Lo spazio a sinistra

Lo spazio a sinistra dal Quotidiano Nazionale di oggi Stefano Ceccanti DI PER Sé, uno spazio a sinistra del Pd esisterebbe. Infatti Renzi, come aveva anticipato l’Ulivo di Prodi, di cui non faceva parte il Prc, e ancor più Veltroni nel 2008, non ha il complesso del «nessun nemico a sinistra» tipico della cultura comunista. Esattamente come tutti i partiti europei di centrosinistra, che sanno di dover fare politiche innovative sul welfare e di dover affrontare la questione dell’uso della forza in politica internazionale: la Spd ha preferito la grande coalizione rispetto alla Linke, Hollande sin dall’inizio ha avuto contro il Front de Gauche e ora anche i Verdi, il Psoe e i socialisti portoghesi hanno sempre avuto una chiara frontiera a sinistra. Non si possono includere realtà che furono un tempo antagoniste, ostili alle politiche di welfare che stabilizzavano i sistemi, e che, in assenza di orizzonti alternativi, sono diventate conservatrici, nell’illusione che difendere gli strumenti del passato significhi difendere i diritti. La posizione di quelle forze è comunque chiara. Per quanto quell’elettorato sia in parte ipotecato dalla protesta del M5S, Landini si rivolge ad esso con un lessico un po’ confuso sui passaggi tattici, ma comunque comprensibile, della conservazione del welfare tradizionale. NON SI capisce invece la minoranza del Pd e si capiscono ancora meno i suoi giovani. Cuperlo accusa D’Alema per quelle parti di eredità che invece sarebbero positive (la sfida al tradizionalismo sindacale, forse anche l’intervento in Serbia, che ha avvicinato quei Paesi all’Ue); Fassina sfida Bersani, ma mentre scivola su una linea anti-Euro propone papa Francesco come nuovo riferimento della sinistra alternativa. Ora, al di là del fatto che la Chiesa cattolica ha una posizione tradizionale pro-Ue e papa Francesco pro uso della forza contro l’Isis, non sembra che quest’ultimo abbia sostituito a principi non negoziabili di destra dei principi di sinistra. Sembra voler applicare anche ai temi della famiglia quella distinzione tra principi forti e strumenti da valutare laicamente, che è tradizionale nella valutazione articolata dell’economia di mercato. Tutti sembrano poi unirsi nella polemica di dubbia efficacia contro il nuovo Senato (figlio della proposta Violante) e per ridurre il numero dei candidati bloccati, eliminando i capilista e sostituendoli con ridotti listini (si fa fatica a spiegarlo a studenti di Scienze politiche). C’è la sinistra di governo di Renzi e quella di opposizione di Landini. Altro non c’è.

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