f 35, Giorgio Tonini in aula al Senato
TONINI (PD). Signora Presidente, signor Ministro, colleghi senatori, credo che ci sia un punto sul quale tutta l'Aula potrebbe trovare un incontro, se lo volesse, ed è il dubbio che ci attraversa tutti rispetto a un passaggio così delicato come è quello di un investimento importante in un sistema d'arma. Il dubbio ha vari livelli e vari strati. C'è innanzitutto un dubbio tecnico: è lo strumento migliore possibile? C'è un rapporto congruo tra il costo, che è indubbiamente rilevante (stiamo parlando di 500 milioni l'anno per diversi anni), e la sua resa dal punto di vista tecnico e tecnologico? C'è il dubbio sull'utilità di questo strumento d'arma in un contesto di tipo strategico. C'è anche il dubbio che attraversa tutti gli schieramenti di questo Senato, e certamente il Partito Democratico, sulla congruità morale di un investimento di questo genere rispetto all'articolo 11 della Costituzione, e ancor più rispetto al momento che il Paese attraversa. Il Parlamento ha il diritto di esprimere questi dubbi a nome del Paese, perché questi dubbi attraversano il Paese, e ha il dovere di chiedere al Governo una verifica seria e approfondita di questo programma d'arma. Naturalmente deve esercitare questo diritto-dovere sapendo che nemmeno il potere del Parlamento è assoluto: la nostra Costituzione non prevede poteri assoluti di nessuno, nemmeno del Parlamento. E infatti il Parlamento stesso nella scorsa legislatura ha varato la legge n. 244 del 2012 che proceduralizza questa operazione, cioè stabilisce come devono essere fatte queste verifiche, perché naturalmente anche il Parlamento deve esercitare la sua funzione con responsabilità, dato che quando si parla di investimenti pluriennali non si può cambiare idea per motivi futili ad ogni stormir di fronda. Se si deve cambiare idea, lo si deve fare attraverso una procedura molto seria; quando si fanno investimenti importanti, diciamo pure molto impegnativi, con altri Paesi, a livello internazionale, c'è in gioco anche la credibilità del nostro Paese e quindi è necessario che le verifiche vengano fatte salvando quest'altro valore che comunque è in gioco. Su questo siamo uniti, cari colleghi, e lo vorrei dire in modo particolare - mi dispiace che non ci sia il collega Casson - ai colleghi del Partito Democratico che hanno deciso e stanno decidendo di mantenere una loro mozione, che loro dicono essere in realtà molto simile a quella della maggioranza, il che rende non del tutto comprensibile la loro scelta. C'è un punto, invece, che ci differenzia, che - non me ne vogliano i colleghi - a me suona di propaganda, è quando il dubbio cede lo spazio alla propaganda: perché mentre nel dubbio siamo uniti, vorrei che evitassimo la caduta del dubbio nella propaganda. è la propaganda che lascia intendere che ci sarebbero miliardi di euro disponibili per asili, scuole, ospedali, assetto del territorio se solo si accettasse di tagliare un po' il grasso bilancio della difesa italiana. Le cose, cari colleghi, non stanno così, e lo sappiamo tutti. Basta leggere non i documenti ufficiali della difesa ma - è stato già citato - il documento di Archivio Disarmo: per arrivare a un punto percentuale di PIL, l'Archivio Disarmo mette dentro i costi della Difesa anche le pensioni del personale militare. E io non voglio discutere sulla correttezza, mi va bene: basta che sappiamo di cosa stiamo parlando. Quindi, le cose non stanno così. Sono anni che il bilancio della Difesa viene tagliato in proporzione più di ogni altro comparto della spesa pubblica. Oggi l'Italia spende per la difesa lo 0,85 per cento del PIL, pari a circa 13 miliardi di euro l'anno, su 800 miliardi di spesa pubblica complessiva. Nessun altro Paese occidentale spende così poco. E io dico che questo è un valore, è un fatto positivo: vuol dire che l'Italia ha fatto una scelta certamente non di riarmo. Ma è di questo che dobbiamo parlare, non di una inesistente corsa agli armamenti. Non è tutto. Questi 13 miliardi per il 70 per cento sono stipendi dei militari e per il 10 per cento (troppo poco) spese di esercizio, mentre solo il 20 per cento è impiegato per gli investimenti, ossia per l'acquisto di sistemi d'arma. Siamo al di sotto del livello minimo di mantenimento in efficienza del nostro apparato militare. Anche le macchine militari, come tutte le macchine, si tratti di carri, navi o aerei, invecchiano fino ad andare fuori uso. è quello che sta succedendo a 250 aerei militari che dovrebbero essere sostituiti nell'arco dei prossimi 15 anni da 90 F-35 (90 al posto di 250), con un investimento di circa 500 milioni l'anno, altrimenti resteremmo praticamente senza Aeronautica militare. Ho sentito dire che non si dovrebbero costruire nemmeno le fregate; quindi, resteremmo anche senza Marina militare. E basta dare un'occhiata ad una carta geografica del Mediterraneo per capire che non ce lo possiamo permettere. Tutti infatti ci auguriamo e dobbiamo operare nel senso della «Pacem in terris» perché il Mediterraneo diventi un lago di pace, e tutta la nostra politica estera è impegnata in quella direzione. Guai se non lo fosse. Ma oggi il Mediterraneo è l'area più instabile e pericolosa del mondo, questa è la realtà con la quale ci dobbiamo confrontare, ed è probabile che resti così a lungo. In prospettiva sarà anche necessario e giusto che la difesa diventi una materia di competenza europea. Lasciate ricordare ad un senatore che si ritiene degasperiano per ispirazione l''importanza del Consiglio europeo di difesa che De Gasperi non riuscì a varare. Quel sogno è ancora il nostro sogno, ma ci vorranno anni per realizzarlo, forse decenni, e in ogni caso la nostra bolletta per il costo della difesa difficilmente potrà ridursi, essendo oggi la più bassa d'Europa. In conclusione, va bene sospendere, approfondire, verificare, cercare di ridurre e di rimodulare, ma non vendiamo illusioni a buon mercato, colleghi e amici di quest'Aula. Non facciamo questo errore. Una contenuta e ponderata politica di investimenti nel settore della difesa è a tutt'oggi indispensabile. Negare questo dato della realtà non è buona politica: è cattiva politica. Ci permettiamo di dirlo sommessamente, ma anche con fermezza, la stessa con la quale voteremo a favore della mozione presentata dalla maggioranza. (Applausi dai Gruppi PD e PdL).
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