Pietro Ichino sul referendum trivelle
NON SI PUò VOLERE LO SVILUPPO DEL SUD, L’ENERGIA PULITA, IL “CHILOMETRO ZERO”, E POI CRIMINALIZZARE L’ESTRAZIONE DI PETROLIO E GAS DAL NOSTRO STESSO SOTTOSUOLO Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 387, 5 aprile 2016 – è disponibile on line il testo dell’emendamento del Governo da cui è nata la questione politica oggi all’onore delle cronache – In argomento v. anche, più ampiamente, il mio articolo pubblicato su il Foglio dell’8 aprile, L’ideologia del “no” a tutto e i luoghi comuni su Tempa Rossa . tempa-rossaArchiviato lo scivolone della ministra dello Sviluppo troppo loquace con il proprio partner sulle questioni istituzionali, resta alto il polverone contro la ministra per i Rapporti col Parlamento, per l’emendamento oggetto delle conversazioni intempestive della sua ex-collega. Leggetelo, per favore. Dice soltanto questo: quando il Governo, nel rispetto della legge, abbia deciso di autorizzare l’estrazione di petrolio o gas da un determinato sito, al Governo stesso compete di autorizzare la costruzione delle infrastrutture necessarie per il trasporto del prodotto al luogo di stoccaggio e poi alla raffineria, superando gli eventuali veti delle amministrazioni locali. Certo, quando presentò quell’emendamento il Governo aveva in mente soprattutto lo sblocco dello stabilimento estrattivo di Tempa Rossa, in Basilicata, che era in attesa dal 1989. Ma questa stessa norma – di cui sono dotati tutti i Paesi dell’Occidente industrializzato – servirà in molti altri casi analoghi. Alla lunga lista dei “no” (all’atomo, al carbone, alle petroliere, ai rigassificatori, ecc.) di cui parlavamo due settimane fa non va dunque aggiunto solo quello dei “No-Triv”: ora c’è anche il “no” all’estrazione di petrolio e gas in terraferma. Strano Paese, il nostro. Gli stessi politici che contestano al Governo di non occuparsi abbastanza del Sud ora sono in prima fila nel rimproverargli di sbloccare, dopo oltre vent’anni di paralisi, l’avvio in Basilicata di uno stabilimento destinato a ridurre la nostra dipendenza energetica dall’estero e a dar vita a centinaia di posti di lavoro molto qualificato. Gli stessi che, in nome dell’ecologia, contestano praticamente tutte le altre forme di produzione di energia tranne la fotovoltaica, ora contestano un impianto capace di una produzione giornaliera, direttamente in casa nostra e secondo le tecnologie più moderne, di circa 50.000 barili di petrolio e 230.000 metri cubi di gas naturale, destinati a essere immessi direttamente nella nostra rete di oleodotti e gasdotti. Chi li capisce è bravo.
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