don Antonio Cecconi sul Tirreno di oggi

IN MEMORIA DI ALESSANDRO PLOTTI, ARCIVESCOVO Ai primi di luglio del 1986, poche settimane dopo il suo arrivo a Pisa, Mons. Plotti venne a trovarmi a Agnano, dove ero parroco e nella canonica accoglievo dei ragazzi in affidamento. Fu il primo di una lunga serie di contatti sul campo, di confronti e progetti condivisi per l’annuncio del Vangelo e il servizio all’uomo. Don Sandro – ma non sono quasi mai riuscito a chiamarlo così – andava subito al sodo, alla sostanza delle questioni. Veniva da Roma e con lui arrivò una ventata di quel Concilio che aveva faticato ad attecchire in terra pisana. Nel suo primo piano pastorale mise a tema la famiglia di fronte alle crescenti sfide del presente, costituì il consiglio pastorale diocesano come luogo di confronto e corresponsabilità tra preti e laici, diede impulso alla Scuola di formazione teologica per avere nelle parrocchie gente qualificata, attivò il diaconato permanente. Di fronte al minor numero di preti e alla ricerca di nuove strade per il Vangelo, avviò il collegamento tra parrocchie del medesimo territorio con le unità pastorali e un consiglio pastorale in ogni vicariato. La sua visione di chiesa andava ben oltre l’ombra del campanile, abbracciava le persone con i loro problemi, manifestava un volto di chiesa che talvolta infastidiva i benpensanti e trovava consenso nei “lontani”, condividendo ogni desiderio di giustizia e solidarietà. Al funerale del maggiore Ciardelli, assassinato a Nassirya, denunciò “la logica iniqua e perversa che fa spazio alla cultura della morte e della sopraffazione”. Nel periodo in cui fu presidente dei vescovi toscani, mi chiese di dirigere un Osservatorio giuridico-legislativo per le relazioni tra la Conferenza regionale dei vescovi e la Regione civile, cosa che mi diede modo di apprezzare ancor più le sue qualità di interlocutore attento verso le istituzioni pubbliche. Non esitò a prendere la parola contro l’introduzione della pillola abortiva RU 486, richiamando il principio della tutela sociale della maternità e invitando alla misericordia verso chi aveva preso la drammatica decisione di abortire. Gli sono stato accanto come vicario generale condividendo speranze e fatiche della chiesa pisana, avendo sempre con lui un confronto franco, appassionato, alimentato dalla sua lucidità culturale e stemperato da un’intelligente ironia. Ci ha aiutato a guardare lontano, oltre i particolarismi e le chiesuole. è il caso di dire che ci ha fatto fare l’esperienza dei nani portati sulle spalle dai giganti. Il motto del suo stemma di vescovo era “Misericordia tua” e chiude la sua giornata terrena ora che sta per iniziare il Giubileo della misericordia. L’ultima volta che venne da me in parrocchia a Calci – dove gli piaceva tornare a fare il parroco – ci aiutò a meditare proprio sulla misericordia e la tenerezza divina, sulla scia di papa Francesco. don Antonio Cecconi 19 ottobre 2015

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