Diversamente sovranisti? di Giorgio Armillei

Nella gerarchia delle fratture politiche quella tra sovranisti e liberali se la sta giocando con quella tra destra e sinistra. Su questo giudizio molti si ritrovano. Le posizioni divergono a proposito del peso relativo che si dà alle due fratture. Per qualcuno la prima sostituisce la seconda, per altri le due si affiancano. Ma qual è la posizione dei liberali sul tema della sovranità? No al sovranismo, d’accordo. Cioè no alla riproposizione di un vertice decisionale unico al quale ricondurre politica, economia, diritto e identità collettiva entro i confini dello stato nazione. Il famoso “riprendiamoci il controllo” di Brexit. Ma cosa dovrebbe andare al posto del sovranismo? Una sovranità di livello superiore, la sovranità europea? Della serie, diversamente sovranisti? 

La questione non è nuova. L’aveva posta in modo cristallino Tony Blair quando – sembra quasi impossibile ripensandoci oggi – il diniego UK ad entrare nell’Unione monetaria e adottare l’euro era fondato su esclusive ragioni di compatibilità e convergenza macroeconomica, e nessuno metteva in dubbio ovviamente l’appartenenza UK all’UE. Blair diceva però: attenzione, l’UE avrà futuro se sarà un superpower e non un superstate. Niente stato europeo dunque, federale o meno, ma sviluppo della forma originale e unica di “governance policentrica priva di uniformità territoriale di riferimento” come la definisce Philippe Schmitter. 

Perché dunque molti liberali antisovranisti invocano la sovranità europea come antidoto al sovranismo nazionalpopulista? Spostare più in alto la sovranità rimedia ai difetti del sovranismo? E in che senso si ricorre al federalismo europeo come soluzione? Immaginando che il federalismo sia una variante del sovranismo ma di livello europeo? 

Domande dense di controversie dottrinali ma niente affatto prive di ricadute politiche concrete. Specie in questa fase nella quale, ancora incagliati negli effetti della Brexit, i liberali europeisti si ritrovano a dover fare i conti con una maggioranza Macron Merkel che in quanto a sovranismo non sempre esibisce credenziali impeccabili. Intendiamoci: l’unica alternativa credibile oggi al nazional populismo è l’alleanza tra liberaldemocratici e popolari, con appendici PD e pezzi di socialismo europeo. Ciò nonostante si tratta di una maggioranza che non sempre ha idee chiare: Meseberg, discorso alla Sorbona, dichiarazione dei ministri Altamaier La Maire su concorrenza e politiche industriali europee, siamo sicuri vadano tutti in modo coerente nella stessa direzione? 

Il sospetto è che la ricetta della sovranità europea nasconda una doppia zavorra ideologica: il primato della politica sul diritto e il primato della politica sull’economia, due primati contro i quali nasce l’Unione sin dalle scelte dei padri fondatori. La costruzione storica ed evolutiva dell’Unione, fuori da ogni volontarismo costituente, si sviluppa invece intorno alla convinzione che diritto ed economia e non stato e politica siano i vettori del processo di integrazione di unificazione. Per questo è difficile parlare di sovranità europea come risposta al sovranismo nazionalpopulista. Meglio, molto meglio seguire la strada tracciata dai padri fondatori e concentrarsi sulle singole politiche: immigrazione, safety net, mercato interno, unione bancaria. Anche sdoppiando e moltiplicando la governance dell’Unione. 

Il sovranismo nazionalpopulista può essere sconfitto con una guerra di movimento e non con i miti della sovranità europea. 

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