La scissione di Renzi: una strada ri-aperta. Che anche altri possono intraprendere (da "il Foglio" del 20.09.2019)

Il punto non è la coerenza di Renzi. (Basta ricordare che fu lui a portare il Pd nel Partito Socialista Europeo.) Il punto non è la sua capacità di leader. (A volte più che un leader sembra una celebrity.) Il punto non è la sua abilità tattica. (È riuscito nell’impresa di dimezzare un consenso del 40% e a perdere un referendum già vinto.)

Il punto è che la sua scissione torna ad indicare politicamente una via ormai abbandonata da tutti, ridotta ad una ipotesi o ad un desiderio. L’uscita di Renzi dal Pd, invece, è tornata a dare realtà politica ad una possibilità. Il sovranismo ed il populismo della Lega di Salvini può essere combattuto senza allearsi ad un populismo e ad un sovranismo speculari. Salvini si può sfidare in modo diverso da quello del mix di grillismo, corbynismo, doroteismo e trasformismo. Salvini può essere preso di petto anche, ed altrimenti, da un fronte liberale. Altrove in Europa si sta tentando qualcosa del genere. In Italia il Pd non ci stava provando più.

Si dice: ma non era stato lui, insieme a Grillo, a far nascere il governo giallo-rosso? E allora? Peggio per chi ha abboccato alla finta di Renzi. La distinzione tra tattica e strategia, cui gli sdegnati con Renzi si appellano, non sta in piedi. Né per i cinici, per i quali tutto è tattica, né – all’opposto – per coloro per i quali ogni mezzo va valutato con lo stesso rigore con cui si valuterebbe un fine. Anche per questi, tutto è tattica. Semmai è vero che vi sono tattiche giuste e tattiche sbagliate, tattiche che generano più costi che benefici e tattiche che assicurano più benefici che costi.

Le mosse di Renzi in queste ultime settimane hanno costi alti, molto alti. (Quale tattica però non ne ha?) Renzi, per farsi spazio e spingere subito Zingaretti nell’angolo sinistrista verso cui aveva già orientato il suo Pd, ha slegato un mostro: la combinazione di doroteismo, sinistrismo – anche clericale – e trasformismo (il Conte bis). Questo mostro, però, non è una mera creatura di palazzo, come lo fu la maggioranza del governo Monti. A questo mostro corrisponde oggi in Italia molta società, molta cultura, molto potere e moltissimo sotto-potere. Una coalizione del genere, tanto per fare un esempio, in Umbria potrebbe rimettere in sella uomini e donne di una amministrazione “rossa” che ha fallito e tradito, che ha portato la regione in declino, derubandola e corrompendola, per spingerla infine rudemente lontano dal Centro-Nord e ben al di sotto della “linea della palma”. Renzi voleva un governo di qualche mese, è nato un governo di legislatura ed una maggioranza generalizzabile. Non basta, con questo mostro Renzi ha sottoscritto un patto che include persino un ritorno senza residui al proporzionale.

Ce la farà Renzi a rimettere in gabbia il mostro? Ce la farà a sganciarsi ed a sovvertire il patto per la proporzionale pura? Questo è il punto. Questa è la domanda che resta aperta. Qui si giudicherà se Renzi ha fatto male i conti un’altra volta oppure no. (Speriamo di no.)

Intanto, però, abbiamo due benefici. Salvini ha preso una bella botta (ma certo non ha finito il carburante!) ed è stata data realtà politica al fatto che verso di lui ed il suo sovranismo populista può essere lanciata una sfida non sovranista-populista-trasformista, ma una sfida liberale. Due benefici che forse potevano essere garantiti altrimenti e meglio (con le elezioni? … ma questa è ormai materia per gli storici), ma due benefici che sono di grande valore. Forse non sarà Renzi ad arrivare in fondo alla strada che ha (ri)aperto, ma intanto con la sua scissione l’ha (ri)aperta.

 

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