La mia intervista sull'Italicum al settimanale diocesano di Treviso

Italicum, ora o mai più Renzi preme per l’approvazione definitiva della nuova legge elettorale entro le regionali. La minoranza del suo partito resiste. Ma secondo il costituzionalista Ceccanti “si tratta di una buona legge, da troppo tempo attesa e in grado di garantire la governabilità”. Parole chiave: stefano ceccanti (1), legge elettorale (8), italicum (4), renzi (55), pd (16) Italicum, ora o mai più 03/04/2015 di Bruno Desidera La nuova legge elettorale, il cosiddetto Italicum, è allo sprint finale. In settimana, alla ripresa dei lavori parlamentari dopo Pasqua, la Camera dei deputati inizia ad analizzare il testo modificato e approvato del Senato. Se non ci saranno ulteriori modifiche, il Paese avrà la sospirata nuova legge elettorale. E che non ci debbano essere modifiche lo ha stabilito, in modo perentorio, il premier e segretario del Pd Matteo Renzi. Nella direzione del suo partito, lunedì scorso, ha chiesto anche alla minoranza interna di “adeguarsi”: di tempo per discutere ce n’è stato fin troppo, questo il succo del discorso; rispetto all’impianto iniziale il progetto di legge è stato più volte modificato. Di conseguenza, la legge va approvata prima delle regionali e soprattutto non deve tornare al Senato, dove i numeri per la maggioranza sono particolarmente risicati. La minoranza non ci sta e stavolta promette di mettersi di traverso, a cominciare dall’ex segretario Pierluigi Bersani. Due gli aspetti della nuova legge che non piacciono alla minoranza Pd: i capolista nominati (mentre per gli altri eletti sono previste le preferenze) e il premio di maggioranza alla lista più votata, senza possibilità di formare coalizioni al ballottaggio. Il prof. Stefano Ceccanti, in passato presidente della Fuci, docente di Diritto Costituzionale ed ex senatore del Pd, spiega in questa intervista perché, da “tecnico” della materia sta dalla parte del premier. Questa legge va bene, professore? Tutto è perfettibile, ma questa è una buona legge, da approvare così com’è. Il Paese da troppo tempo la attende e molti mesi sono passati da quando la Corte costituzionale ha bocciato la precedente legge, il cosiddetto “Porcellum”. E le critiche della minoranza Pd? Sono essenzialmente due. Per quanto riguarda i capolista nominati, la controproposta della minoranza è di formare, invece, dei listini bloccati regionali e per il resto mantenere le preferenze. Rispetto all’attuale testo si tratta di una sottigliezza tecnica. L’altra obiezione è invece sostanziale e mette in discussione il premio di maggioranza alla lista, invece che alla coalizione. Ebbene, una critica di questo tipo colpirebbe al cuore l’impianto della legge, tanto vale dire che si deve ricominciare da capo. Perché? Il fatto di attribuire il premio alla lista più votata nasce da due preoccupazioni: avere un vincitore certo, eventualmente con il ballottaggio tra le due liste più votate, ed evitare le coalizioni litigiose che in passato hanno bloccato la governabilità del Paese. Non mi pare che si tratti di un dettaglio. Proprio il premio di maggioranza alla lista suscita la preoccupazione di qualcuno. E se alla fine a prevalere fosse qualche partito populista? No, non sono d’accordo. Le liste populiste sono il prodotto di istituzioni che non funzionano. Se noi le facciamo funzionare, queste forze politiche si sgonfiano. La cosa interessante è che c’era lo stesso dibattito in Francia, nel 1956. In quel tempo aveva successo un partito qualunquista guidato da Pierre Poujade e c’era chi criticava la riforma semipresidenzialista sostenendo che sarebbero andati al ballottaggio comunisti e qualunquisti. Ma le cose non sono andate così e i qualunquisti sono presto spariti. Certo, non escludo che, con l’Italicum, in alcune situazioni storiche una lista populista possa andare al ballottaggio, ma poi perderebbe. Qualcuno sta facendo confusione tra Politiche ed Amministrative, l’Italia non è Parma. Resta il fatto che con questa legge non spariscono i “nominati”... Partiamo dal fatto che, nella lista che diventerà maggioranza e che avrà responsabilità di governo ci saranno 100 “nominati” e 240 eletti con le preferenze. Si ricorda cosa accadeva con la legge proporzionale in vigore nella Prima Repubblica? Alla Camera c’erano le preferenze, al Senato i collegi e qui spesso si mettevano in lista personalità che avevano delle qualità per stare in parlamento pur non avendo un bacino di voti. Ecco, in qualche modo la legge tende a mantenere questo principio, anche se in una sola Camera. Altra obiezione: con questa legge e con la riforma del Senato ci sarà una maggioranza fortissima. Non crede che manchi qualche contrappeso? No, in questo modo andiamo in asse con le altre democrazie europee. Oppure bisogna che ci diciamo che in Italia non è possibile vincere le elezioni con chiarezza e governare di conseguenza. Tra l’altro, tengo a sottolineare che i quorum per eleggere le varie cariche istituzionali sono tutti più alti rispetto a quanto attribuito dal premio di maggioranza. Lei ha fatto parte nel 2013 dei sessanta saggi nominati da Napolitano per formulare alcune ipotesi di riforma. Le attuali proposte di legge elettorale e riforma del Senato sono coerenti con quel lavoro? Certamente sì, durante quel periodo erano emerse anche ipotesi simili a quelle che ora sono rimaste in campo. In definitiva, come legge la dura opposizione della minoranza del Pd? Tutte le posizioni sono sostenibili, ma mi pare che i toni eccessivi siano dettati dall’idea di cercare una rivincita precoce nei confronti di Renzi. Nei partiti, poi, le minoranze combattono ma alla fine accettano le decisioni prese a maggioranza. Tutti in queste settimane hanno fatto a gara nel ricordare che Mattarella si dimise da ministro, in disaccordo con la legge Mammì. Ma pochi hanno ricordato anche che alla fine il deputato Mattarella votò quella legge perché quella era stata la decisione del suo partito. Bruno Desidera Forse ti può interessare anche: - See more at: http://www.lavitadelpopolo.it/Societa-e-Politica/Italicum-ora-o-mai-piu#sthash.EsZTUXIx.dpuf

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