Unioni civili: discutiamo, ma è necessario riconoscere diritti inviolabili di Giorgio Tonini

La decisione della Corte europea dei diritti umani non deve sorprendere. Da cinque anni c'è una sentenza della nostra Corte costituzionale che chiede al Parlamento italiano di procedere con una legge per il riconoscimento dei diritti delle coppie gay. L'Europa ci sprona ulteriormente a fare in fretta una legge di civiltà. La novità è che per la prima volta c'è una iniziativa parlamentare forte, certo contrastata, ma incisiva e potenzialmente maggioritaria. La sentenza europea è certo importante perchè è evidente che Europa non deve volere dire solo moneta unica o obblighi economici, ma anche condivisione di valori. L'Italia in tema di diritti è nelle retrovie. Per questo dobbiamo lavorare, certo in armonia con la nostra storia e con le nostre tradizioni, per far si che quei valori condivisi vivano nella nostra società. E' evidente che in Parlamento, su temi di questa natura, c'è libertà di coscienza e non valgono maggioranze di governo. Ma mi sembra che , sia all'interno del Pd che della maggioranza, abbiamo trovato un punto di incontro importante: accentuare gli elementi di distinzione giuridica tra l'unione civile e il matrimonio, garantendo al tempo stesso una giusta estensione di diritti, umani e sociali, a realtà evidentemente presenti , come le coppie gay, nella nostra società. Abbiamo infatti scelto l'unione civile come istituto giuridico originario, che trae fondamento non dall'articolo 29 della Costituzione che parla di matrimonio, ma dall'articolo 2 che garantisce i diritti inviolabili dell'uomo. Con il riconoscimento pieno dei diritti sociali della coppia omosessuale, come la reversibilità e la possibilità di riconoscere il figlio biologico del partner, la cosiddetta stepchild adoption. La relazione tecnica della ragioneria di Stato ha stimato che i costi sono assolutamente sostenibili. Mi sembra importante, quindi, che in Senato il Pd abbia ottenuto la calendarizzazione in aula del provvedimento per le prossime settimane. Credo che il Parlamento possa compiere, con una giusta discussione ma con la necessaria certezza dei tempi, un passo importante di civiltà per l'estensione di diritti fondamentali riconosciuti in tutta Europa.

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