Nove Tesi per l'alternanza - Pietro Scoppola Appunti Dicembre 1988
APPUNTI DICEMBRE 1988 N.9 Appunti di cultura e di politica ------------------------------------- Pietro Scoppola Nove tesi per l'alternanza Vi è un forte contrasto fra il vivace tono di movimento che caratterizza il quadro internazionale e il grigiore che domina invece la scena della politica italiana. Mentre sul piano mondiale si aprono speranze nuove, anche se non ancora definite, di collaborazione internazionale per la soluzione dei grandi problemi dello sviluppo e della pace nel mondo,sul terreno della politica interna sembra ormai che l'utilizzazione degli scandali -reali e presunti- sia l'estrema risorsa di una lotta politica priva di idee e di obiettivi. Si fa più urgente la costruzione di una democrazia compiuta che renda possibile un confronto fra i partiti su programmi e proposte concrete, che obblighi i partiti ad uscire da un gioco cifrato incomprensibile agli elettori, che dia agli elettori stessi, come avviene in tutte le democrazie dell'occidente, reali poteri di decisione e non solo di delega, che consenta a chi governa di assumere precise responsabilità decisionali sulle quali il paese possa poi giudicare. E' un obiettivo - questo della democrazia compiuta - che la rivista «Appunti» ha sempre perseguito. Dieci anni fa, all'inizio del nostro impegno, il passaggio attraverso una esperienza di grande coalizione -come è avvenuto in altre democrazie europee- appariva utile e necessario per il superamento delle preclusioni ideologiche del passato, per accelerare quel processo di omologazione fra le forze politiche necessario alla democrazia della alternanza. Ma non abbiamo mai pensato che la solidarietà nazionale fosse un punto di arrivo e di non ritorno nello sviluppo della democrazia italiana. Esaurita quella esperienza l'impegno politico della rivista si è concentrato sui temi della riforma dei partiti (e in particolare della Democrazia Cristiana) e poi della riforma delle istituzioni: due temi funzionali anch'essi all a costruzione di una democrazia matura. Siamo stati critici del pentapartito nella interpretazione «strategica» che una parte significativa della D.C. ha tentato di darne -come ritorno e assestamento cioè della politica italiana su una formula di centro sinistra- proprio perché vedevamo in esso un freno al necessario sviluppo verso l'alternanza. Oggi, di fronte alla crisi del partito comunista, il pentapartito appare ad alcuni come l'ambito entro il quale dovranno delinearsi i due poli dell'alternanza: il quadro è ancora una volta mutato. Ma non si tratta di inseguire a livello di semplice commento politico l'incerto e complicato evolvere dello scenario della politica italiana: un tale compito sarebbe, oltreché deludente, impossibile per un mensile. L'ambizione di questa rivista, coerente con la sua precedente esperienza, vorrebbe essere quella di portare un contributo ad una riflessione sulle realtà che sono al di sotto della evoluzione delle formule e delle immagini effimere della politica. Oggi più chiaramente che in passato si può e si deve comprendere che la democrazia della alternanza non è una formula di schieramento che si sostituisce ad un'altra, ma un cambiamento nel modo di sentire e praticare la politica, che implica una revisione profonda di mentalità e di cultura. Vorremmo, in questa alternanza, che aleggia sulla politica italiana come un incubo o come un mito, «guardarci dentro», interrogarci sulle condizioni che la rendono praticabile, sulla sua efficacia e sui suoi limiti, proporla sì come obiettivo necessario ma al tempo stesso demitizzarla rispetto alle dimensioni ben più complesse e profonde della crisi di sviluppo della democrazia dell'occidente. Su questi temi già da tempo è aperto il dibattito sulle pagine di «Appunti». Perché esso possa svilupparsi in maniera più sistematica può essere utile cercare di riassumere, quasi in forma di tesi, alcuni punti sui quali si èconcentrata l'attenzione del gruppo redazionale e potrà svilupparsi la discussione: 1) Sono esaurite le condizioni storiche che hanno reso possibile, necessario ed utile in Italia un sistema politico, anomalo rispetto al modello delle grandi democrazie occidentali, di aggregazione verso il centro per la formazione delle maggioranze di governo. Tale sistema era essenzialmente l egato, nel secondo dopoguerra, alla forte divaricazione esistente nel paese fra le diverse culture popolari e fra le condizioni sociali ed economiche e alla duplice e forte influenza, sulla politica e sui partiti italiani, della eredità del fascismo da un lato e del leninismo dall'altro:due eredità non compatibili con la democrazia. Queste condizioni st oriche sono venute meno. Centrismo e centro sinistra sono state le tappe dello sviluppo del sistema di aggregazione verso il centro della maggioranza di governo. La solidarietà nazionale ne è stata l'ultima espressione, necessaria e positiva come ris posta alla crisi degli anni Settanta e come elemento di passaggio alla democrazia dell'alternanza. Ma questa formula non è oggi riproponibile: ogni richiamo ad essa appare nostalgico e irrealizzabile, destinato perciò a rappresentare un eleme nto di freno alla ulteriore e necessaria evoluzione del sistema politico italiano. 2) La sopravvivenza, ormai per forza di inerzia, del sist ema di aggregazione al centro comporta costi crescenti sul piano della moralità pubblica, della selezione delle classi dirigenti e della efficienza stessa del sistema, co n effetti negativi sul senso della cittadinanza, della qualità della vita e degli obiettivi di equità sociale. Non esistono successioni storiche possibili al ruolo di centralità svolto nel quarantennio trascorso dalla Democrazia Cristiana: si impone ormai la scelta fra un esercizio spregiudicato di un «potere di coalizione» che, rendendo irrile vante il dato numerico del consenso, rappresenta una grave minaccia per la democrazia italiana e un sistema di alternanza che ripristini il principio di maggioranza. L'obiettivo di un passaggio ad un sistema compiuto di alternanza, che sirealizzi con una reale alternativa, sempre reversibile da parte dell'elettorato, rappresenta ormai l'elemento centrale di ogni azione riformatrice. Questo passaggio implica non solo una riforma istituzionale e in particolare del sistema elettorale, ma anche una profonda revisione di cultura, di mentalità e di comportamenti in tutti i settori della politica e della società italiana. 3) Non vi sono spazi in una democrazia dell'alternanza per la cultura e per la prassi consociativa: momenti di grande coalizione possono essere ipotizzati come risposta a particolari situazioni di emergenza, ma rappresentano l'eccezione. Uno schieramento come quello di Palermo è un fatto positivo, che va difeso contro ogni tentativo di normalizzazione sui moduli nazionali, proprio per il suo carattere eccezionale di fronte all'emergenza mafia. 4) In un sistema di alternanza la Democrazia Cristiana è chi amata dalla sua storia e dalla sua naturale base elettorale ad essere partito alternativo allo schieramento di sinistra. Ma nella società che si va prefigurando alternativo alla sinistra non significa necessariamente conservatore, né la sinistra è garanzia della qualità del cambiamento,come si è visto in molte esperienze sociali e di governo locale. Questo scenario aperto rappresenta una opportunità e una sfida anche per la sinistra democratico-cristiana, che dovrà coerentemente ridefinire il suo ruolo rispetto a quello svolto nel recente passato: non sarà più elemento trainante nella D.C. per una politica di progressivo ampliamento delle basi diconsenso alla democrazia e alla funzione di governo; ma elemento qualificante del programma e della iniziativ a della D.C. ai fini anche della conquista dei settori centrali e decisivi dell'elettorato, a cominciare da quello di area cattolica. 5) Il definitivo superamento della democrazia consociativa e quindi la formazione dei due poli dell'alternanza sono legati all'esito di quella che viene definita la «contesa a sinistra» per la leadership della alternativa. L'esito della contesa non è scontato. Le ultime consultazioni elettorali hanno messo in dubbio il primato del P.C.I.: il P.S.I. può aspirare alla leadership. I due contendenti non giocano ad armi pari, perché i socialisti possono contribuire a decidere le regole del gioco dall'interno della maggioranza edel governo. Ma rimane da stabilire quanto la iniziativa e il successo del P.S.I. abbiano superato la crisi della sinistra (posta in evidenza dalla crisi del P.C.I.) e quanto invece restino interni ad essa. In ogni caso la politica perseguita da larghi settori della D.C., diretta a tenere agganciato ad ogni costo e ad ogni prezzo il P.S.I. alla attuale maggioranza di governo, favorisce un più efficace e spregiudicato esercizio, da parte di quest'ultimo, del potere di coalizione, impedisce perciò un chiarimento dei termini reali della crisi della sinistra e rappresenta un elemento di freno nella evoluzione del sistema politico italiano. D'altra parte il rimpianto della solidarietà nazionale presente nelle file della sinistra D.C. e in molti ambienti cattolici è anch'esso un elemento di freno per la evoluzione del sistema e sottrae il P.C.I. alla responsabilità di misurarsi con una vera cultura di governo. 6) In una democrazia dell'alternanza la Chiesa e la presenza cattolica nel suo insieme non possono assumere caratteri di parte dal punto di vista degli schieramenti partitici. Il loro compito nel civile e nel politico non cessa, anzi si accentua, ma su un piano diverso: quello del consolidamento e dove occorra della ricostruzione delle riserve etiche della democrazia. La Democrazia Cristiana non dovrebbe perciò godere più di alcun «mandato» e di alcun trattamento preferenziale da parte della istituzione ecclesiastica: sarà veramente «ridotta allo stato laicale». La sua funzionesarà quella di un partito fra partiti, aspirante e concorrente con altri alla conquista dell'elettorato e anche di quello cattolico. Gli elettori cattolici, in coerenza con le esigenze della coscienza cristiana, saranno liberi nella loro responsa bilità di cittadini di orientare il loro consenso verso partiti e schieramenti diversi. Il giudizio sulla compatibilit à delle diverse scelte politiche con le esigenze della coscienza cristiana sarà discusso e verificato nella comunità ecclesial e, ma non potrà più essere autoritativamente formulato. 7) Il voto cattolico, nelle sue espressioni più qualificate, risulterà di fatto determinante solo una volta che, in un sistema di alternanza, si siano definiti due schieramenti: l'impegno della D.C. sarà quello di tenerlo legato al parti to con proposte e iniziative credibili; ma sono prevedibili e legittime analoghe iniziative da parte dello schieramento alternativo per spostare in suo favore il consenso di consistenti settori dell' elettorato cattolico. 8) Un ruolo importante, già nella fase di transizione alla alternanza, possono assumere gruppi, associazioni e movim enti di ispirazione cattolica i quali contribuiscano di fatto afar emergere e a far valere esigenze qualificanti di contenuto: è loro compito contribuire a sollecitare le riforme istituzionali necessarie alla transizione alla alternanza e tra queste prima di tutto una riforma del sistema elettorale che assicuri ai cittadini elettori un reale potere di scelta; ma sarà loro compito, anche, contribuire, nei due schieramenti, a qualificare i contenuti e lo stile morale della nuova stagione politi ca nel senso della solidarietà con gli ultimi e della crescita di una nuova e più esigente cittadinanza di tutti. 9) Il «cattolicesimo democratico» come tradizione di cultura e di impegno politico può svolgere un ruolo decisivo non più solo nella D.C. ma anche fuori di essa nel confronto apertocon altre tradizioni culturali e altre forze politiche. Sembra giunto cioè il momento di un impegno articolato del cattolicesimo democratico non riducibile negli spazi di un partito: si tratta di verificare se esso ha la capacità culturale e la forza di contribuire non più solo nell a D.C. ma anche nella sinistra alla costruzione della nuova stagione della democrazia italiana. Su questi temi il dibattito -già aperto negli ultimi numeri - viene ripreso e approfondito nei contributi che seguono. Vorremmo che esso restasse aperto e potesse svilupparsi nei prossimi numeri anche con apporti di diverse aree culturali e politiche.
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