Riforma costituzionale - documento
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Adesioni aggiornate al 10 aprile, ore 13.30
L’Associazione Libertà Eguale promuove questo contributo emendativo al disegno di legge del Governo che invia al Ministro Boschi, alla Presidente e ai componenti della Commissione Affari Costituzionali del Senato, su cui chiede l’adesione a studiosi che si occupano di questioni istituzionali
1. In linea generale la proposta di riforma costituzionale del Governo è conforme ai principi e si ispira alle soluzioni adottate dalle grandi democrazie europee e alle conclusioni più condivise del dibattito italiano sulle riforme, in ultimo con la Commissione nominata dal Governo Letta.
Le critiche di principio all’impianto, che propongono nuove o vecchie anomalie nazionali, appaiono essere per lo più il frutto di un antistorico complesso del tiranno, per fortuna ormai ampiamente minoritario, come dimostrato dal dibattito di questi giorni.
2. La ragione fondamentale di una seconda Camera consiste oggi nell’essere luogo di raccordo coi territori, completando e correggendo così il disegno iniziato con la riforma del Titolo V, la quale, in assenza di tale luogo, ha scaricato sulla Corte costituzionale un contenzioso sproporzionato in termini quantitativi e qualitativi. Liberare la Corte da esso significa anche consentirle di svolgere pienamente il suo ruolo di tutela dei diritti dei cittadini. Per queste ragioni è giusto condensare in un unico progetto la riforma del Titolo V e quella del Senato: in ultima analisi il Titolo V, debitamente riscritto, funziona solo se il disegno ha come terminale una Camera in cui sono responsabilizzati nazionalmente i legislatori regionali.
3. Per tale ragione la nostra prima scelta sarebbe puramente e semplicemente il modello del Bundesrat tedesco, la Camera che affronta in modo più convincente in termini di composizioni e di funzioni problemi analoghi in uno Stato non centralista che valorizza gli enti intermedi.
Prendiamo atto che la proposta del Governo se ne discosta per alcuni aspetti e cerchiamo quindi di modificarlo andando il più possibile in quella chiara direzione.
4. Non ha invece alcun senso politico e istituzionale ipotizzare che la seconda Camera debba avere la sua giustificazione in un ruolo politico di contrappeso rispetto alla prima, sia esplicito (mantenendo un doppio rapporto fiduciario) sia implicito (allargando l’area delle leggi bicamerali paritarie, rispetto al progetto del Governo, con clausole generiche, potenzialmente espansive e veicolo di conflitti di competenza come il riferimento ai diritti delle persone). L’esito sarebbe spingere a una “Grande coalizione” permanente di diritto o di fatto tra forze politiche di centrosinistra e di centrodestra, innaturale e dannosa per il Paese.
L’indirizzo politico di maggioranza deve essere scelto chiaramente dagli elettori con le sole elezioni della Camera, come in tutte le grandi democrazie europee.
Per queste ragioni relative alle competenze non appare pertanto coerente riproporre oggi un’elezione diretta dei senatori, che porterebbe con sé abbastanza naturalmente quel ruolo anomalo di bilanciamento politico non auspicabile, ossia a gruppi parlamentari basati su logiche politiche nazionali esattamente come alla Camera.
5. Le considerazioni precedenti portano però a evidenziare, per una migliore coerenza interna, 4 emendamenti che appaiono prioritari:
a) sulla composizione deve essere prevalente il ruolo dei legislatori regionali, senza ignorare l’importanza dei sindaci dai quali è partito nel 1993 il disegno riformatore. Tutti i senatori dovrebbero quindi essere eletti dal Consiglio regionale: per due terzi tra i suoi componenti e per un terzo tra i sindaci della Regione. Non si giustifica invece la Presenza di personalità non derivanti dal suffragio universale, a meno che non si tratti dei soli ex- Presidenti della Repubblica. Le Regioni possono essere suddivise in tre fasce (fino a un milione di abitanti, da uno a tre milioni, oltre tre) in modo da garantire un numero di seggi parzialmente diversificato che tenga conto delle differenze, analogamente al modello tedesco. Sarebbe poi altamente preferibile sul meccanismo di voto adottare, come nel Bundesrat, come metodo ordinario il voto unitario per delegazione regionale;
b) sulla ripartizione di competenze tra legge statale e regionale bisogna riequilibrare almeno su un punto un eccesso di tendenza centralista, stabilendo che l’ordinamento degli enti locali non sia più affidato interamente alla legge statale; essa dovrebbe stabilire solo i principi generali, affidando la normativa puntuale alle Regioni;
c) se è logico che la Camera eletta direttamente abbia un numero di eletti di molto superiore ad un Senato rappresentativo delle comunità regionali e locali ciò non deve favorire eccessivamente la maggioranza politica pro tempore nell'esercizio delle funzioni del Parlamento in seduta comune, con particolare riferimento all'elezione del presidente della Repubblica. Ciò infatti ne indebolirebbe il ruolo di garanzia. Il collegio elettorale chiamato ad eleggere il presidente potrebbe perciò essere composto, ad esempio, dai deputati e da altrettanti delegati eletti ad hoc dai consigli regionali, integrando i componenti del Senato dell'autonomie con quelli mancanti (come sostanzialmente accade in Germania);
d) la maggiore velocità dei processi decisionali e la loro maggiore forza
nel rapporto centro-periferia con la clausola di supremazia richiedono per
bilanciamento l’inserimento del ricorso preventivo di costituzionalità da
parte di un quarto dei deputati o di un quarto dei senatori.
Professori universitari
Elisabetta Catelani, Università di Pisa
Stefano Ceccanti, Università di Roma “La Sapienza”
Salvatore Curreri, Università di Enna
Giuseppe de Vergottini, Università di Bologna
Aldo Di Virgilio, Università di Bologna
Tommaso Edoardo Frosini, Università di Napoli
Carlo Fusaro, Università di Firenze
Tommaso Giupponi, Università di Bologna
Marco Leonardi, Università di Milano
Claudia Mancina, Università di Roma “La Sapienza”
Andrea Morrone, Università di Bologna
Ida Nicotra, Università di Catania
Marco Paolino, Università della Tuscia
Michele Salvati, Università di Milano Statale
Rosario Sapienza, Università di Catania
Paolo Segatti, Università di Milano Statale
Elettra Stradella, Università di Pisa
Sofia Ventura, Università di Bologna
Altri
Ranieri Bizzarri, Pisa
Giovanni Celenta- Salerno
Matteo Maltinti- Bologna
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