Ricordo di Marcello Palumbo, un grande europeista - di R. Sapienza

Il nostro amico Saro Sapienza, esponente del Movimento Europeo, ci segnala un suo ricordo di Marcello Palumbo, europeista della prima ora, infaticabile servitore della causa federalista. Non so quanti di noi abbiano conosciuto, personalmente o per fama, il personaggio ricordato da Saro, ma certamente distinguiamo in questa figura il marchio di quella generazione di ‘padri’ che hanno avuto il coraggio di impegnarsi per l’Europa unita quando un’idea del genere poteva apparire una follia (sulle rovine ancora fumanti di una guerra fratricida). Il pensiero di questi ‘padri’, visionari nel pensiero e realisti nell’azione, è un monito e un incoraggiamento per il nostro impegno presente, in un momento in cui il traguardo ampiamente raggiunto di un’Europa politicamente unita e riconciliata, lo stiamo affondando per ragioni di contabilità e di mancata visione politica. Pensare in grande a volte è semplicemente pensare un po’ più in là del quotidiano – al domani di cui continueremo a far parte solo se lasceremo qualcosa di buono a chi resta. A un anno dalla scomparsa di Marcello Palumbo, un grande europeista Da poco più di un anno Marcello Palumbo ci ha lasciato. Se n’è andato nel mese di settembre del 2011, prima di compiere il novantunesimo compleanno (era nato a Napoli nel 1920) e di poter celebrare il cinquantesimo anniversario della “sua” Associazione dei Giornalisti Europei (della quale fu fondatore e primo segretario generale). Non amo in genere le commemorazioni e i necrologi. Credo infatti che ognuno di noi debba custodire dentro di sé il ricordo delle persone care e che il tempo dedicato al ricordo del passato sia sottratto all’oggi e alla progettazione del futuro. Ma sento il dovere di ricordare un amico e un maestro, di giornalismo, di europeismo, di vita. Da lui ho appreso il mestiere di giornalista (che ho praticato per tanti anni) e la curiosità per la vicenda europea, che mi ha sorretto e ispirato nella mia ricerca accademica. Non sono invece riuscito a far mio quel misto di nettezza e di garbo che lo caratterizzava e che faceva sì che i suoi commenti, anche duri e critici, non riuscissero mai sgraditi a chi ne era il destinatario. Lo incontrai per la prima volta nel 1975 a Lovanio, dove entrambi ci eravamo recati per prendere parte al secondo congresso europeo degli exallievi salesiani, il primo dedicato alla costruzione dell’Europa unita. E poi, negli anni, la consuetudine di un’amicizia, sempre deferente da parte mia, sincera e schietta da parte sua, nonostante ci dividessero oltre trent’anni e un abisso incolmabile quanto a professionalità ed esperienza. Marcello Palumbo era stato tra i primi in Italia ad appassionarsi all’ideale europeista ed era stato presente alla firma in Campidoglio dei Trattati di Roma. E all’Europa aveva dedicato per anni la sua attività sia di giornalista che di editore, con la celebre Agenda Europea, un must per chi negli anni sessanta e settanta si occupava di cose europee. AnchIl nostro amico Saro Sapienza, esponente del Movimento Europeo, ci segnala un suo ricordo di Marcello Palumbo, europeista della prima ora, infaticabile servitore della causa federalista. Non so quanti di noi abbiano conosciuto, personalmente o per fama, il personaggio ricordato da Saro, ma certamente distinguiamo in questa figura il marchio di quella generazione di ‘padri’ che hanno avuto il coraggio di impegnarsi per l’Europa unita quando un’idea del genere poteva apparire una follia (sulle rovine ancora fumanti di una guerra fratricida). Il pensiero di questi ‘padri’, visionari nel pensiero e realisti nell’azione, è un monito e un incoraggiamento per il nostro impegno presente, in un momento in cui il traguardo ampiamente raggiunto di un’Europa politicamente unita e riconciliata, lo stiamo affondando per ragioni di contabilità e di mancata visione politica. Pensare in grande a volte è semplicemente pensare un po’ più in là del quotidiano – al domani di cui continueremo a far parte solo se lasceremo qualcosa di buono a chi resta. A un anno dalla scomparsa di Marcello Palumbo, un grande europeista Da poco più di un anno Marcello Palumbo ci ha lasciato. Se n’è andato nel mese di settembre del 2011, prima di compiere il novantunesimo compleanno (era nato a Napoli nel 1920) e di poter celebrare il cinquantesimo anniversario della “sua” Associazione dei Giornalisti Europei (della quale fu fondatore e primo segretario generale). Non amo in genere le commemorazioni e i necrologi. Credo infatti che ognuno di noi debba custodire dentro di sé il ricordo delle persone care e che il tempo dedicato al ricordo del passato sia sottratto all’oggi e alla progettazione del futuro. Ma sento il dovere di ricordare un amico e un maestro, di giornalismo, di europeismo, di vita. Da lui ho appreso il mestiere di giornalista (che ho praticato per tanti anni) e la curiosità per la vicenda europea, che mi ha sorretto e ispirato nella mia ricerca accademica. Non sono invece riuscito a far mio quel misto di nettezza e di garbo che lo caratterizzava e che faceva sì che i suoi commenti, anche duri e critici, non riuscissero mai sgraditi a chi ne era il destinatario. Lo incontrai per la prima volta nel 1975 a Lovanio, dove entrambi ci eravamo recati per prendere parte al secondo congresso europeo degli exallievi salesiani, il primo dedicato alla costruzione dell’Europa unita. E poi, negli anni, la consuetudine di un’amicizia, sempre deferente da parte mia, sincera e schietta da parte sua, nonostante ci dividessero oltre trent’anni e un abisso incolmabile quanto a professionalità ed esperienza. Marcello Palumbo era stato tra i primi in Italia ad appassionarsi all’ideale europeista ed era stato presente alla firma in Campidoglio dei Trattati di Roma. E all’Europa aveva dedicato per anni la sua attività sia di giornalista che di editore, con la celebre Agenda Europea, un must per chi negli anni sessanta e settanta si occupava di cose europee. Anche in questi ultimi anni aveva continuato la sua militanza europeista ,che gli era valsa tanti riconoscimenti (da ultimo nel 2005 il premio di giornalismo “Kostantinos Kalligas” a Patrasso), anche se gli era toccato in sorte di vedere il progetto europeista avvitarsi tra mille difficoltà e sempre ricominciare il suo accidentato cammino. A noi che restiamo lascia l’esempio di un ideale coltivato e perseguito con l’impegno di una vita, cosa ormai assai rara. Ciao Marcello! http://autonomielibertineuropa.blogspot.it/ e in questi ultimi anni aveva continuato la sua militanza europeista ,che gli era valsa tanti riconoscimenti (da ultimo nel 2005 il premio di giornalismo “Kostantinos Kalligas” a Patrasso), anche se gli era toccato in sorte di vedere il progetto europeista avvitarsi tra mille difficoltà e sempre ricominciare il suo accidentato cammino. A noi che restiamo lascia l’esempio di un ideale coltivato e perseguito con l’impegno di una vita, cosa ormai assai rara. Ciao Marcello! http://autonomielibertineuropa.blogspot.it/

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