Introduzione Presidenza - Democrazia e Sistema dei Partiti Bari 1989

49º CONGRESSO NAZIONALE della FUCI Camera di commercio - Ateneo Bari - 29 marzo/2 aprile 1989 Interdipendenze, comunicazione e conflitti Percorsi della ragione e provocazioni della fede nella metamorfosi del moderno Atti pubblicati in Ricerca,Nuova Serie di. Azione Fucina, ANNO V, Nr.9/12 – Settembre/Dicembre 1989 ________________________________________________________________________________ DEMOCRAZIA E SISTEMA DEI PARTITI IN ITALIA Il sistema dei partiti e il futuro della democrazia Introduzione della Presidenza Nazionale Qualcuno potrebbe giudicare inappropriata all'assise di una associazione ecclesiale come la nostra, per il contenuto e gli interlocutori, la discussione che stiamo per aprire.Noi crediamo al contrario che essa possa iscriversi precisamente in quella tradizione di riflessione "alta" sulla politica e sulla democrazia che è sempre stata il contributo peculiare che la Fuci ha offerto alla comunità ecclesiale e civile nel nostro paese. La peculiarità e l'importanza di un lavoro culturale come quello che proviamo a condurre sta - crediamo - nella capacità di intuire e dar forma di intelligenza razionale degli avvenimenti a quello che cambia negli scenari, nel clima e nella qualità del nostro vivere collettivo, e sta nella ricerca intellettualmente rigorosa delle condizioni di una possibile crescita umana e civile. E' anche attraverso questo esercizio che maturano coscienze cristiane libere, responsabili e non disincarnate. E' in questo modo, crediamo, che possiamo dare, per quel poco che ci è possibile, un contributo alla società - sempre più globalmente interdipendente - di cui siamo partecipi. Ma oggi ci sono alcuni motivi in più che impongono una attenzione non superficiale e non astratta a quanto accade nella nostra vita politica. Le grandi mutazioni sociali e culturali che abbiamo descritto con la metafora delle metamorfosi della modernità, i nuovi equilibri internazionali, il crescere di una nuova partecipazione e di nuove domande post-materialistiche enfatizzano il consumarsi progressivo e il palesarsi della crescente inefficacia degli equilibri e delle forme attuali della politica. In qualche modo proprio la percezione -forse ancora imprecisa, inconsapevole- di questi fenomeni, giustificano la f orte ripresa di interesse per l'impegno politico da parte delle comunità cristiane del nostro paese. Noi, lo diciamo per inciso, ci sentiamo profondamente impegnati a non far mancare il nostro modesto contributo a questo cammino appena avviato. Anzi esso dovrà rappresentare sempre più un elemento non marginale nel lavoro dei gruppi locali, anche in ragione di quell'urgenza di un impegno fattivo sul terreno sociale e politico che Giovanni Paolo II ha richiamato con la Sollicitudo Rei Socialis prima e poi anche in alcuni significativi passaggi della Christifideles Laici. Già da alcuni anni abbiamo all'ordine del giorno della nostra riflessione il tema delle condizioni della democrazia in una società complessa. I nostri due punti di osservazione della deriva della democrazia sono stati da un lato alcuni fattori generali di trasformazione che hanno investito complessivamente le società occidentali, le culture politiche, gli attori e le prassi democratiche, dall'altro le peculiarità spesso bloccanti del sistema politico italiano, In breve, e riprendendo una riflessione che abbiamo provato a formalizzare un poco più compiutamente attraverso le tesi congressuali: la modernizzazione che ha avuto luogo in questi anni ha posto il sistema politico di fronte al rischio di una crescente chiusura autoreferenziale rispetto alle domande sociali e ad uno scacco rispetto ai processi di innovazione e regolazione sociale che nel frattempo si sono autoaffermati, soprattutto sul piano economico. Abbiamo assistito in questi anni all'erosione di alcune categorie fondative della trama dei rapporti cui era legata l'idea moderna di democrazia. Soprattutto abbiamo visto, ed è quello che abbiamo provato ad argomentare nelle tesi, come la scomposizione in molti rivoli - alternativamente innovativi ma anche particolaristici - delle modalità classiche della rappresentanza (dell'organica rappresentanza ideologica) e l'estenuazione della capacità di regolazione e di governo dei processi sociali da parte della politica finiscano per prefigurare il rischio di una epocale sconfitta della democrazia. L'Italia ha conosciuto in questi anni trasformazioni profonde per effetto della modernizzazione economica, dell'aumento della complessità sociale, del mutamento di modelli di comportamento e dei valori. Ciò che è apparso sempre più evidente è stata l'incapacità del sistema politico di contribuire a dare forma e qualità a questi stessi processi, attraverso la correzione (a volte anche dolorosa e impopolare nel breve termine) di quegli squilibri che sono stati indotti dal turbolento procedere del mutamento e riuscendo così a garantire il rispetto di alcune esigenze fondamentali di equità e di giustizia sociale. Il sistema politico rischia infatti di apparire sempre più marginale ed al limite "irrilevante" rispetto alle questioni fondamentali su cui si gioca il futuro del nostro paese: dallo sviluppo del Mezzogiorno all'assetto dell'informazione, dal rapporto tra produzione, qualità della vita e tutela dell'ambiente al deterioramento progressivo dello stato sociale, dalla scarsa produttività degli apparati della pubblica amministrazione al controllo della contribuzione fiscale e, quindi, della finanza pubblica. In realtà la società italiana non sarà innervata da un nuov o senso di responsabilità senza che si apra un percorso di coraggiosa innovazione riformista in ognuno dei campi cui abbiamo accennato. Ma, a sua volta, questo non sarà possibile senza che si apra una nuova stagione per la nostra democrazia, una nuova stagione fatta di impegno comune ed al tempo stesso di più determinate e trasparenti divisioni . La società italiana ha bisogno di nuove solidarietà, ma anche che nuovi e vecchi conflitti divengano più espliciti perché possa dirimerli democraticamente il dibattito e l'impegno pubblico di tutti. La modernizzazione ha dei costi, come abbiamo visto, e qualcuno li paga. Una società democratica deve essere in grado di rendere pubblico, discutibile, il conflitto tra le diverse ipotesi di governo della modernizzazione e quindi tra le diverse modalità di "pagamento dei costi e ripartizione dei benefici". Una società democratica deve essere in grado di far funzionare adeguatamente questo fondamentale meccanismo che prevede (ha bisogno di) consenso e conflitto, comunicazione e decisionalità. Occorre operare affinché maturi una cultura democratica del conflitto che sappia alimentare una solidarietà di fondo sui valori e sulle regole della democrazia, ma che sia anche capace di affrontare i nodi ci conflitti che emergono senza "nascondere" le inevitabili divisioni. Quanto più si rafforzerà un tessuto civile capace di stimolare un confronto pubblico ed aperto sulle dimensioni etiche dei conflitti sociali e politici tanto più sarà possibile che al livello istituzionale si possano operare scelte tra ipotesi diversificate di governo senza che ciò comporti il deterioramento dì quel consenso democratico di fondo. Nell'impegno per la crescita di questo tessuto etico e civile, crediamo possa avere grande rilievo anche una presenza intelligente e creativa delle comunità ecclesiali che come dicevamo avvertono già questa esigenza. Ma anche le istituzioni ed i soggetti politici devono fare la loro parte, impegnandosi anzitutto per il superamento di quella cultura consociativa che - se ha avuto meriti indubbi per favorire l'integrazione e la crescita democratica del nostro paese - appare ormai sempre più un ostacolo per l'affermarsi di una democrazia adulta. Crediamo che in questa direzione ci stimoli ad operare anc ora oggi la lezione di Aldo Moro nel cui disegno anche il passaggio politico più consociativo (i governi di solidarietà nazionale) era visto come un momento inevitabile ma temporaneo, per consentire l'approdo ad una fase nuova della democrazia, quella in cui essa potesse assumere la forma adulta di una competizione tra proposte di governo alternativ e e reversibili. Su questa linea si muoveva anche la riflessione e l'impegno di Roberto Ruffilli. Il suo sforzo per porre al centro dell'agenda politica la questione delle riforme istituziona li aveva di mira - come è noto-, attraverso una riform a del sistema elettorale che ne riducesse la proporzionalità e stabilisse un criterio chiaro di designazione delle c oalizioni e dei programmi di governo da parte del corpo elettorale, di rendere possibile ai cittadini distinguere con chiarezza le diverse responsabilità e giudicare, essere arbitri della competizione democratica in base alla rispondenza tra enunciazioni di principio e prassi politiche. Come abbiamo detto nella relazione introduttiva, in questi anni sono emerse un po' in tutti gli schieramenti personalità che hanno lavorato per la ridefinizione delle regole del gioco politico, per un ipotesi di sblocco dello stallo del sistema, attraverso il ripristino di una credibilità dei partiti e con la restituzione ai cittadini della possibilità di scegliere tra proposte e programmi di governo legittimamente in competizione. Ma il sistema dei partiti non si è mostrato in grado di autoriformarsi, il partito trasversale dei rinnovatori è stato per il momento sconfitto ed il problema delle riforme istituzionali sembra essere scomparso dall'agenda politica, al punto che è ormai necessario chiedersi se non possano essere gli stessi cittadini, sulla base di un diritto costituzionale, a prendere l'iniziativa per sbloccare il processo riformatore, chiedendo l'utilizzo dello strumento referendario per l'abrogazione dell'attuale legge elettorale. E' chiaro che iniziative consimili possono ottenere risultati positivi solo se saranno capaci di provocare l'emersione - anche dentro il sistema dei partiti - di una volontà nuova di ridefinire regole e profili politici e programmatici per dare vita ad un sistema di alternanze. Nessuno si illude che l'affermazione effettiva di una dem ocrazia competitiva sia la panacea di tutti i mali per la politica italiana né che essa possa risolvere da sola i mille problemi del paese. Siamo convinti però che si tratti di una premessa necessaria ed ineludibile perché tale problemi possano essere affrontati adeguatamente. Vorremmo fosse chiaro che l'accentuazione che noi poniamo, in questa particolare fase di passaggio e sotto questo particolare pro filo, sulla dimensione politica ed istituzionale della vita collettiva non corrisponde ad una assolutizzazione di questo aspetto. Una democrazia, a maggior ragione se funzionante, potrà e dovrà fidare sulla liberazione di energie di solidarietà sociale diffuse che si esprimono in molti modi ed a molti livelli. In questo momento appare in ogni caso inadeguata ogni contrapposizione tra chi privilegerebbe la crescita delle solidarietà sociali, i contenuti ed i programmi e chi sottolinea l'esigenza di una razionalizzazione delle strutture istituzionali. Senza una riforma delle regole del gioco che consenta l'emergere di una vera competizione che abbia i cittadini come arbitri non si dà possibilità concreta di perseguire programmi di governo di alto respiro e di lunga durata, nonché di garantire una qualificata selezione del personale politico ed un conseguente ricambio della classe dirigente; e senza tutto ciò anche la questione morale rischia di risultare un vago rimando simbolico. L'impegno per una democrazia competitiva (o dell'alternanza) diventa così anche all'interno dei vari partiti la discriminante tra coloro che perseguono realmente una riforma della politica e coloro che - per i motivi più diversi - si attardano in una difesa dello status quo che finisce per offrire sempre più spazio a chi interpreta la politica come mediazione di basso profilo, subalterna agli interessi corporativi e clientelari. Chi al contrario ritiene che compito della politica sia quello di dare risposte efficaci e creative ai problemi del paese che abbiamo richiamato potrà far valere - proprio in uno scenario di alternanze - la sua imprenditorialità politica. E lo stesso scenario penalizzerà eventuali giocatori d'azzardo . All'interno del meccanismo virtuoso della competizione democratica chi vorrà qualificarsi come espressione di un moderno riformismo dovrà essere capace di intuire e suscitare il nuovo. In una società pluralista, infatti, la poli tica non può esser pensata solo come rispecchiamento degli interessi in campo, ma deve sapere coordinare un innovazione capace di ampliare gli esiti dei giochi distributivi, capace di individuare e perseguire obiettivi che richiedono una concertazione ed un coordinamento collettivi. E crediamo che sarà proprio in ragione di queste virtù politiche che si dovrà svolgere la competizione in un quadro di alternanze. Ci auguriamo che intorno alle provocazioni che abbiamo voluto proporre, e che abbiamo provato ad argomentare meglio nelle tesi congressuali,si sviluppi questa mattina una discussione non edificante e non consociativa. _____________________________________________________________________________________________

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