Sulle riforme Quagliariello cambia verso: una storia che non torna (da www.huffingtonpost.it)

Leggendo l'agile volumetto di Quagliariello e Onida "Perché è saggio dire no. La vera storia di una riforma che ha cambiato verso", l'unico che sembra aver cambiato verso è il senatore Gaetano Quagliariello che ha votato per due volte sì alla riforma costituzionale, rivendicandone chiaramente in Aula la coerenza con la relazione conclusiva della commissione dei saggi (8 agosto 2014 e 13 ottobre 2015), mentre all'ultimo passaggio è uscito dall'Aula (20 gennaio 2016); egli peraltro aveva votato sì anche all'Italicum (27 gennaio 2015). Cambiare idea è del tutto legittimo, basta ammetterlo e non invece sostenere che siano le idee a essere cambiate, anche per il rispetto dovuto a chi ha lavorato nella commissione dei saggi. Basti ricordare una frase dell'intervento del 15 ottobre 2015 a testo ormai definitivo: "Abbiamo impostato la riforma nel suo impianto dapprima partecipando al lavoro della commissione istituita dal presidente Napolitano per sbloccare lo stallo post elettorale, e poi con il lavoro del governo presieduto da Enrico Letta. Al Ministro Boschi riconosciamo, tra gli altri, il merito di aver fatto sì che il percorso, nei suoi contenuti, non deviasse rispetto a quella traccia iniziale." Alcune critiche puntuali non gli hanno comunque mai impedito un giudizio nettamente favorevole e di continuità di impianto col lavoro dei saggi: questa è la vera storia che si può obiettivamente scrivere. I passaggi che non tornano sono i seguenti. 1) I due autori sostengono (Onida da sempre, Quagliariello ora) che il bicameralismo non crei problemi alla governabilità e che quello del 2013 col parlamento paralizzato sarebbe stato un caso fortuito. In realtà contra factum non vale argumentum: terminate le appartenenze forti del primo sistema dei partiti che conducevano le persone a votare allo stesso modo tra Camera e Senato e i 18-25 che votano solo alla Camera a votare in sostanza come i genitori, in due terzi delle successive recenti elezioni esso è stato uno dei problemi chiave. Nel 1994 Berlusconi vinse bene alla Camera, ma non al Senato dove fu aiutato da alcuni transfughi; nel 1996 Prodi con l'Ulivo fu autosufficiente al Senato e non alla Camera. Delle tre elezioni con le leggi Mattarella, abbastanza simili tra Camera e Senato, solo quelle del 2001 produssero maggioranze coerenti. Peraltro perché nel 2001 Bertinotti decise di fare una desistenza solo alla Camera e non anche al Senato: altrimenti forse anche in quel caso ci sarebbero stati problemi. Quanto poi alle elezioni con la legge Calderoli, anche in questo caso solo un'elezione ha prodotto risultati coerenti, quella del 2008, mentre nel 2006 Prodi vinse alla Camera, ma non al Senato e nel 2013 lo stesso accadde al Pd di Bersani. Non solo per sistemi diversi: se ci fosse stato il premio nazionale anche al Senato lì lo avrebbe preso il centrodestra, all'opposto della Camera dove aveva prevalso il centrosinistra. Peraltro i problemi furono talora contenuti e gli esiti non troppo diversi solo perché Bertinotti e Bossi, per aumentare il loro potere di coalizione, decisero di coalizzarsi a legislature alternate e sfasate tra loro, quando si coalizzava il primo non lo faceva il secondo e viceversa la legislatura successiva, altrimenti la crisi di sistema sarebbe emersa con forza anche prima del passaggio al nuovo assetto tripolare. 2) Gli Autori tendono a ricostruire la commissione dei saggi come una sorta di forum in cui ognuno esponeva le sue idee, per cui in realtà non ci sarebbero state precise conclusioni di merito cui successivamente fare riferimento. Invece le riserve di Onida e Cheli, che Onida giustamente rivendica dal suo punto di vista, furono apposte precisamente perché si raggiunse il consenso su un ben indivudato combinato disposto favorito dall'opera di mediazione di Quagliariello: fiducia alla sola Camera e premio di maggioranza con maggioranza assicurata dopo eventuale ballottaggio nazionale in vista di una legittimazione diretta dell'esecutivo. Si trattò di una scelta precisa che cercava un punto di equilibrio tra la soluzione semi-presidenzialista e quella parlamentare tradizionale. Certo, vi era il premio di coalizione, ma in compenso vi erano alcuni forti elementi di razionalizzazione (potere di chiedere lo scioglimento da parte del Premier, sfiducia costruttiva) che poi non furono ripresi dai successivi tentativi di riforma, che hanno quindi visto minor rigidità sulla forma di governo e più selettività sulla formula elettorale. Ma l'impianto della commissione dei saggi era quello, ed era ben preciso. Si può cambiare idea, ma non si può dire che non esistesse. Le ragioni del No di Onida sono coerenti con la sua posizione minoritaria nella commissione dei saggi, messa a verbale come tale; quelle di Quagliariello dipendono esclusivamente da un suo cambiamento personale di posizione per ragioni politiche. Legittimo, ma è lui ad aver cambiato verso, come la terra intorno al sole della relazione dei saggi. Dopo Giosué nessuno ha più pensato di poter fermare il sole dato che esso è notoriamente fisso. 3) Le ragioni di quella scelta del settembre 2013 erano legate a un giudizio negativo sulle grandi coalizioni obbligate e ripetute, che rischiano di perpetuarsi. Se infatti, in presenza di una maggiore frammentazione dovuta all'affermazione di forze di protesta, i partiti o poli maggiori che dovrebbero essere alternativi sono costretti a coalizzarsi, l'elettorato tende a percepire la competizione come una competizione tra partiti pro sistema (alleati) e partiti anti-sistema, rendendo sempre meno facile il ritorno all'alternanza. Il secondo partito (la Spd in Germania, forza italia da noi) finisce per essere ridimensionato perché chi è d'accordo col Governo vota la forza che lo guida, chi dissente vota partiti di protesta. La volta successiva si è quindi costretti a rifare la stessa grande coalizione con meno voti e meno seggi, sempre ammesso che ci siano ancora quelli sufficienti, altrimenti si vota a ripetizione: tutte riflessioni che furono presenti nella commissione dei saggi e che portarono in piena consapevolezza a un sistema decisivo (o majority assuring). Che poi il professore. Quagliariello che nel 2003 aveva pubblicato un ottimo libro nel cinquantesimo anniversario della legge elettorale del 1953, spiegando come e perché De Gasperi avesse fatto bene a porre la fiducia sia alla Camera sia al Senato, nonostante che essa - allora - non fosse esplicitamente disciplinata, reputi oggi da politico anomala la fiducia alla Camera su una legge a premio di lista a favore della quale era riuscito a convincere nel merito i suoi senatori, segna un ulteriore "cambio di verso" piuttosto paradossale. Per di più va ricordato che al momento del patto del Nazareno Renzi voleva un sistema basato su Mattarellum e premio di maggioranza, Berlusconi lo spagnolo: il sistema con premio e ballottaggio fu voluto proprio da Quagliariello e Ncd perché con i primi due sistemi avrebbero preso ben pochi seggi. Dopo l'approvazione dell'Italicum prima versione proprio Quagliariello e Ncd hanno spinto per attribuire il premio alla lista escludendo le coalizioni con soglia al 3%: ritenevano infatti di avere in questo modo più forza contrattuale con Berlusconi, che in questo modo sarebbe stato indotto ad accettare l'accordo con Ncd al fine di accedere al ballottaggio oppure, in assenza di accordo, avere la zattera della lista con soglia al 3%. Come dichiarava Quagliariello in aula il 27 gennaio 2015, prima che cambiasse verso: "La nuova legge si basa non più su coalizioni obbligatorie ma sui partiti; prevede una sola soglia del 3 per cento, in qualche modo equilibrando l'esigenza di governabilità e quella di rappresentanza". 4) Resta il fatto che quel disegno è stato ripreso dopo la rottura della maggioranza di governo di grande coalizione (esecutivo Letta) tramite il patto del Nazareno, coinvolgendo in parte persino la lega, che ebbe come relatore Calderoli a fianco di Finocchiaro. La riforma non ha quindi mai "cambiato verso": era in sostanza quella della commissione dei saggi, ripresa tramite un accordo largo con forza italia che l'ha votata, riconoscendone la continuità. La rottura è avvenuta dopo l'elezione di Mattarella per le difficoltà elettorali di forza italia o altre ragioni di partito, ma non per i suoi contenuti. è forza italia che "cambia verso" seguita, alla fine, dal "cambio di verso" dello stesso Quagliariello. E il merito della maggioranza è stato quello di aver approvato in sostanza il testo concordato allora: il voto finale non è stato condiviso, ma i contenuti restano quelli condivisi, sia sulla riforma costituzionale sia su quella elettorale. Si sarebbe dovuto riconoscere un anomalo potere di veto, quasi ci si sentisse in colpa per l'elezione di Mattarella? Per inciso: il passaggio più sconcertante perché materialmente sbagliato (ma spesso anche la memoria cambia verso per adattarsi alla storia riscritta ex post) è quando Quagliariello sostiene che il passaggio al premio alla lista fu successivo all'elezione di Mattarella quando invece il voto in Senato avvenne il 27 gennaio e l'elezione il 31, come chiunque può verificare. 5) Piuttosto strano poi che questa retorica sulla riforma che non sarebbe condivisa si accompagni all'elogio del modello tedesco del Bundesrat che è proprio la soluzione sulla quale c'è stato fin dall'inizio un veto da parte del centrodestra che giudicava provocatorio proporre un modello in cui nel 2018 il nuovo Senato sarebbe partito con 80 senatori su 100 del Pd, visto che 17 giunte su 21 sono del centrosinistra. La soluzione adottata, con composizione proporzionale a partire dai Consigli, fu deliberata appunto per questo ed era peraltro la più votata nella consultazione di massa lanciata on line dallo stesso ministro Quagliariello. L'idea peraltro di una qualche forma di composizione regionale, senza ideologizzarne alcuna, era l'ipotesi strategica proposta dalla commissione nella consapevolezza di un "riaccentramento" di funzioni legislative di fatto già avvenuto grazie alla giurisprudenza costituzionale prima dell'attuale testo di riforma. Per inciso, il Bundesrat ha visto i suoi poteri ridotti nel 2006 perché l'opposizione tendeva a utilizzarla come Camera politica per contrapporsi ai governi, a dimostrazione che comunque nessun modello autonomistico pone i rappresentanti territoriali del tutto al di fuori da logiche politico-partitiche complessive. Purtroppo per il senatore Quagliariello la memoria dei componenti della commissione dei saggi è ancora piuttosto funzionante, insieme al sito del Senato con i suoi interventi e a google con nomi, date e luoghi, e consente di ricordargli che può ricoprire legittimamente molti ruoli e molte posizioni, anche diverse quando ritenga giusto e doveroso di cambiarle, ma non un nuovo Giosué. La terra può girare, il sole no.

Condividi Post

Commenti (0)