Benedetto Calati

Nel decimo anniversario della morte La vita dell'uomo esigeva questa visita-abitazione permanente di Dio per poter essere salva dal peccato, il che significa poter entrare in comunione con Dio e scorgere nell’uomo il fratello. Se Dio abita nell’uomo, è nell’uomo che bisognerà ormai trovarlo. Ma per capire questo fatto meraviglioso, bisogna essere “luminosi” e insieme poveri come un bambino. Torna a questo punto il richiamo evangelico sulla misura e modo della “nascita” del credente: “Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3), cioè se non diventerete disponibili all’amore. Qui comprendiamo che la nascita di Cristo nella grotta, come la morte sulla croce, ci svelano il mistero della povertà e dell’abbassamento di Dio per noi, mistero di disponibilità di Dio per noi, come Paolo ce lo descrive nell’inno di Fil 2,7-9: “Spogliò se stesso assumendo la condizione di servo, divenendo simile agli uomini: apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato…”. Dinanzi a questa donazione suprema di amore del Signore, siamo posti tutti sotto giudizio, perché i nostri rapporti non sono ispirati dall’amore. Riscontriamo dovunque le radici della divisione, un’incapacità quasi radicale a condurre avanti il dialogo dell’amore fraterno. L’incarnazione del Verbo di Dio rimane una verità teorica se noi non ci lasciamo attrarre dalla spirale dell’amore di Dio, perché quest’amore sia sempre più riaffermato come l’unica e suprema legge del convivere dell’uomo. Gesù lo troveremo sempre più nei nostri fratelli: ciò che avrete fatto ad uno di questi piccoli lo avete fatto a me. Benedetto Calati, Omelie per l’anno liturgico

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