Recensione del libro 'Geografia dell'Italia Cattolica' - di Marco Rizzi dal Corsera del 25 agosto 2011

Abbiamo chiesto a Marco, che ringraziamo,  di poter pubblicare anche noi la sua recensione del libro 'Geografia dell'Italia cattolica' apparsa nell'edizione del 25 agosto u.s. del Corriere della Sera per poter mantenere aperti la riflessione e il dibattito su un tema che non ci é mai indifferente: la dimensione del cattolicesimo in Italia. * * * L'Italia è spaccata in due. Non sembrerebbe una novità, ma il punto di vista da cui lo mostra Roberto Cartocci (Geografia dell'Italia cattolica, Il Mulino, 180 pp. € 15) è sorprendente, dato che riguarda il rapporto tra italiani e chiesa cattolica, considerata, nel bene e nel male, un fattore di coesione nazionale. Cartocci misura il livello di secolarizzazione, intesa come allontanamento dalla pratica religiosa cattolica e da alcuni valori che orientano le scelte di vita. Cinque gli indicatori considerati: frequenza alla messa, numero dei matrimoni civili, quello dei figli nati fuori del matrimonio (indicativo delle coppie di fatto), rifiuto dell'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica, opzione a favore della chiesa cattolica nella destinazione dell'otto per mille. Tutti concorrono in maniera omogenea a indicare una frontiera Roma – Rieti – Ascoli, così che l'autore può concludere: “Cercavamo di disegnare la mappa dei valori cattolici e ci siamo imbattuti nella questione meridionale”. *** A nord di quel confine, pure la tradizionale area cattolica lombardo-veneta è divenuta, specie nelle aree metropolitane, più simile alle regioni maggiormente secolarizzate (Liguria, Emilia, Toscana) che a quelle meridionali. La ricerca offre molti spunti di riflessione. Anzitutto, rende improbabile qualsiasi tentativo di riorganizzare il sistema politico italiano intorno a un polo “cattolico”, caratterizzato cioè per la sua adesione a principi e valori direttamente legati alla chiesa cattolica; difficilmente questi risulterebbero elemento significativo di consenso nell'area settentrionale, anche nelle (ex) zone bianche. *** Cartocci rileva poi che alla secolarizzazione si accompagna un processo opposto, per la presenza di movimenti che rafforzerebbero il cattolicesimo italiano garantendo alla chiesa un peso politico decisivo. E' davvero così? La ricerca indica un'accelerazione della secolarizzazione a metà degli anni ottanta. Al Convegno di Loreto del 1986, la chiesa italiana spostò il baricentro dalle tradizionali associazioni a base parrocchiale (Azione Cattolica, Acli, Scout) ai nuovi movimenti (Comunione e liberazione, Sant'Egidio, tra gli altri). Si poneva fine ad un periodo di grande articolazione del cattolicesimo italiano, che, a prezzo di qualche conflitto, copriva un vasto spettro di sensibilità e, per la dimensione nazionale delle associazioni, l'intera penisola. I movimenti mostrano invece un radicamento geografico limitato, non  incidendo sulle particolarità della chiesa meridionale rilevate da Cartocci. Se da un lato si è creata l'impressione di forza del nucleo duro del cattolicesimo italiano, dall'altro la riduzione della sua articolazione interna ha portato all'accelerazione della secolarizzazione proprio nelle aree in cui più forte è la presenza dei movimenti (indicativo il caso di Cl e della Lombardia). Contrastare la secolarizzazione non è facile, probabilmente nemmeno possibile. E' legittimo chiedersi  se scelte diverse avrebbero attenuato la frattura denunciata da Cartocci. Marco Rizzi

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