Scelgo Matteo con qualche raccomandazione

di Stefano Ceccanti Da L'Unità di oggi di Stefano Ceccanti Da pisano mi e' stato difficile scegliere un fiorentino. Una volta superato questo ostacolo ce ne sono stati altri due, che pero' ho trasformato in raccomandazioni al candidato. La prima e': attenzione ai toni, guidare una coalizione che ha per perno un partito nato da soli cinque anni e' impresa che si puo' perseguire solo con un uso della prudenza pari all'audacia. E' quello che ci invita a fare Veltroni ricordandoci che la primaria competitiva si svolge in un contenitore ancora fragile. In secondo luogo non confondere la battaglia alle idee passatiste con una questione generazionale. Posso trasformare abbastanza agevolmente gli ostacoli in raccomandazioni per varie ragioni. Non solo perche' altrettanti limiti e in particolare quelli tesi a polarizzare all'estremo la competizione, ritenendo Renzi un corpo estraneo da espellere, sono presenti e non dissimulati tra sostenitori autorevoli di Bersani. Ne' perche' dobbiamo ora immergerci in una verifica puntuale delle proposte programmatiche, cosa che andra' fatta, e che ci fara' valorizzare varie idee, in particolare quelle riprese da Ichino, quelle in sintonia col volume di Tonini e Morando "L'Italia dei democratici" e la volonta' piu' sicura rispetto a Bersani di non tornare indietro rispetto all'agenda Monti. Ma soprattutto perche' il criterio fondamentale per me, che si collega a queste opzioni di programma, e' quello che spiego' circa quindici anni fa Gorrieri quando con un gruppo di persone diverse dell'area cattolico-democratica decidemmo di fare in quel contesto una scelta niente affatto facile, quella di essere cofondatori dei Ds, su cui non pochi di noi, che non avevano mai gravitato intorno al Pci, avevano delle riserve. Gorrieri spiego' che il criterio della scelta non consisteva nella continuita' rispetto alle scelte precedenti di strumenti partitici oppure nel sentirsi piu' di sinistra rispetto ai Popolari, che in quella fase restavano nel proprio partito identitario, ma nell'individuare la scelta che consentiva di accelerare la trasformazione dell'Ulivo in partito. Che permetteva cioe' di trasformare l'attenzione che parte dell'opinione pubblica non tradizionalmente di sinistra aveva riservato all'Ulivo, visto come un'offerta nuova, da non escludersi a priori, e che si stava traducendo in una crescita di consensi al primo Governo Prodi. La "prima tappa" come ricorda Pombeni nel volume del Mulino su Gorrieri "verso la formazione di un grande partito democratico", in cui sarebbe stato inevitabile ritrovarsi anche con altri cattolici democratici. Se questo e' il parametro della scelta, mantenere l'ambizione di un partito di governo da quaranta per cento, a me sembra che Renzi sia il candidato piu' inclusivo perche' guarda all'elettorato potenziale tutto intero prima che agli iscritti o ai gruppi dirigenti. Non a caso avrebbe voluto primarie di partito, uno strumento piu' consono all'ambizione maggioritaria. Viceversa Bersani ci ha portato a una strana primaria in un ambito piu' ristretto di "progressisti" che solo dopo si alleerebbero a "moderati", identificati con le forze politiche centriste prima che coi loro elettori. Peraltro col rischio, tutt'altro che teorico, che i progressisti perdano nel prosieguo qualsiasi barriera verso la sinistra piu' conservatrice e contestatrice dell'esperienza Monti, in una sorta di recinto passatista. Tutto cio' esattamente nel momento in cui ampie fasce di elettori si sono sganciate da riferimenti certi alternativi ai nostri e sono stati attratti da noi solo perche' vi e' stata la candidatura Renzi. Un autoconfinamento in una ridotta minoritaria mentre il contesto e' piu' aperto che mai. Per non parlare delle fasce giovanili alla ricerca di una prima collocazione. Le migliori esperienze di centrosinistra di governo, non solo quelle della Terza Via, si sono affermate quando si e' puntato all'unita' dei riformisti senza timori di avere nemici nella sinistra conservatrice. E' quest'opzione fondamentale, tipica del lingotto veltroniano, che vedo di piu' e meglio in Renzi che non in Bersani.

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