Nino Labate su Casaleggio

PERCHE’ HO SEMPRE AMMIRATO CASALEGGIO Interprete dell’utopia 2.0 dei nostri giorni, innamorato della scienza–tecnica e degli affari, Casaleggio era anche un uomo colto riservato e schivo. Non lo dimostrava perché non amava mettersi in mostra. Amava molto di più scrivere e sognare, comandando a distanza mentre rimaneva seduto per ore davanti al suo Pc. Era per questo umilmente appartato. Ma chi lo ha conosciuto riferisce di questo suo robusto tratto culturale che lo portava, come spesso capita, all’autoreferenzialità causata dall’insofferenza aristocratica verso i mediocri. Educato al comunitarismo olivettiano e all’autogestione, era però contraddittoriamente scettico sul collettivo e puntava molto sulle capacità individuali e poco sui rapporti interpersonali e sulla collegialità. Il pluralismo forse non era una categoria sociologica e politica che lo interessava perché fortemente convinto sulla validità di un unico pensiero e sulla inevitabilità e unicità del leader e dei gruppi guidati da un Capo, e che lui preferiva “tele-guidare”. La democrazia partecipata ? Neanche a parlarne! Era in questo un platonico perché solo i sapienti scelti potevano governare il popolo e potevano perseguire la giustizia. Ma era inconsapevole figlio dell’etica individuale calvinista e dello “…spirito del capitalismo” che lo hanno sempre persuaso di essere unto del Signore. Non è stato il solo “unto” della c.d. seconda repubblica italiana , ma è stato il solo che ha avuto il coraggio di riproporre la democrazia diretta ateniese semplificandola attorno al web, e alimentando in questo modo le illusioni della sovranità popolare permanente che poteva, forse, essere esercitata in una Città-Stato di 15-20 mila abitanti e con i cittadini dispersi nelle campagne e non associati. Crea dunque il suo Movimento contro i partiti fondandolo su se stesso in quanto predestinato. Un contro-partito virtuale il suo. Che poi risulta forte nei consensi elettorali, quando incrocia la crisi epocale del partito politico di massa novecentesco. Quello “analogico” dei rapporti interpersonali, delle sezioni e circoli di territori ma tendenzialmente inquinato e compromesso con pezzi forti di società civile. Quello oligarchico contro cui hanno lottato invano le allegre primarie deregolamentate. Ma anche quello tutto sommato delle discussioni violente, del confronto tra correnti (di idee) diverse e della mediazione ma anche della inevitabile e ragionevole decisione, che sembra ormai messo in cantina. Un anti-partito il suo, insomma, senza corpi intermedi e senza classe dirigente, che si rafforza quando la democrazia rappresentativa entra in crisi e subentra il rapporto ( comunicativo) diretto tra leader ed elettorato diventato nel frattempo di sconosciuti follower. E quando la cabina elettorale si trasforma in un i pod per strada , o in un tablet sulla macchina, avendo un unico, anzi un doppio ma indiscutibile al limite della “scomunica” riferimento, concentrato sul mistero del suo carisma e su quello comunicativo del suo sodale Grillo. Non so se l’invito al meeting di Comunione e Liberazione sia stato voluto da qualche suo amico d’infanzia che frequentava assieme a lui la parrocchia . E ignoro se al fondo della sua coscienza ci fosse qualche traccia di fede religiosa. Spero tanto di sì, a conforto delle preghiere di quel manipolo di cattolici grillini. Ce lo diranno sicuramente i tanti libri che usciranno quanto prima sulla sua vita. Un giorno non tanto lontano gli storici e i sociologi, ci dovranno però anche dire se sia stato proprio lui a incanalare e rappresentare sin dentro il Parlamento la nuova protesta giovanile. Evitandoci moti di piazza antisistema e antipolitici assieme ad inutili girotondi e a pericolose occupazioni. So bene che il M5S è anche altro. Ma c’è quel picco di voto che riguarda i giovani (uomini) fra i 18 e in 34 anni che mi ha sempre fatto divagare. Si tratta di giovani disoccupati e precari alla ricerca di lavoro. Che vivono con la pensione del padre. Giovani diplomati senza futuro e senza diritti pronti a partire verso un Europa diventata più chiusa dimenticando i suoi Padri fondatori, o verso continenti sconosciuti. Giovani arrabbiati con “l’establishment…of law and order” , con le classi dirigenti di società civile e politica. Scettici sulle promesse di cambiamento. Insomma giovani spesso capaci, ma nella loro esuberanza giovanile antisistema per “…antipartito preso” . Un fenomeno qui in Italia non nuovo. Che nei dintorni del ’68 si trasferì su alcune avanguardie rivoluzionarie e su alcune frange, indossando gli abiti del tragico brigatismo in virtù di ideologie ottocentesche in quegli anni importate dalla Cina. Dobbiamo forse ringraziare Casaleggio che istituzionalizzando un Movimento così fatto e con questo potenziale “anti” ha evitato il peggio dei conflitti sociali? Che ha evitato una democrazia geriatrica e minoritaria del 40% dal momento che i giovani – e non solo - non vanno più a votare? Non so rispondere. Devo tuttavia confessare che ho sempre ammirato gli utopisti e i visionari come Casaleggio, perché senza di loro il pensiero diventa veramente unico. Rimango invece fortemente convinto che dobbiamo dare urgenti risposte alle contraddizioni sociali e politiche che il M5S è riuscito ad intercettare grazie al suo “ideologo, e che da oggi in poi cominciano ad essere verosimilmente in libera uscita. Nino Labate

Condividi Post

Commenti (0)