Su "Europa" di oggi mancina riprende il nostro dibattito su "Statalisti e libertari"

Le possibilità dei cattolici Pd Vorrei indirizzare alcune riflessioni ai cattolici del Pd, o meglio a quelli di loro che hanno rivendicato libertà di coscienza nel voto sulla legge che dovrebbe disciplinare il testamento biologico. La prima riflessione riguarda proprio la libertà di coscienza. è questa una libertà che nessuno può togliere né ai cattolici, né ai parlamentari in genere, né ai cittadini italiani nella loro totalità. Non solo sui temi etici, ma su qualunque tema che richieda una decisione politica. Tuttavia, se la libertà di coscienza è senz’altro un necessario presupposto, rivendicarla non può esaurire il confronto tra posizioni diverse all’interno dello stesso gruppo parlamentare e dello stesso partito. A maggior ragione se si tratta di un partito che ha posto il superamento degli steccati tra laici e cattolici come tratto costitutivo della sua identità. Mi pare che ci sia, in questo partito, un dovere reciproco di confrontare le posizioni, e di cercare in buona fede di convincersi reciprocamente, affrontando le questioni di sostanza in un percorso di riflessione comune. Poi, alla fine, ci sarà una posizione maggioritaria, e libertà di coscienza per tutti. Un percorso di questo tipo potrà anche segnalare ai cittadini elettori che la fusione di tradizioni politico-culturali che sta all’origine del Pd non è una semplice giustapposizione politicista, una sommatoria di mele e di pere come viene spesso considerata, ma un reale processo di elaborazione e di costruzione di qualcosa di nuovo. La seconda riflessione riguarda l’approccio al tema del testamento biologico. Faccio qui riferimento all’interessante dibattito che si è svolto sul blog www.landino.it sulla pubblicazione di un testo di Rodotà da parte del centro studi diretto da Cuperlo. In numerosi interventi i cattolici hanno denunciato il persistente statalismo della cultura di sinistra e rivendicato una propria specifica tradizione (da Sturzo all’ultima settimana sociale della Cei), incentrata su un’idea liberale dei limiti del potere statale e della politica in genere. Penso che abbiano perfettamente ragione. Lo statalismo è il più grave limite alle capacità innovative del nostro attuale centrosinistra, nel quale agisce come un riflesso condizionato che spinge sempre alla difesa delle tutele garantite dallo stato, anche quando queste tutele si rivelano pericolose ingessature, e a privilegiare la via legislativa rispetto ai processi culturali e politici. La vicenda delle quote nelle leggi elettorali è una buona illustrazione del secondo fenomeno: da quando sono diventate il principale e di fatto unico obiettivo delle donne di sinistra, quelle donne hanno visto scomparire la loro forza politica. Portare idee e proposte diverse, che rompano lo schema statalista, è certamente il miglior contributo che i cattolici in quanto tali possano dare al Pd. Se così stanno le cose, è giusta anche la rivendicazione di una concezione non statalista ma liberale della laicità: cioè una concezione che non faccia della laicità una sorta di religione di stato e non presuma di escludere l’espressione delle convinzioni religiose dalle istituzioni pubbliche. A questo punto, però, vorrei chiedere agli amici cattolici se non è contraddittorio con tutta questa impostazione optare per una legge che affida per l’appunto allo stato il compito di decidere che cosa si può e si deve fare e non fare (ovvero di decidere che la nutrizione è sempre obbligatoria, a prescindere dalle condizioni reali), sulle questioni di fine vita. Sono in campo convinzioni profonde, che individuano in modo diverso il punto di equilibrio tra principi fondamentali come l’autonomia individuale e il rispetto per la vita: perché non lasciare che le decisioni vengano prese in quella comunità molto particolare che si crea tra il paziente, il medico e i familiari? La terza riflessione è di natura più specificamente politica. Quando il rapporto tra la Chiesa e il governo di centrodestra va progressivamente perdendo di qualità, e le questioni che stanno a cuore ai cattolici, dalla famiglia al testamento biologico, vengono utilizzate con trasparente cinismo per obiettivi politici immediati e circoscritti, in alternativa al mercato dei voti; quando l’uso politico della religione raggiunge livelli mai visti prima, in desolante coerenza con il degrado generale della politica, possibile che ai cattolici che stanno nel centrosinistra non resti altra possibilità che convergere con questo centrodestra? Claudia Mancina

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