Per ricordare il Cardinale Cé

Domenica 17 febbraio 2002 Carissimi, 1. sono passati più di 23 anni dal giorno in cui entrai per la prima volta, come pastore, in questa basilica di San Marco e salii su questo ambone. Ero pieno di timore e non lo nascosi. Mi presentai a voi dicendovi: "Nelle mie mani non ho niente.... Ho solo la Parola di Dio che mi è stata consegnata da Colui che mi ha mandato". In quel giorno il Signore mi disse: "Va'" ed io sono venuto. Oggi lo stesso Signore, per il tramite del Successore di Pietro, mi dice: "Hai terminato la corsa". Io sono qui per ringraziare il Signore, per gli anni che mi ha donato di vivere con voi - eterna è la sua misericordia - e per pronunciare su di voi le sue parole: una benedizione che vorrei vi seguisse sempre: "Il Signore vi benedica e vi protegga, faccia risplendere il suo volto su di voi e vi doni la sua misericordia, rivolga su di voi il suo sguardo e vi doni la sua pace" 2. Mi dà serenità la coscienza che anche il mio "lasciare" è un atto di obbedienza al Signore: anche "il lasciare" è un servizio. Come per amore sono venuto, giovane Vescovo, e ho speso tutte le mie energie, così per amore ora consegno a mani più robuste il timone della nave. E se il rapporto istituzionale fra me e voi cambia, il mistero nuziale che mi ha legato a questa comunità, per la vita e per la morte, diventa, oggi, ancora più profondo. Un giorno Dio chiamò Abramo e gli disse: "Esci dalla tua terra e va…". Oggi Dio chiama me a "uscire" da tutto ciò che in qualche modo era mio, per andare verso la terra dell'amore puro nella preghiera e nell'umile servizio dei fratelli. Penso all'apostolo Paolo che, alla fine della vita, si paragonava alla nave che ormai sta per arrivare in porto: i remi non servono più, si sciolgono le vele; per condurre la nave in porto basta il soffio dolce della brezza. Così spero sia anche per me: è ora che la fatica degli anni superattivi lasci il posto all'azione dello Spirito che tutto porta a compimento (Cfr 2Tm 4,6). "Eterna è la sua misericordia". 3. E' una felice coincidenza che io concluda il mio ministero di guida mentre la comunità inizia la Quaresima, avviandosi verso la Pasqua. Per 23 anni abbiamo camminato insieme, di quaresima in quaresima, verso una Pasqua che è già presente in noi e nella storia, ma non è ancora pienamente posseduta. Come Israele nel deserto, insieme abbiamo faticato e lottato: tentati, come Gesù, dalle preoccupazioni mondane, dalla smania del consenso, dai falsi dei che sollecitavano la nostra adorazione Lo Spirito però non ci ha lasciati soli, ma in tutto il cammino che abbiamo fatto, Dio ci ha portati, come un padre porta il proprio figlio. Perché eterna è la sua misericordia. Le due visite pastorali, l'assillo di far giungere a tutti l'annunzio della salvezza, l'Anno Marciano della fede per rinnovare le promesse del nostro battesimo, il Bimillenario della nascita di Gesù per ravvivare nei cuori la fede nella sua attuale presenza di risorto, la Scuola biblica, quella teologica e i Gruppi di Ascolto per riconsegnare la Parola di Dio ai battezzati laici e alle case, l'impegno a favore dei giovani, degli sposi e delle famiglie, l'attenzione alle fasce deboli della comunità, soprattutto attraverso l'azione della Caritas... sono i tratti del nostro cammino nel deserto, fra le tentazioni del mondo, le incertezze, i dubbi e i limiti della nostra debolezza... E però, insieme, la consolazione dello Spirito che non ci ha mai lasciati soli. Eterna, Signore, è la tua misericordia. Con noi hanno camminato i nostri poveri, talora noi più poveri di loro perché chiusi nel nostro egoismo. Con noi, peccatori, hanno camminato i fratelli che hanno conosciuto, pure essi, l'amarezza del peccato e, con noi, la gioia del perdono. Abbiamo sempre portato in cuore la nostalgia di coloro che non abbiamo saputo coinvolgere, capire o, forse, abbiamo tenuto distanti con la nostra insignificanza cristiana. Ci ha sostenuto, nella quotidiana fatica del Vangelo, la preghiera dei monasteri e quella, pure preziosa, di tanti ammalati e anziani. Abbiamo attraversato stagioni difficili, chiamati a vivere in un mondo che ha conosciuto l'odio, la guerra, le grandi calamità, la violenza, l'ingiustizia. Abbiamo esperimentato anche noi il dramma del terrorismo e, in molti fratelli, la fatica del vivere quotidiano: la mancanza della casa e del lavoro... Siamo stati sufficientemente solidali? Quante volte Dio ci ha perdonato. Nell'arsura, ha fatto scaturire l'acqua dalla roccia e per sfamarci ha fatto fiorire di manna il deserto. Oh, veramente eterna è la sua misericordia! 4. Giunto al termine di questo cammino, portato in braccio come un figlio dal padre, "misericordias Domini in aeternum cantabo". Nonostante mi assalga la paura dei miei limiti e dei miei sbagli, io voglio cantare la misericordia del Signore. Ho conosciuto l'amarezza dell'impotenza e della sconfitta. Come il Signore Gesù ho esperimentato la profonda nostalgia di tanti fratelli e sorelle ai quali avrei dovuto far giungere la lieta notizia dell'amore di Dio e non vi sono riuscito: salga al cielo come supplica per loro la mia preghiera e la sofferenza della mia debolezza. Ho sofferto anche il graduale assottigliarsi del numero dei sacerdoti e l'incapacità da parte mia, di offrire ai giovani motivazioni valide che li muovessero a scelte coraggiose nel servizio del Signore. Benedico il Signore per quelle vocazioni che pure ha concesso alla nostra Chiesa e per quelle ordinazioni che, quasi ogni anno, come dono gratuito, hanno immesso nuove energie nel nostro presbiterio. "Signore, non chiamare in giudizio il tuo servo. Nessun vivente davanti a te è giusto". 5. Voglio ringraziare quanti, in questo cammino di 23 anni, mi hanno aiutato, condividendo il peso della mia debolezza e la fatica della guida d'una grande famiglia. Ringrazio i miei Vicari e collaboratori, i miei fratelli presbiteri, generosi operai del Vangelo, i diaconi, i religiosi, i molti laici impegnati sul versante ecclesiale e su quello d'una testimonianza cristiana nella storia. Ringrazio le migliaia di catechisti, gli animatori dei Gruppi di Ascolto, i membri dei Consigli Presbiterale, Pastorale e Amministrativo, i responsabili della varie Scuole di formazione e della Scuola cattolica, i responsabili dei vari Uffici e quanti hanno generosamente operato nella carità verso i poveri, nella promozione della spiritualità e della preghiera. Io voglio cantare la misericordia del Signore, ma anche la bontà, la pazienza, la longanimità di tanti che mi hanno reso possibile il servizio a questa Chiesa. Voglio ringraziare le Autorità Civili, di ogni ordine e grado, con cui la collaborazione, in tutti questi anni, è stata scrupolosamente rispettosa delle reciproche competenze e serena, ma anche costruttiva e intensa quando si trattava del bene della gente, soprattutto dei più deboli. 6. Io ho ancora una consegna da fare a tutti e sono gli anziani soli, i poveri, i bisognosi, i giovani che hanno smarrito la strada, gli ospiti delle nostre carceri e i deboli nella fede. Come vorrei avere fatto di più per loro: l'amore verso i fratelli più poveri, verso i bisognosi, gli ammalati, le famiglie in difficoltà e i vacillanti nella fede, è un debito che non si finisce mai di assolvere, perché nel fratello bisognoso è Gesù che stende la mano. E Dio ci giudicherà soprattutto su questo. Permettetemi un ricordo tutto personale per le Suore di Maria Bambina che in tutti questi anni hanno formato la mia famiglia: averle accanto a me è stato un grande privilegio. Alcune di esse sono già ritornate alla Casa del Padre, altre sono invecchiate con me. A queste discrete e affettuose sorelle io debbo una immensa riconoscenza. Infine lasciatemi dire che porterò sempre con me la struggente nostalgia delle celebrazioni liturgiche nel nostro San Marco e della partecipazione dell'assemblea. Ho vissuto le celebrazioni dei divini misteri in San Marco come un'eco della liturgia del Cielo e il canto come l'anelito dei pellegrini in cammino verso la patria. San Marco con la sua bellezza e la sua liturgia è stato un grande dono, per cui debbo benedire e ringraziare: eterna, eterna è la sua misericordia. 7. Fratelli carissimi, viene la Pasqua, il trionfo dell'amore. Un Patriarca consegna all'altro l'unico testimone che salva: la fede in quell'amore che ci ama per primo, mentre noi siamo ancora peccatori; un Amore che ama sempre, incondizionatamente e gratuitamente. Guardiamo avanti. Anche nel nuovo Patriarca Angelo è Cristo che viene a salvarci. Gloria a te, Cristo Gesù! Vieni, Signore, noi ti aspettiamo. Vieni a salvarci! http://www.patriarcatovenezia.it/pls/s2ewdiocesivenezia/v3_s2ew_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=38&url_target=http%3A%2F%2Fwww%2Ewebdiocesi%2Echiesacattolica%2Eit%2Fpls%2Fcci_dioc_new%2Fbd_edit_doc_dioc%2Eelenco_doc%3Fid_uff%3D56%26id_dioc%3D218%26vis%3D3

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