Codice di Camaldoli: il mito fallace dell'autosufficienza

Il Pd è nato dall'idea che nessuna cultura politica di quelle fondanti avesse da sola le chiavi per rispondere alle sfide del futuro. Ora che il Codice di Camaldoli abbia rappresentato un punto importante di passaggio non c'è dubbio, ma non è che la storia del cattolicesimo democratico si sia fermata lì, anche grazie alla "contaminazione" con le altre culture nella storia della Repubblica, già ben prima del Pd, dalla Costituente, al centrismo, al centrosinistra, alla solidarietà nazionale. Che si possa ripartire da lì per riflettere sul percorso e innovarlo in termini culturali può essere proficuo, peraltro lo ha fatto molto bene il Meic in questi anni. Che però lo si voglia trasformare in una sorta di "mito dell'autosufficienza" in senso astorico della cultura cattolica per ricreare nuovi-vecchi partiti(ni) è offensivo per gli estensori di allora e patetico quanto la pretesa di rifondare il comunismo, solo che si abbia il tempo di rileggerlo bene soprattutto nelle parti che vengono di solito omesse e che conviene citare. L'integrale è qui: http://www.rivista.ssef.it/site.php?page=20031231121040313&edition=2009-05-01 Ecco i passi più datati che rivelano con particolare forza che esso non si adatti al mito dell'autosufficienza: Vita familiare "a) soltanto nell'unione matrimoniale c'è il diritto alla procreazione della prole; b) il divorzio come soluzione del vincolo è in ogni diritto inammissibile; c) il matrimonio cristiano come Sacramento è soggetto all'esclusivo regime della Chiesa, salva la competenza dello Stato per effetti meramente civili di esso; d) la distinzione fra figli legittimi e illegittimi non è una distinzione convenzionale, ma fondata nella natura delle cose 3. La pienezza dei diritti familiari appartiene ai figli legittimi; gli illegittimi hanno certamente il diritto al nutrimento ed all’educazione conveniente a carico dei genitori. Il padre è il capo naturale della famiglia; la madre è associata a questa autorità, la esercita solidalmente col padre e può esercitarla in pieno in mancanza di padre. nell’educazione della donna è particolarmente necessario tener conto della condizione speciale del suo sesso e della naturale sua missione di “cuore della famiglia”. Il che richiede l’istituzione di scuole ordinate a tale scopo e a esso esclusivamente destinate; La colonizzazione può rispondere a un bisogno di espansione di un popolo demograficamente ricco. 2. La colonizzazione non può attuarsi colla sopraffazione di altri popoli, ma deve avviarsi con opportuni accordi fra gli Stati che dispongono di vaste estensioni territoriali e scarsa popolazione e Stati aventi un eccesso di popolazione. 3. La comunità degli Stati è chiamata a garantire il libero svolgimento della colonizzazione e i diritti dello Stato concedente. 4.il vincolo di unione della colonia colla madre patria non deve costituire uno stato di soggezione, ma tendere a tradursi in un rapporto di dipendenza analogo a quello che ha collo Stato ogni sua parte e frazione. Ogni forma di propaganda e di diffusione pubblica concernente la limitazione antinaturale delle nascite deve essere comunque impedita dalle autorità. Insufficienza della scuola laica. La scuola neutra e laica è assurda e cioè contraddittoria in termini perché "scuola" dice educazione totale dell'uomo, e "laica" dice volutamente ignoranza, trascuratezza e disinteresse dell'aspetto più nobile che ci sia da educare nell'uomo: la sua vita spirituale e religiosa. Scuola laica è dunque scuola incompleta e programmaticamente deficiente. Essa è ingiusta contro i giovani ed è lesiva del loro diritto; è oppressiva della libertà degli scolari e del diritto dei genitori di esigere che lo stato non imponga ai loro figli un'educazione contraria alla loro fede. In pratica, in determinate circostanze, tenendo conto che la donna coniugata esercita nella famiglia la sua naturale funzione anche nei riguardi della società, sono talora opportune determinate restrizioni nei casi di professioni e mestieri meno adatti alla natura femminile, o per ovviare a temporanei inconvenienti, come quello della disoccupazione maschile in certe professioni. Tuttavia nelle attuali condizioni della società, grave ingiustizia sarebbe qualunque sistematica e permanente discriminazione, poiché un numero considerevole di donne, o non si forma una famiglia propria, o deve contribuire a mantenere la famiglia d'origine, o, anche nel matrimonio, è costretta a svolgere, oltre alle mansioni domestiche, un'altra attività direttamente retribuita (v. art. 60). Gli elementi differenziali del sesso femminile pongono problemi particolari. Lo sviluppo più precoce e le diverse caratteristiche psicologiche della donna, richiedono un'educazione diversa e quindi distinta da quella dei maschi. Occorre dunque procurare che le alunne siano educate in istituti o per lo meno in classi separate da quelle maschili, dal momento che i pochi vantaggi presentati dalle classi miste sono in genere superati dagli svantaggi, non solo morali, ma didattici. Inoltre se tutte le carriere scolastiche e le professioni devono essere di diritto aperte alle donne non meno che agli uomini, tuttavia la funzione speciale della donna come moglie e come madre nella famiglia e di riflesso nella società deve avere un posto primario nella sua educazione, e richiede perciò l'istituzione di corsi speciali che indirizzano le giovani alla direzione della famiglia ovvero ai mestieri più convenienti alla natura psico-fisiologica della donna.

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