Premesse e condizioni per una nuova maggioranza di governo, di Giorgio Armillei
A meno di un
organico ricongiungimento programmatico tra PD e M5s sempre in agguato, anche
se la componente liberale del PD sembra voler vigilare, la formazione di una
maggioranza istituzionale straordinaria, in una cornice visibilmente liberale
ed europeista, è ancora possibile. Ci sono però a mio avviso almeno due
premesse e alcune condizioni da rispettare.
Cominciamo
dalle premesse. La prima: il primo governo nazionalpopulista in uno stato
membro fondatore dell’Unione, nato sulla base delle indicazioni elettorali del
4 marzo 2018, è fallito non per i litigi, non per gli sgambetti, non per i
tradimenti. È fallito per l’inconsistenza e l’inefficacia delle sue politiche.
Quelle politiche vanno dunque congelate. Si forma per questo una maggioranza istituzionale,
dotata di obiettivi programmatici ben definiti – in particolare rispetto alle
politiche connesse alla governance economica dell’Unione - e negoziata con una
stretta regia del Quirinale, reggitore dello stato nelle fasi di crisi. La
seconda: si tratta di una maggioranza istituzionale che non sorvola ma
certifica il nuovo asse cruciale della politica nazionale ed europea, quello
tra liberali e sovranisti. Una maggioranza istituzionale costruita nella logica
europea Merkel Macron Van der Leyen.
E veniamo
alle condizioni, conseguenza delle premesse.
1. Le posizioni chiave della politica di
governo sul versante del rapporto con l’Unione europea (Economia, Esteri,
Politiche europee, proposta Commissario europeo) devono essere occupate da
persone di schietto orientamento atlantista e europeo, bollinate dal Quirinale
come e ancor più di quanto avvenne per le prime tre alla nascita del governo
Conte. Il quadro europeo non è un’appendice ma la ragione fondante della
maggioranza istituzionale.
2. L’esecutivo non può non segnare una significativa
discontinuità rispetto alla formazione che ha composto il governo uscente e non
può non garantire una rigida separazione tra politica e magistratura.
3. Il Ministro del lavoro e il Ministro
dello sviluppo economico debbono tornare distinti. Le regole per il lavoro e le
regole per lo sviluppo economico, a partire dalla cosiddetta politica
industriale, rispondono a due mestieri, in qualche circostanza anche sanamente
conflittuali.
4. Una rinnovata e diversa dal passato
intesa “nazarenica” con Forza Italia – da conseguirsi nelle forme che la
fantasia istituzionale del parlamentarismo proporzionalizzato consente – è
indispensabile per confermare il modello Van der Leyen.
5. Obiettivo economico della nuova maggioranza
è una legge di bilancio che sterilizzi gli errori di finanza pubblica del
governo gialloverde, nel quadro delle regole di governance economica
dell’Unione.
6. Obiettivo istituzionale della nuova maggioranza
è l’approvazione della riforma costituzionale relativa al numero dei componenti
del Parlamento, con l’avvio di un parallelo procedimento di revisione
costituzionale per correggerne gli squilibri relativi alla composizione del
Parlamento in seduta comune per l’elezione del Presidente della Repubblica e alle
maggioranze qualificate previste in diverse disposizioni costituzionali.
7. In relazione alle politiche
dell’immigrazione, vanno riportate nel quadro della legalità costituzionale,
sul piano del diritto interno, di quello europeo e di quello internazionale, le
disposizioni approvate dal governo gialloverde.
8. In un quadro di neutralizzazione
istituzionale, occorre posporre l’entrata in vigore delle disposizioni che
riguardano la prescrizione e sospendere le disposizioni sui mezzi investigativi
particolarmente lesivi dei diritti individuali di libertà.
Premesse e
condizioni possano contenere i rischi di una maggioranza istituzionale che
resta anomala e straordinaria. Ignorarle significa che a nascere al posto del
governo Salvini Di Maio sarà non una maggioranza istituzionale ma una
maggioranza neopopulista di sinistra.
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