Tre pensieri a caldo

di Stefano Ceccanti 1- I dati non scontati: metà degli elettori del centrodestra vanno a votare e votano Sì anche sul legittimo impedimento Nonostante che il bipolarismo sia radicato, quasi la metà degli elettori Pdl e Lega vanno a votare stavolta disobbedendo due volte: primo all'indicazione di voto dei loro leaders (per Bossi era già successo nel 1991 sulla preferenza unica) e, secondo, anche al referendum per loro più problematico, quello sul legittimo impedimento. Infatti non ci sono differenze sensibili tra la partecipazione ai vari quesiti e nella quota di Sì e No. E' diverso dalle amministrative, dove quegli elettori si erano sostanzialmente smobilitati. Per il tg di Mentana, che ha fatto fare una rilevazione, sarebbe andato a votare il 44,8% degli elettori del PDL, il 39,5% tra quelli della Lega, il 77,5% di quelli del PD, l'80,5% per l'IDV, il 75,2% di SEL, il 66,5% tra gli indecisi e il 25% tra gli elettori dell'area del 'non voto'. La percentuale degli elettori del cosiddetto 'terzo polo' alle urne sarebbe del 57,6%. Forse le cifre reali sono leggermente diverse, un pò più per la Lega e un pò meno del Pdl (infatti il voto è più alto al Nord, ma stavolta oltre il quorum anche a sud nelle regioni governate dal Pdl) ma la sostanza non cambia. Anche chi pensava a uno sfondamento nel centrodestra pensava che almeno una parte di quegli elettori, motivati dagli altri quesiti, nel caso del legittimo impedimento avrebbe ragionato diversamente. 2- Se da quei numeri si tenta di risalire alle cause, Fukushima si somma all'effetto Craxi e non è di per sé uno spostamento a sinistra Se allora vogliamo ricostruire un pò rozzamente un rapporto di causa-effetto sul voto, su cui illuminano proprio i dati non previsti, bisogna dire che si sono sommati Fukushima come causa generale ma anche l'effetto-boomerang delle dichiarazioni stile Craxi-1991 di Berlusconi e Bossi sul non voto che hanno mobilitato gli altri ma anche attizzato il dissenso dei propri elettori in evidente crisi di fiducia. Ciò non rende questi ultimi elettori di centrosinistra e tanto meno delle componenti più radicali (rectius: più conservatrici-tradizionaliste), si tratta di elettori che almeno in prima istanza sarebbero ancora disponibili a un altro centrodestra post-berlusconiano. 3- Le possibili illusioni ottiche: crisi di Governo e Pd Di per sé non ci sono automatismi sulla crisi di Governo: esso è in difficoltà seria nei rapporti col Paese, ma nelle prossime settimane lo sarà per i contenuti della manovra, non tanto quella di breve termine, ma quella dettagliata che va precisata nel dettaglio a Bruxelles e che è ineludibile per tutti nella sua dimensione. Lì si gioca l'eventuale crisi e si sarebbe giocata comunque. Non sottovalutiamo, però, il fatto che il centrodestra potrebbe anche reggere e ristrutturarsi. Il fatto poi che il risultato non possa essere letto, a ben vedere, come uno spostamento netto sulla sinistra conservatrice dovrebbe far evitare al Pd il rischio di una rincorsa a radicalizzarsi su impostazioni retro: non sarà tanto facile (anzi!) specie sulle liberalizzazioni in materia di servizi pubblici locali (anche se, per fortuna, i vincoli comunitari sono ineludibili), ma sarà necessario tanto più se il centrodestra reggerà e andrà a elezioni con un assetto post-berlusconiano. La vittoria nel referendum post-1993 portò il Pds ad essere troppo rigido sul Governo Ciampi ritirando alla prima seria difficoltà i propri ministri e i popolari a una deriva centrista. Si sa come finì, per tutti, l'anno dopo. Una vittoria mal gestita può incubare sconfitte. Le derive identitarie e minoritarie sono sempre in agguato, ma buona dei dirigenti Pd ha ben in mente quanto avvenne tra il 1993-1994, sarebbero vaccinati. E' però importante non farne perdere la memoria, anche in modo incalzante e giustamente intransigente, come si è soliti fare in questo blog...

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