Dossetti Costituente, di Stefano Ceccanti

Dossetti costituente
di Stefano Ceccanti
Premessa: una triplice opzione
Quando affrontiamo queste personalità e questi temi dobbiamo fare una triplice opzione per non ridurci a semplici agiografie.
La prima è di porci, secondo una nota metafora, come nani sulle spalle dei giganti, consapevoli della differenza tra loro e noi, ma contemporaneamente liberi di valutare, anche in modo spregiudicato, i limiti, per certi versi inevitabili, di chi ci ha preceduto.
La seconda è che nessun pensatore, nessuna persona che agisce in un orizzonte storico concreto, è un blocco: possiamo discernere meglio ex post che cosa si è rivelato più fecondo e che cosa più transeunte o anche negativo.
La terza è di considerare bene il contesto collettivo e non solo individuale dell’azione condotta e le differenze con gli altri attori rilevanti, a cominciare da quelli più vicini, a cominciare in questo caso da De Gasperi che nel periodo considerato era leader della Democrazia Cristiana, Presidente del Consiglio e anche regista obiettivo, pur se discreto, degli stessi lavori della Costituente, nonché le differenze interne a quel composito partito e la necessità di alleanze.
Mi sembra che l’Autore che segue meglio queste tre opzioni sia Paolo Pombeni a cui rinvio per completezza
https://www.mulino.it/isbn/9788815241429?forcedLocale=it&fbrefresh=CAN_BE_ANYTHING
Nello specifico, sul periodo costituzionale, e l’intreccio De Gasperi Dossetti trovate qui dei testi utili di relazioni svolte alla fondazione De Gasperi di Trento, guidata da Giuseppe Tognon, da Elia e Castagnetti
https://www.degasperitn.it/it/progetti/lectio-degasperiana/lectio-degasperiana-2005
https://www.degasperitn.it/it/progetti/lectio-degasperiana/lectio-degasperiana-2013
Segnalo che più recentemente Tognon ha curato la pubblicazione di tutte queste lezioni tenute nell’arco di venti anni:
https://www.mulino.it/isbn/9788815390974
Piu’ nello specifico sul tema odierno si veda la documentazione di questo testo
https://www.amazon.it/Vaticano-Costituzione-Giovanni-Sale/dp/8816408219
e soprattutto l’intervista di Scoppola ed Elia e De Gasperi e Dossetti
https://books.google.it/books/about/A_colloquio_con_Dossetti_e_Lazzati.html?id=wEMWAQAAIAAJ&redir_esc=y
1. L’importanza di legare la Chiesa alla democrazia: Concordato e libertà religiosa
Emerge una esigenza di fondo dei costituenti dc di legare la Chiesa alla democrazia, Chiesa ancora legata alla scelta leoniana di indifferenza verso le forme di Stato (che aveva sganciato l’istituzione dall’idea di un legame indissolubile con l’Ancien Régime, ma che l’aveva portata anche a preferire Stati autoritari cattolici in grado di garantire privilegi a democrazie difficilmente prevedibili) e ancora prudentissima nell’aprire con molte riserve alla democrazia negli stessi radiomessaggi natalizi di Pio XII.
Questo porta De Gasperi e Dossetti a combinare insieme due esigenze di per sé contraddittorie: per un verso evitare di rimettere in discussione la pace religiosa garantita dal Concordato del 1929 (che pure non amavano sia per la visione di Chiesa sia per quella dello Stato che esso veicolava), ma per altro verso di usare formule tali da consentire di far emergere princìpi nuovi come la libertà religiosa (e non una mera tolleranza a cui era ferma la dottrina dell’epoca in connessione con l’idea di religione di Stato) o come la dignità di altre confessioni religiose, meritevoli anch’esse di stipulare patti. Così l’articolo 7 congela il Concordato del 1929, ma con una formulazione tale per cui ad essere costituzionalizzato è il metodo pattizio e non quegli specifici contenuti, in modo tale che in futuro fosse possibile cambiarlo senza passare per la revisione costituzionale. Ad esso si affianca l’articolo 8 che prevede intese con altre confessioni religiose e il 19 che dà piena libertà religiosa alle persone. Alcune novità si affermano subito ed è aperta la strada, relativamente semplice, ad altre che matureranno poi dalla metà degli anni ’80. Un compromesso così abile che finirà per essere accettato, sia pure con varie riserve, da un lato dalla Chiesa Cattolica e dall’altro dal Partito Comunista di Togliatti.
2. La scelta necessaria del Governo debole e la necessità di riforme per superarlo
Il clima di reciproca sfiducia tra le forze politiche della Costituente, che non può essere edulcorato, è ben ricostruito da Dossetti nell’intervista a Scoppola ed Elia e così il ruolo di De Gasperi nell’imporre una scelta costituzionale di Governo debole. Scelta necessaria che però era in evidente contrasto con le alte finalità che alle istituzioni conferivano i Principi della Prima Parte della Costituzione.
Questo giudizio puntuale spiega perché poi, riducendosi le distanze ideologiche, in particolare sulla collocazione europea e internazionale, si sia aperta sin dai primi anni ’80 una discussione sulla riforma della Seconda Parte per renderla più coerente con la Prima.
Suggerisco di leggere questo stralcio dell’intervista che fu realizzata nel 1984, anche se pubblicata solo nel 2003
https://drive.google.com/file/d/1Wj4xLJeCmSt_2gZKkebfxkbpOiAhC_Ud/view
e questa ricostruzione complessiva di Fusaro in materia
https://bit.ly/3W10S9n
Da interpretare bene anche il ritorno di Dossetti nel dibattito del 1994, ben collocato dal libro seguente:
https://editriceave.it/libri/carta-di-tutti-la
L’invito alla cautela sulle riforme, come correttamente ricordato da Marco Olivetti, andava inteso come collocato in quel contesto, segnato fra l’altro dalle propensioni secessioniste di una forza di governo e dal conflitto di interessi del nuovo Presidente del Consiglio, quindi, a differenza di altre impostazioni precedenti e successive, in tensione con la Prima Parte della Costituzione. I Comitati Dossetti che ne seguirono ritennero invece di farne la leva per un sostanziale immobilismo costituzionale, che non teneva presente lo scarto tra Prima, con fini forti, e Seconda, con strumenti deboli, che risulta dall’intervista.
3. Il contributo alla Costituzione economica depurato da alcuni eccessi
Evidente e decisivo il contributo di Dossetti negli articoli sulla Costituzione economica, sulla scia del Codice di Camaldoli ed anche delle formulazioni del Preambolo della Costituzione francese della Quarta Repubblica del 1946. Era tempo, nel contesto di un’Italia da ricostruire, di potenziare il ruolo dello Stato in chiave sociale superando i limiti dello Stato liberale oligarchico e le gabbie ideologiche delle varie forme di corporativismo, da quello fascista come di quelli di ispirazione cattolica, non conciliabili con la realtà del pluralismo sociale contemporaneo.
Dossetti andò pero decisamente oltre il famoso discorso sullo Stato del 1951 ai giuristi cattolici, che giungeva perfino a ipotizzare una reformatio dall’alto della società da parte dello Stato, non compatibile, come riconosce per primo lo stesso Pombeni, ma anche Scoppola a commento della già citata intervista, con una visione liberale, pur rinnovata in senso sociale e interventista dello Stato. Su questi limiti fu importante in termini di autocritica del cattolicesimo democratico, la riflessione di Scoppola e del gruppo della Lege Democratica negli anni ’70 e ’80, ricostruita qui
https://www.ibs.it/lega-democratica-dalla-democrazia-cristiana-libro-lorenzo-biondi/e/9788867281299?srsltid=AfmBOorXBxlSgAmRjwIQVUgsMz_TMrnrlo9-pI_12LDOc8o1VAYePg1z
La questione era anche legata ai particolari limiti che l’assenza di alternanza aveva in seguito, dopo quegli anni iniziali di vita repubblicana, creato nell’espansione dello Stato, con intrecci stabili e negativi dei partiti stabilmente al Governo e gli apparati dello Stato e del parastato.
4. Il limite della mancata comprensione del conflitto Est-Ovest
La stabilizzazione della Costituzione era però necessariamente legata alla comprensione dell’evoluzione dei rapporti Est-Ovest dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, come ebbe modo di capire meglio Alcide De Gasperi che prima di diventare Presidente del Consiglio era stato già titolare degli Esteri e come aveva capito, anche per storia personale di figlio di ex deputato antifascista aventiniano, Giovani Battista Montini.
La democrazia italiana, in un quadro segnato dall’imposizione rigida di regimi comunisti legati in modo ferreo a Mosca, non in un’astratta neutralità, ma in un legame altrettanto stretto con le democrazie occidentali. Pur avendo voluto l’articolo 11 (anche se la stesura finale risente più di Caristia e Togliatti) che apriva a condivisioni di sovranità, Dossetti non colse che almeno altrettanto importante dell’adesione all’Onu era quella all’Alleanza Atlantica. Mentre la prima, quella dell’Onu (che si sarebbe realizzata in realtà in seguito a causa dell’opposizione della Russia), avrebbe avuto un significato di rilegittimazione internazionale ma con scarso effetto pratico vista la divisione sulle super-potenze che avrebbe limitato il ruolo dell’Organizzazione, la seconda, quella della Nato, sarebbe stata la vera polizza di assicurazione, con la sua efficace deterrenza, per il consolidamento democratico, la prima applicazione efficace dell’articolo 11. “integrazione concreta dell’Onu..come patto regionale equilibratore”, come spiegò De Gasperi alla Camera il 11 marzo 1949 (p. 6769) e che per questo non necessitava di revisione costituzionale
https://www.camera.it/_dati/leg01/lavori/stenografici/sed0191/sed0191.pdf
Questa consapevolezza, come ricorda Taviani nei suoi Diari,
https://www.mulino.it/isbn/9788815086334?forcedLocale=it&fbrefresh=CAN_BE_ANYTHING
portò De Gasperi e Montini a prevalere, col consenso finale di Pio XII, su ben tre linee neutraliste, non solo quella di sinistra di Dossetti, ma anche quella di destra di Ottaviani, simpatizzante per il regime autoritario spagnolo, e quella ecclesiocentrica di Tardini. Giocarono a favore di quella scelta e del consenso di Pio XII (che in altri casi, invece, come sull’Operazione Sturzo non si trovò sulla linea di De Gasperi e Montini), le notizie di persecuzioni politiche e religiose nelle cosiddette democrazie popolari che giungevano puntualmente alla Santa Sede, come ricorda Maritain nelle sue memorie di ambasciatore di Francia presso la Santa Sede
https://www.edizionistudium.it/libri/jacques-maritain-ambasciatore-la-francia-la-santa-sede-e-i-problemi-del-dopoguerra
La giustezza di quella linea fu poi dimostrata dal consenso progressivo di tutte le forze che vi si erano originariamente opposte, da destra a sinistra, col completamento negli anni ’70 grazie all’influenza di Altiero Spinelli sul Pci.
Un quadro quindi molto articolato di consensi, dissensi, che i giudizi devono rispecchiare senza cedere a facili agiografie, come potrebbe accadere quando i nani si occupano dei giganti.
10 aprile, Reggio Calabria
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