Cosa non mi convince del discorso del cardinal Scola- di Stefano Ceccanti

Il sito C3 dem riporta il testo del cardinal Scola con le prima critiche, di Mancuso e di Rusconi http://www.c3dem.it/3881 Bene, tutto molto utile, il discorso e le critiche, però mi sembra che qeste ultime non colgano i punti a mio avviso più deboli del testo perchè esse tendono un pò ad assimilare la laicità a quella francese e a difendere un concetto di neutralità che in quei termini va bene in ambito penale, ma regge male sul resto. Lasciamo però da parte i criitci e torniamo al testo. Anzitutto a me non convince l'idea secondo cui il vero scontro sarebbe tra "cultura secolarista" e "credenti di diverse fedi". Non c'è invece una divisione trasversale più importante tra fondamentalisti (laici e religiosi) e pluralisti? Avevo capito che quest'ultima era anche l'impostazione del Cortile dei Gentili, o no? Ma, soprattutto, mi sembra quanto mai discutibile che le cosiddette dimensioni costitutive dell'esperienza religiosa (nascita, matrimonio, generazione, educazione e morte) non abbiano più caratteristiche condivise perché lo abbia deciso una politica onnipotente imponendolo dall'alto ad una società in cui quel consenso permaneva. Bene o male quei mutamenti partono dalla società, a cominciare dal legame non più necessario tra sessualità e procreazione, la politica segue. Poi si potrà dire, da parte di Scola o di altri, credenti o meno, che in vari casi la politica sbaglia a seguire passivamente o che commette eccessi di zelo (ad es. trasformando il giusto riconoscimento delle unioni omosessuali in un matrimonio) con forzature simboliche improvvise a ristretta maggioranza, però mi sembra sbagliato l'angolo visuale che suppone un'onnipotenza della politica che in quei termini non c'è. Infine una perplessità sulla citazione di Lobkowicz perché sembra che la libertà religiosa della persona che sbaglia abbia solo un fondamento giuridico costituzionale e non c'entri niente col piano teologico. in realtà se è vero che la Dignitatis Humanae adotta un ragionamento costituzionalistico, essa ha a che fare con un fondamento teologico. Il diritto di sbagliare in quanto tale non è un diritto al cospetto di Dio, ma noi lo difendiamo sul piano costituzionale perché fa parte della dignità della persona, il che per il credente c'entra col fatto che la persona è immagine e somiglianza di Dio. Questo era chiaro in Murray e mi sembra sia chiaro anche nella Dignitatsi GHumanae: l'impostazione costituzionalistica americana era in sintonia profonda con un'impostazione teologica.

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