La solitudine del cittadino
di Dario Catena Il volume affronta l’impatto dei processi di globalizzazione e di unione europea sulla costituzione del ’48 e sulla teoria costituzionale a partire dal concetto di sovranità al centro dell’attenzione di Giovanni Bianco. Sorge il dubbio che si dia fronte ad un vero e proprio processo di privatizzazione globale, per cui il diritto non possa più "governare, ordinare o almeno orientare la globalizzazione conferendole forma e certezza, anche a causa della formidabile rivoluzione tecnologica in atto". In questo nuovo contesto teorico-pratico che spazio resta al recupero della sovranità politica "nel vuoto immanente di uno spazio senza forma" prodotto da una deterritorializzazione del diritto, anticamera di un nuovo nichilismo sono giuridico? L'altra faccia della medaglia è la drammatica solitudine del cittadino nello Stato neo-liberale, conclusione a cui perviene Antonello Ciervo, che sulla scorta di un importante saggio di Dardot e Laval attribuisce agli Stati, soprattutto quelli più forti, la responsabilità di "aver introdotto e universalizzato nell' economia, nella società e finanche al proprio interno la logica della concorrenza il modello dell’impresa". Che della nuova realtà, in cui è la dimensione sovranazionale a dettare le regole del gioco, il sistema costituzionale dell'Unione Europea è, per Amedeo Barletta, l'esempio emblematico, un "tertium genus, tra l’organizzazione internazionale e la struttura a carattere federativo" che vive una fase di continua trasformazione la cui complessità istituzionale, anche a causa del ruolo relativamente ridotto del Parlamento europeo e della difficile intelligibilità delle procedure, decisionali, relega, soprattutto nell'attuale fase di grave crisi economica, il cittadino europeo a un ruolo di mera comparsa. L'impatto di questi complessi processi, di cui, il saggio introduttivo di Carlo Amirante, curatore del volume, è una sintesi critica, si traduce in riforme che rischiano di provocare un vero e proprio stravolgimento della Costituzione. A partire da quella che Matteo Cosulich considera "la madre di tutte le riforme", il sistema elettorale (Italicum) sul quale gravano gli stessi vizi di costituzionalità contestati dalla Corte Costituzionale al "Porcellum". Questa legge anticipa e si collega alla riforma del Senato con la quale hai comune gli obiettivi di semplificare e rafforzare la forma di governo. Se, infatti, nessun partito raggiunge il 40% dei voti, nel ballottaggio, in virtù dei premi di maggioranza, la lista risultata magari minoritaria al primo turno, si trasforma in signora del Parlamento e del governo. Ma il nuovo Senato, non più espressione della sovranità popolare, può essere davvero un efficace e “rappresentativa” Camera delle autonomie e a un tempo adempiere i delicati compiti che la riforma costituzionale le riserva? E' la domanda chi si pone Silvio Gambino che lamenta innanzitutto l'abbandono dell'originaria opzione federalista in favore di soluzioni tutt'altro che univoche e lineari a partire da un evidente tendenza a favore competenze legislative, dalla cancellazione della legislazione concorrente e l'adozione della clausola di salvaguardia dell'interesse nazionale che rischia di comprimere l’autonomia delle Regioni. Una riformare Titolo V che tocca anche il delicato settore dei Beni Ambientali e Culturali su cui Emma Imparato esprime perplessità circa un ritorno al centro di competenze non solo legislative, che per l’effetto della politicizzazione-accentramento dei relativi compiti di valorizzazione potrebbe confermare i rischi di gestione clientelare e strumentale dei cosiddetti grandi eventi. L’esperienza esemplare del Comune di Napoli di recupero di siti storici come sedi di attività culturali e artistiche al servizio della cittadinanza è il banco di prova del nuovo modello di gestione dal basso dei Beni comuni, originale forma di democrazia partecipativa alla quale Alberto Lucarelli ha dedicato importanti contributi. “La Costituzione Italiana: Riforme o stravolgimento?” Carlo Amirante (a cura di) AA.VV, Giappichelli, 2016. 19 euro. (“ Le monde diplomatique. Il Manifesto”, settembre 2016, pag.22)
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