Nuovo governo: la scelta è tra Maduro e la nuova Europa, di Luciano Iannaccone

[media-credit id=67 align="alignnone" width="300"][/media-credit] Hanno ragione Stefano Ceccanti ed Umberto Minopoli: mentre Giorgio Tonini vedeva nel tavolo Pd-5 Stelle la possibilità di portare questi ultimi ad una scelta europea, molta parte dei dirigenti aperturisti Pd l’hanno cavalcata come la grande occasione di riportare il partito, grazie ai grillini,   nel  mondo apparentemente rassicurante  della spesa pubblica in deficit e dell’assistenzialismo. Una “sinistra di lotta” collocata al governo, per liquidare definitivamente il “renzismo”, ma anche la ragion d’essere profonda del partito democratico. E pronta ad accogliere, con qualche attenuazione, il  vento del fondamentalismo: da quello anti-industriale ed anti-infrastrutturale a quello ambientale, da quello giustizialista a quello assistenzialista. Si sono dovuti accontentare, all’assemblea nazionale, della ricerca delle ragioni della sconfitta, denunciando un  partito sordo ai bisogni ed alla richiesta di protezione di ampi strati della società italiana. E’ vero, ma non sono stati anche loro a proporre in campagna elettorale un’immagine di “forza tranquilla”, attestata sui risultati del governo Gentiloni più che protesa ad indicare un cambio di passo legato al nuovo inizio dell’Europa ? E non sono stati proprio loro a sottovalutare il disagio di ampi strati popolari legato all’emergenza migranti, a snobbare i grandi risultati di contenimento ottenuti  da Minniti, con gli sbarchi calati di più del 70% negli ultimi dieci mesi, sottovalutazione e snobismo di cui si è ben giovato Salvini per massimizzare il proprio risultato elettorale ? Per non dire della consunta formula del “governo più a destra di sempre”, permeata di un insopportabile nominalismo: massimalismo, giustizialismo, assistenzialismo, diritti senza doveri sono di destra o di sinistra ? Il minacciato dissesto dei conti pubblici è di destra o di sinistra ? Questa dirigenza alla ricerca di “un posto al sole”, sempre e comunque, condivide con molti italiani l’ignoranza (bisognerà pur dirlo) della fondamentale necessità di un nuovo inizio dell’Europa, fatto sia di iniziativa politica riguadagnata sull’indebito “allargarsi” delle tecnostrutture (dal potere giudiziario alle articolazioni burocratiche), di cui ha scritto Angelo Panebianco, che di una rinnovata ed ampliata sovranità europea che ci consenta di affrontare in modo reale e non immaginario le sfide mondiali del presente. Questa è l’unica vera risposta ai bisogni ed al disagio dei cittadini, il resto è illusione ed inganno. Una risposta che va tentata, una bandiera che va raccolta proprio in un momento in cui soffiano in Europa forti venti contrari: Macron non va lasciato solo da quanti credono in un compito ed un destino comuni.   Dovrebbe partire nei prossimi giorni, a meno di incidenti di percorso, il governo di Lega e 5 Stelle. Da italiani dobbiamo augurarci che abbia un Presidente responsabile e che magari, prima di metter mano alle cose sbagliate e pericolosissime scritte nel programma, cominci dai punti positivi che pure non mancano: dalla semplificazione burocratica all’attenzione amica verso le piccole imprese. Tutte cose che renderebbero meno complicata la vita di tanti e contribuirebbero ad aumentare la produttività stagnante di questo Paese. Non si può però tacere che siamo davanti a due strade alternative: quella della responsabilità e della speranza conduce ad un nuovo inizio dell’Europa, quella del deficit provocato dal proliferare della spesa pubblica corrente e dell’assistenzialismo è il sentiero inclinato ed irreversibile che, in tempi non biblici, porterebbe a qualcosa di non dissimile dal Venezuela di Maduro. Pensiamoci bene,  ci pensino gli italiani e i dirigenti di ogni movimento politico presente in parlamento. E si prendano le decisioni proprie ad una assoluta emergenza nazionale. Per quelli del Pd è venuto il momento della chiarezza assoluta, altro che “voltare pagina”!   Luciano Iannaccone                

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