Se per Caffarra la modernità è come un blocco, la Chiesa diventa una setta

L’intervista a Caffarra sul Foglio propone l’idea di un’irriducibile conflitto con la cultura moderna presa come un tutto senza contraddizioni interne e quindi l’impossibilità di un’evoluzione nei giudizi.
Il problema è che, invece, la modernità non è affatto un blocco e che questi cambiamenti sono avvenuti. Il più spettacolare e innegabile fu il ribaltamento di giudizi sulla libertà religiosa. Basti confrontare le parole del Sillabo di Pio IX e quelle della dichiarazione conciliare “Dignitatis Huamanae”, con cui la Chiesa si  riconciliava con la modernità angloamericana (guarda caso lì avvenne lo scisma di Lefebvre con motivazioni analoghe a quelle odierne di Caffarra).
Si affronta poi il tema dei divorziati non a partire dalla responsabilità morale della rottura del precedente legame, ma solo in relazione all’esercizio della sessualità nel nuovo legame che diventa quasi un’ossessione.
I giuristi hanno problemi a distinguere chiaramente in termini di diritto cosa distingua una chiesa da da una setta; qualcuno dice scherzosamente che in fondo le chiese sono le sette che hanno avuto successo. Però forse in termini di proposta alle persone siamo qui davvero di fronte all’alternativa tra una setta passatista e una Chiesa.

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