “composito”, con esperienze di appartenenza ecclesiale molto diverse, ma che attraverso l’attenzione all’altro e l’attenzione a linguaggi inclusivi voleva mettere a comune i percorsi anche intimi che portano a dirsi credenti o meno.

 

I grandi momenti dell’anno liturgico erano l’occasione di incontro, alcuni titoli degli incontri e dei “fogli” che si accompagnavano negli incontri:

 

● In Cristo Gesù morto e risorto il significato della vita umana

● Riflessioni sulla speranza

● Il desiderio della contemplazione di Dio - Prologo di Giovanni nella nostra vita

● In cammino con i discepoli di Emmaus

● Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

 

Il confronto sui testi biblici e di padri della chiesa (il Prologo di Giovanni, Sant’Agostino) era la proposta forte che Don Pietro ci faceva.

 

Lui, uomo di grande cultura teologica, professore in seminario, responsabile ecclesiale a livello diocesano, parlava a noi (come agli altri), semplicemente. Abbiamo sempre percepito il grande rispetto per il percorso di ciascuno. con passione di testimone ci spingeva a dire e delle nostre parole coglieva il senso di intima ricerca, lo evidenziava, lo rafforzava.

 

A noi ha continuato ad indicare le grandi domande di senso (quelle degli anni della FUCI) come strada per una più piena adesione alla fede ma anche al proprio essere e alla capacità di servire gli altri. Come sa chi lo ha incontrato nell’amicizia o ancor più nella direzione spirituale sapeva distillare le sue conoscenze e la sua sapienza nella sincerità del parlare con il cuore.

 

E lui affermava con semplicità che la sua ricerca innamorata del Signore era il motore per avvicinarsi alle persone; e noi lo vedevamo essere fratello e padre di chi si accostava a lui ed esserlo soprattutto nei momenti di dolore.

 

Nella introduzione al primo volume da lui curato sul vescovo Bartoletti dice queste parole:

 

“La grazia singolarissima fattami dal Signore di vivere con il “Vescovo” … per quasi 16 anni … non mi dispensa da due atteggiamenti che sento vibrare nel mio animo: lavorare e scrivere di lui è per me un'esperienza sofferta pure nel segno della “communio sanctorum”; ma altresì una “eucaristia”, un ringraziamento e una lode al Signore per il dono ricevuto.”

Anche in noi, pur poco affinati alle cose della fede, nasce forte il ringraziamento al Signore per il dono ricevuto di aver avuto vicino negli anni Don Pietro.

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