Effetti collaterali 2- da europa di oggi

Sei in News Analysis 15 giugno 2011 Acqua, allarme dagli amministratori dem Il centrosinistra di governo si interroga dopo il no ai privati. Contenti politicamente per la spallata al governo Berlusconi, preoccupati per le conseguenze concrete dei referendum, soprattutto per la vittoria del sì al secondo quesito sull’acqua. è questo lo stato d’animo di diversi amministratori e dirigenti locali del Partito democratico, il giorno dopo il raggiungimento del quorum. L’abrogazione della norma che fissa nel sette per cento la remunerazione del capitale per le aziende che gestiscono i servizi idrici corre il rischio di rendere incerte le prossime tariffe e di conseguenza minare gli investimenti già previsti per i prossimi anni. A spiegare bene la situazione di caos che si è aperta dalle 15 di lunedì pomeriggio è Erasmo D’Angelis, ex consigliere regionale toscano del Pd e oggi presidente di Publiacqua, società che porta l’oro blu a 49 comuni delle province di Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo. L’inizio della telefonata è tutto un programma: «Proprio adesso sono di ritorno da Milano, dove ho avuto modo di parlare con l’azienda che porta l’acqua nelle case dei milanesi. Hanno il mio stesso problema: da oggi in poi che bollette mandiamo ai nostri cittadini? Con l’abrogazione del sette per cento, bisogna ricalcolare tutto, ma per farlo è necessario un decreto del ministero dell’ambiente. Nel frattempo non si sa bene come comportarsi. Formalmente dovrebbero valere le vecchie tariffe, tuttavia mi aspetto che se non le riducessimo saremmo presto sommersi da una valanga di ricorsi dei consumatori». Un’aspettativa, questa, tutt’altro che irrealistica. Basta prendere le dichiarazioni arrembanti del Codacons: «Le bollette devono scendere immediatamente del sette per cento – sostiene l’associazione dei consumatori –. Siamo pronti ad una class action nel caso i gestori non applichino immediatamente l’esito referendario che, a tutti gli effetti, è un atto avente forza di legge». Quello delle tariffe è un problema che se ne porta dietro subito un altro, e cioè gli investimenti. «Senza tariffe sicure, diventa per noi molto difficile accedere ai finanziamenti bancari – sottolinea D’Angelis –. Dove li prendiamo adesso i soldi per le infrastrutture? Ce li daranno i sindaci? Publiacqua ha aperto un cantiere da 71 milioni di euro a Firenze, per dare una fogna a mezza città. In totale abbiamo programmato investimenti per 740 milioni nei prossimi dieci anni. Quelli di Milano mi hanno detto che loro hanno in cantiere opere per 800 milioni. Come facciamo? Tremonti ci mette a disposizione la Cassa depositi e prestiti per finanziarci?». Spostandoci da Firenze a Bologna, il problema non cambia. Qui la municipalizzata Hera ha bloccato immediatamente 70 milioni di investimenti. «La questione — osserva Emanuele Burgin, assessore provinciale all’ambiente del Pd — è molto semplice: serve una nuova legge nazionale perché ora siamo in una situazione di stallo. Il problema è nazionale perché se a Bologna si fermano 70 milioni, con tutte le conseguenze che si possono immaginare anche in termini economici e di occupazione, il dato nazionale è pari a 6 miliardi». Una legge chiesta a gran voce anche da chi ha votato convintamente per due no, come il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio. «Bisogna legiferare per rendere sostenibili gli investimenti perché, se non c’è un rendimento, gli investimenti non saranno fatti». A tranquillizzare gli amministratori dem ci prova Davide Zoggia, responsabile enti locali del partito. «Voglio rassicurarli: non molleremo l’osso, in parlamento ci batteremo per colmare il vuoto creato dal referendum, partendo dalla nostra proposta di legge». Tuttavia anche Zoggia sa bene che non dipende esclusivamente dal Pd: una maggioranza e un governo così traballanti non lasciano presagire niente di buono. Gianni Del Vecchio

Condividi Post

Commenti (0)