Bersaglio fuori centro. Una risposta a c3dem sul semipresidenzialismo

Fiippo Pizzolato su c3 dem prova a contestare l'ascesa dei consensi al semipresidenzialismo (che, non va dimenticato per i lettori di quel sito, trae alimento da un'elaborazione organica di Jacques Maritain del 1943 e dal forte consenso di Esprit e della sinistra cattolico democratica nel referendum del 1962 come ricorda spesso Jacques Delors) con due argomenti che però sembrano andare fuori centro. Il primo è l'argomento secondo cui si partirebbe dalla difficoltà contingente di eleggere l'ultimo Presidente. ma quell'argomento, evocato anche dal Presidente del Consiglio, ha alle spalle un'analisi sulle difficoltà strutturali del nostro sistema dei partiti che si sono rivelate anche in quel caso. tant'è che solo l'elezione diretta fa funzionare i sistemi comunali e regionali. Il secondo è l'argomento della visione gaulliana del Presidente rassembleur, che unifica il Paese e che sarebbe troppo rafforzato dall'elezione diretta. In realtà quell'elemento arcaico della visione di De Gaulle non è più preso sul serio da nessuno in Francia, almeno dal 2000, da quando cioè il quinquennato e le elezioni in sequenza ne hanno fatto palesemente il vertice politico della maggioranza. Non a caso tale riforma ha portato poi ad un potenziamento della giustizia costituzionale, quale princiaple organo di garanzia, che ha visto introdurre accanto al tradizionale controllo preventivo anche uno successivo. Bene fa comunque il bel sito c3dem a portare la questione al centro del dibattito. Mi sembra però che ci sia un certo scarto tra la rassegna pluralista e completa di opinioni, anche di area cattolico democratica, e gli editoriali, tutti su un versante negativo. Non dico che, come accadde per l'area cattodem francese nel 1962, si debba proporre una linea unitaria in senso innovatore (lì fu per Esprit e la sinistra non comunista del Club Jean Moulin anche un passaggio per superare l'esperienza del mrp verso un nuovo partito di centrosinistra, capendo che quel vincolo istituzionale lo avrebbe favorito), ma forse gli editoriali dovrebbero rispecchiare di più il pluralismo interno. Mi sembra che i nomi di Prodi, Parisi, Guzzetta e la rivista "Il regno" siano di casa..

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