Non tutto il male viene per nuocere
Lo squinternato scissionismo di sinistra un risultato positivo indiretto e non voluto l’ha comunque prodotto. Mentre regna la confusione tra i fuoriusciti alle prese con la ricollocazione in un’area già sovraffollata, dentro il PD si delineano tre candidati che occupano le tre caselle nelle quali si va riposizionando la sinistra nelle democrazie avanzate. Renzi si conferma il candidato della sinistra liberale italiana, un orizzonte necessariamente variegato che mantiene il dna della vocazione maggioritaria pur in un presenza di un sistema elettorale che la disincentiva. Vocazione maggioritaria che è allo stesso tempo strategia per la competizione elettorale e contenuto della proposta di governo. Qui si gioca la frattura identità aperta / identità chiusa che va sostituendo o comunque affiancandosi a quella destra / sinistra. La sinistra liberale è quella più attrezzata per assumere questa frattura tra i punti di riferimento della propria azione. Il suo successo dipenderà da quanto si sarà in grado di riformulare la stagione di Blair e di Clinton (Bill) con il riformismo di governo cristianamente ispirato, quello di Sturzo e De Gasperi. E di renderli insieme capaci di costruire una nuova alleanza di cambiamento. Orlando è il candidato della socialdemocrazia, quella che ha scelto una strategia soft di modernizzazione della tradizione. E’ la sinistra che pur restando nell’ottica di governo non accetta la sentenza dahrendorfiana sulla fine del secolo socialdemocratico. Rappresenta una porzione di elettorato garantito che tuttavia si pone il problema della compatibilità generali e della ricerca di alleanze per dare una guida politica al paese. Cerca le soluzioni nel cestino di quelle scartate dalla rivoluzione liberale della globalizzazione e della tecnologia ma almeno cerca le soluzioni. Un po’ Corbyn e un po’ Sanders, un po’ Schultz e un po’ Mitterand prima maniera. Unionista anche se statalista. Emiliano è il candidato della sinistra populista, quella che in sostanza dice da sinistra – ma si tratta di un punto geografico che nessuna mappa può più certificare – le stesse cose che dicono Salvini e Meloni, Brunetta e Grillo, Trump e Farage. E’ la sinistra veterosovranista che ragione secondo l’etica delle convinzioni: e che convinzioni. E’ la sinistra fotografata dal voto contrario al trattato commerciale UE Canada. La competizione è la cura migliore, come sempre. Altro che scissioni.
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