Teilhard de Chardin e il Vaticano II

giovedì 24 luglio 2014 L’OSSERVATORE ROMANO pagina 5 Tra ecologia e informatica Come Teilhard influì sul Vaticano II di MAURIZIO GRONCHI Non può che sorprendere lietamente l’attenzione riservata a un grande e controverso studioso della materia in cerca dello spirito, che fu il gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955). Come appare da recenti contributi, apparsi nella Rivista «Studium » (numero 3, maggio-giugno 2014) e sul numero del 5-6 luglio del quotidiano «La Croix», la figura di Teilhard assume oggi sempre più i nitidi contorni di quel singolare cercatore di Dio nell’universo in movimento, che gli hanno meritato severe critiche ed entusiasti plausi, dalla metà del secolo scorso fino al presente. I cinquant’anni dal concilio Vaticano II sono stati l’occasione per una riscoperta del valore del pensiero teilhardiano, con i suoi stimoli a considerare l’evoluzionismo non solo come teoria scientifica compatibile con la fede cristiana, ma anche come modello interpretativo di carattere antropologico ed ecologico. La creazione e la dazione del nuovo campo di ricerca dell’eco etica. L’ultimo saggio, di Paolo Trianni, teologo pisano, affronta poi un tema affascinante e attuale, peraltro poco frequentato dagli studi teilhardiani: Teilhard de Chardin profeta e precursore del dialogo interreligioso e della teologia delle religioni. L’idea che guida lo studioso è il contributo indiretto che Teilhard avrebbe offerto al concilio Vaticano II, in particolare ai documenti Nostra aetate e Dignitatis humanae, grazie anche alle sue esperienze orientali, come il soggiorno cinese e una certa affinità con alcune prospettive mistiche indiane. L’articolo introduce alla teologia spirituale di Teilhard quale riflesso del suo evoluzionismo teologico; infatti, l’evoluzione spirituale esige un passaggio attraverso la realtà cosmica, per cui il distacco dal mondo si realizza nel passaggio attraverso il mondo. re rimasto entro i limiti della dottrina ancor più prudentemente di altri teologi coevi e successivi, che hanno influenzato più direttamente il concilio e la teologia seguente. Veniamo, infine, a menzionare il recente contributo di Henri Madelin — del Service jésuite européen — apparso su «La Croix». Pur ammettendo che il pensiero di Teilhard non è libero da lacune e difficoltà (piuttosto che da «ambiguità pericolose e gravi errori», come recitava il Monitum del Sant’Uffizio del 30 giugno 1962), il gesuita — citando tra l’a l t ro «L’Osservatore Romano» del 29 dicembre 2013 — condivide l’influenza esplicita esercitata da Teilhard sul Vaticano II, in particolare sul testo di Gaudium et spes n. 5, quale piccolo concentrato di grande sviluppo che si trova nell’opera di Teilhard de Chardin. La Rivista «Studium» dedica la propria sezione monografica a Teilhard de Chardin, oggi e domani, con quattro contributi significativi, che spaziano dalle scienze biologiche alla teologia, dall’informatica all’ecoetica, fino alla teologia delle religioni. Il curatore della sezione, Ludovico Galleni, zoologo pisano, nella sua introduzione, presenta il quadro degli studi teilhardiani, all’interno del panorama scientifico odierno, per poi approfondire, nel terzo articolo della sezione, la prospettiva che gli è cara, più volte indagata: Il muovere verso di Teilhard de Chardin: aspetti scientifici, filosofici e teologici. Il concetto di “muovere verso” della materia verso la complessità, e della vita verso la complessità e la cerebralizzazione, ha come risultato finale la comparsa della coscienza e della libertà umana, per la quale l’essere pensante è in grado di rispondere alla proposta dell’alleanza divina. In definitiva, il “muovere verso” dell’evoluzione rispecchia il progetto di Dio sull’uomo e culmina nel punto Omega, che è la seconda venuta di Cristo. Il contributo di Tommaso Bolognesi (ricercatore del Cnr di Pisa), stabilisce invece un interessante collegamento tra Teilhard e l’informatica: Teilhard de Chardin e Wolfram: modelli di universo computazionale ed emergenza del foglietto interno delle cose. Seguendo la tripartizione teilhardiana di materia (Previta), psiche (Vita) e coscienza (Pensiero), e utilizzando risultati sconosciuti all’epoca di Teilhard, dovuti a Wolfram, Chaitin e Tononi, l’autore mette in luce la possibilità di interpretare la stoffa ultima dell’universo, alcuni fenomeni della biosfera e il concetto stesso di coscienza in chiave computazionale, ovvero come fenomeni emergenti legati a processi di elaborazione dell’informazione. L’ecologo pisano Fabio Caporali, trattando L’ecologia profetica di Teilhard de L’evoluzione spirituale esige un passaggio attraverso la realtà cosmica E il distacco dal mondo si realizza nel passaggio attraverso il mondo Chardin , sostiene l’esistenza di almeno due elementi di analogia tra la scienza dell’ecologia e il pensiero teilhardiano. Il primo riguarda l’approccio metodologico della transdisciplinarietà come base epistemologica per il concepimento e la comunicazione di una visione unitaria dell’universo. Il secondo è dato dalla condivisione del paradigma sistemico e delle sue quattro proprietà: gerarchia, emergenza, comunicazione e controllo. La conclusione dell’autore è che Teilhard si può considerare un pioniere nella fon- In definitiva, è possibile riconoscere a Teilhard de Chardin il merito di essere stato un precursore del dialogo interreligioso, ma anche un teologo delle religioni, collocato prevalentemente nella prospettiva della teoria del compimento, secondo la quale tutte le religioni convergeranno verso il Cristo Universale: «L’unica possibilità di convergenza del Mondo, l’unica forma immaginabile per una Religione dell’Avvenire» (La mia fede. Scritti teologici, p. 124). L’apprezzabile tentativo, a più voci, della sezione monografica dedicata a Teilhard mostra la fecondità di un pensiero non solo ancora attuale, ma persino profetico, al quale attingere da parte di differenti discipline, e in particolare dall’informatica e dall’ecologia. Infine, per quanto riguarda la teologia delle religioni, occorre riconoscere al grande gesuita francese di esse- La figura del gesuita francese assume sempre più i contorni di un cercatore di Dio nell’universo in movimento Per questo ha ricevuto severe critiche ed entusiasti consensi.

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