Il significato di un "governo del presidente" oggi

... avendo da subito, e solitariamente o quasi, denunciato la gravità e la pericolosità della operazione "governo tecnico", mi pare possibile ora sottolineare un cambiamento. Oggi, al contrario del Novembre 2011, un "governo del presidente" (non un "governo tecnico") avrebbe un significato completamente diverso e - dal mio punto di vista - del tutto accettabile. Allora si tolse agli italiani il diritto di scegliere (perché non abbiamo votato, se non altro nel Febbraio 2012, quando Monti aveva già fatto l'unica cosa che ha fatto: l'intervento sulle pensioni?). Oggi, invece, gli italiani hanno votato, chi non ha votato antisistema ha confermato il bipolarismo, chi ha vinto (almeno parzialmente), Bersani, rifiuta di fare ciò che si fa quando i democratici (in questo momento Pd e Pdl) sono maggioranza solo insieme: una grande coalizione (senza Monti, ovviamente, oltre che senza Grillo). Un "Bersani / Alfano, i due candidati a Palazzo Chigi. Oggi dunque, quando tra l'altro non può neppure sciogliere le camere, Napolitano può assumere una iniziativa trasparentemente "politica": mandare in Parlamento un governo con un programma riformista (innanzitutto presidenzialista, federalista e maggioritario, e magari anche con l'indizione di un referendum d'indirizzo). Ne avrà il coraggio. Se dovessi scommettere direi di no, ma nulla si può escludere. Però ora la situazione è diversa da quella del Novembre 2011.

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