Italy public spending: where does the money go?
Un eccellente inchiesta sulla spesa pubblica in Italia è apparsa sul Guardian della scorsa settimana, con allegato grafico interattivo di visualizzazione del relativo andamento, diviso per settori e regioni. Il report trae origine da un progetto per l'accesso ai dati pubblici in formato aperto, noto appunto come “open data” ed è stato realizzato in due giorni da un piccolo gruppo di informatici, giornalisti e volontari in occasione del convegno “La politica della trasparenza e dei dati aperti” tenutosi alla Camera dei Deputati e organizzato dalle associazioni che si occupano di trasparenza e dati aperti . Gli “open data” hanno ottenuto negli ultimi anni molte vittorie, la più rilevante in seguito all'elezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti. Uno dei primi provvedimenti del neo presidente è stata infatti la Open government directive, che ha ingiunto la pubblicazione su internet di tutti i dati pubblici delle amministrazioni governative. Seguendo il modello statunitense vari Paesi hanno avviato procedure simili: Inghilterra, Australia, Canada. In Italia si è mossa in tal senso la Regione Piemonte e sono emerse con forza le esperienze di Linked Open Camera e Senato e di OpenParlamento, mentre altre regioni italiane, tra cui il Lazio, si stanno attivando con progetti di legge regionali specifici. Alla vigilia dell'approvazione del federalismo fiscale, a quasi due anni dalla riforma Brunetta e a 6 anni dall'approvazione del Codice dell'Amministrazione Digitale (da pochi mesi ulteriormente rafforzato), sono state presentate e discusse le iniziative in corso sulla trasparenza, i progetti in atto per il riutilizzo dei dati provenienti dalla Pubblica Amministrazione, le prospettive e gli obiettivi futuri. Particolare attenzione è stata dedicata allo stato di avanzamento dell'anagrafe pubblica dei rappresentanti dei cittadini, alla questione della trasparenza dei bilanci degli enti locali e al valore economico dei dati pubblici. La spesa principale è legata alla Previdenza e alle Integrazioni Salariali: 285 miliardi di euro. Le regioni con la spesa più alta in questo ambito sono Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Toscana con un dato che supera i 20 miliardi di euro con un picco di 49 per la Lombardia. La Sanità è la seconda voce di spesa più importante con la Lombardia che nel 2008 ha speso 18 miliardi di euro, seguita dal Veneto, dalla Campania e dall’Emilia Romagna con circa la metà. La Valle d’Aosta è la regione che spende meno in termini assoluti, essendo tra le più piccole, e se la cava con 270 milioni di euro. I dati nazionali del grafico ci dicono che il 37,85% della spesa pubblica è per la Previdenza e le Integrazioni Salariali, il 13,39% per la Sanità e il 13,66% per l’Amministrazione Generale. Poi c’è un salto notevole, quasi della metà, prima di arrivare alla voce di spesa successiva che è l’Istruzione con il 7,61%. Per la Difesa la spesa è del 2,42%, per la Sicurezza pubblica e l’1,34% per la Cultura e i servizi ricreativi. All’Ambiente va lo 0,9% della spesa, 0,65% per lo Smaltimento rifiuti e 0,15% per le Telecomunicazioni (nel 1996 la spesa era dello 0,55%). L'articolo del Guardian qui: Posted by Simon Rogers Tuesday 19 April 2011 guardian.co.uk How does Italy's public spending break down? A lightning visualisation by Open Spending shows how it works - and launches a new project to promote open data • See the interactive graphic of this data • Get the data
There is a lot of interesting work going on in the Italian open data community at the moment. Organisations such as the Italian Open Government Association are doing a great job at pulling people together from different parts of the Italian government to make the case for open dataThe data itself comes from Italy's Regional Public Accounts (RPA) project and covers from 1996 to 2008. You can download it below.
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