Non basta comprare tempo, di Luciano Iannaccone

Riuscendo ad evitare per ora la procedura per infrazione delle regole di bilancio da parte della commissione europea il governo italiano ha “comprato tempo” (Marcello Messori) o “guadagnato tempo” (Guido Tabellini). Ma entrambigli autori, e con loro altri economisti, rilevano che non sarà facile usare bene il tempo residuo a disposizione, che durerà al massimo fino all’estate del 2019.

Dentro la manovra di bilancio tante sono le poste al limite dell’irrealtà, a partire dal punto di Pil da introitare con dismissioni pubbliche. Se le si vogliono autentiche, non finte. La crescita del Pil, che il trionfalismo del governo riteneva certa all’1,5% e addiritturapossibile fino al 2% (Paolo Savona), è stata alla fine ridimensionata all’1%, ma sarà influenzata dall’esito critico o negativo della seconda metà del 2018, condizionata  dai primi sgangherati passi del governo gialloverde. Da Di Maio con il decreto dignità a Salvini e Toninelli col solo aprire bocca. Dalla Tav al ritorno del clientelismo statalista con Alitalia è tutto uno sfiorire di speranze, che pesa sull’economia reale e sulbilancio pubblico.

Dei due obiettivi “bandiera”,quota 100 (fortunatamente molto meno della “abolizione dell’infame legge Fornero”) è finanziata incrinando la solidità del sistema pensionistico nazionale. Mentre l’oggetto misterioso che risponde al nome di “reddito dicittadinanza” viene di fatto finanziato con l’aumento della pressione fiscale, a cominciare da quella sulle imprese che sale di oltre sei miliardi. Altro che superamento dell’austerity, ci torniamo dentro alla grande dopo un quadriennio, spudoratamente denigrato da Conte al Senato, in cui il Pil era complessivamentesalito del 4,4%, l’occupazione di un milione e duecentomila unità e la pressione fiscale era scesa dal 43,8% al 41,8%. Arrivati Salvini e di Maio, chissà perché, la ripresa si è fermata, la recessione è minaccia concreta e le tasse aumentano attraverso mille rivoli.

Per questo la domanda decisiva è la seguente: come usare bene il tempo comprato? Prima che si evidenzino le discrepanze tra i numeri della manovra e la realtà, prima che la commissione europea sia costretta ad intervenire. Prima soprattutto che la congiuntura non positiva e i primi dati di consuntivo portino mercati e risparmiatori a scoprire che “le fondamenta dei bilanci pubblici italiani per il triennio2019-2021 sono di carta” (Marcello Messori). E allora il rally dello spread di questi mesi diventerebbe  un nostalgico ricordo.

Da questo governo dovremmo aspettarci assai poco, a meno di imprevedibili irruzioni di novità possibili ma improbabili. Anche perché per ora la sua stella polare non è la concretezza, ma l’immagine e la comunicazione: cioè la ricerca del consenso con false verità. Hanno messo in piedi una manovra di bilancio centrata non sui necessari investimenti pubblici e privati, che producono reddito ed occupazione, ma su una modesta ed ancora oggi vaga spesa corrente sbandierata come “la fine della povertà”. Alla fine sarà molto probabilmente un disastro. Ma intanto devono far come i furbi fornitori dei vestiti nuovi dell’Imperatore: continuare a recitare.

E gli elettori di Lega e 5Stelle? Qui il discorso è diverso. Salvini e Di Maio li hanno coinvolti e una svolta sembrava necessaria.  Ma le turbolenze in atto hanno rafforzato molti nell’idea che non si debba snobbare l’Europa, di cui sanno di aver bisogno come ci dicono i più recenti sondaggi. E anche le “sparate” di Salvini e Di Maio hanno dovuto tenerne conto. Se il futuro prossimo suscitasse paure per la grave incertezza economico-finanziaria e “desencanto”, perché le promesse governative si rivelassero di carta come i bilanci pubblici, allora il sommarsi di timore e delusione potrebbe agire anche con insospettata rapidità.

Ma questo ultima possibilità avrà forza e tempestività maggiore o minore a seconda dell’atteggiarsi di due altri attori in gioco. Il primo rappresenta gli elettori che oggi non voterebbero Lega o 5Stelle, che hanno un peso superiore al 40% ma ancora nettamente inferiore al 50% del corpo elettorale. Il secondo rappresenta i partiti ed i movimenti all’opposizione.

Possiamo contribuire tutti ad una dinamica di comunicazione e dialogo dell’elettorato oggi governativo, di quello contrario e dei partiti di opposizione (e anche di governo) sia tra loro che con la forza della realtà, potente nell’inviare messaggi che nessuna propaganda può tacitare. E’ in gioco il nostro futuro nazionale e democratico. Che concerne non solo la vita economica e sociale, ma anche pericolosissime tematiche care ai 5Stelle come stato di polizia, prescrizione, referendum popolari propositivi senza quorum ed esclusione di argomento: il  rifiuto della democrazia liberale.

Insomma: l’usar bene del tempo  comprato è compito e dovere di tutti noi, di ogni italiano, non esclusi naturalmente i governanti. E l’unico modo è il confronto con la realtà senza ritenercene depositari. Possiamo sperare che la luce dell’Avvenimento del Natale (Luca, 2: 8-14) raggiunga, dopo i pastori,  noi tutti, cittadini e governanti ? Per chiamarci anche ad essere più  saggi e più giusti (Tito, 2:11sg) ? Credo che possiamo.

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