Dopo le primarie: Carlo Fusaro sul Corriere Fiorentino di ieri

Le primarie 2012 lasciano alcuni insegnamenti dei quali il Pd e chi lo guida farebbe bene a tenere conto. Primo. Le primarie fanno bene a chi le organizza e a chi vi partecipa. Paradossalmente fra i sostenitori più autorevoli del vincitore, Bersani, vi sono molti che le han subite e cui fino a ieri la sola parola "primarie" faceva venire l'orticaria. C'è da augurasi che la questione (primarie sì, primarie no) sia archiviata una volta per tutte. Secondo. Aperte o semiaperte che abbian ad essere (queste sono state semiaperte), il Pd decida - ora! - qual è il suo modello, dandosi regole stabili e che non se ne parli più: soprattutto non se ne parli alla vigilia, quando i candidati già si conoscono. Regole di questo tipo non devono mai più essere oggetto di negoziato. Io resto della mia idea: le ritengo più utili se aperte e di partito (non semiaperte e di coalizione). Ma più importante ancora è che le regole non siano fatte ad personam (il principio non varrà per il solo Berlusconi, perbacco!). Terzo. A proposito della questione ormai uggiosa aperte/semiaperte e del modello Usa, va sfatato un equivoco che nasce dall'ignoranza dei sistemi usati oltre oceano. Diversamente da noi, in America anche per le elezioni vere e proprio l'elettore deve registrarsi; in Italia (ed è un sistema assai migliore!) siamo iscritti automaticamente nelle liste elettorali e riceviamo a casa la tessera per votare (senza dover far nulla). Per questo, torno alle primarie, chiedere ai nostri elettori di registrarsi è chiedere un qualcosa cui non sono abituati ed è un ostacolo (laddove in America non solo è normale, ma ci si registra in una per voto normale e per le primarie). Quarto. Ci si augura che il Pd investa un po' di finanziamento pubblico per dotarsi di una base dati con tutti gli elettori della primaria 2012 (e per tenerla efficiente) in modo che - previa identificazione - la prossima volta coloro che nel 2012 han fatto lo sforzo di registrarsi siano automaticamente considerati aventi diritto al voto! Di più: potrebbe tenersi in piedi un sistema di registrazione permanente, per avere la base dati aggiornata e utilizzabile in qualsiasi momento. Quinto. Se oggi Bersani è il candidato indiscusso alla guida del prossimo governo, in caso di vittoria del Pd e dei suoi alleati, lo deve alla primaria e solo alla primaria. Ma se potrà conseguire l'obiettivo, in concreto, lo dovrà al fatto che un'eventuale riforma elettorale (i cui contenuti a tre mesi dal voto sono ancora nelle nebbie!) mantenga il minimo bipolarismo sufficiente a garantire elezioni decisive. Come capo del Pd, questo egli deve ai tanti volantari e a quei tre milioni ed oltre che han partecipato a un bell'esercizio di democrazia: non cedere in Parlamento alle pressioni (da qualunque parte provengano) per buttare a mare il bipolarismo e riproporre maggioranze tutte e solo post-elettorali in barba al voto popolare. Si comportasse diversamente, il suo sarebbe un tradimento e un inganno.

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