Cercasi leadership per vincere

Si può ragionare dei risultati dimenticando che si tratta di un voto per eleggere Sindaci e Presidenti di Provincia? E che quindi, a cose fatte, la contabilità andrà fatta tra sindaci eletti e sindaci sconfitti e non tanto tra i voti guadagnati o persi dai singoli elementi delle loro composite coalizioni? Probabilmente no. Ad oggi dunque, e limitandoci alle grandi città del centro-nord, due candidati sindaci del PD vincono sui candidati del centrodestra. Al Sud le cose vanno diversamente, lì a vincere sono soprattutto candidati agganciati a liste locali, a geometria variabile, nelle quali sono evidenti le tracce della mai sopita “coalizione della spesa pubblica”. Tuttavia ci sono alcuni però. Il primo relativo alla campagna elettorale. Una campagna condotta secondo linee di frattura nazionali non può che incidere sui comportamenti elettorali. L’elettorato è ormai “scongelato” anche se relativamente mobile. Non vota più per appartenenze ma non vota neppure sotto l’effetto del continuo referendum su Berlusconi. L’elettore ha una sua predisposizione politica ma poi giudica, si muove tra le proposte, assorbe e rielabora gli impulsi della campagna elettorale. E dunque il recupero del PD al Nord non è senza significato politico generale: il PD non si sta squagliando. Il secondo è relativo ai flussi elettorali a Milano. Il PD pesca soprattutto tra gli astenuti e tra l’elettorato di Di Pietro. Misura la sua capacità di attrazione e ricomincia ad aggredire, anziché subire e rincorrere. Due “però” che penso definiscano un orientamento. Ci sono tracce di riconsolidamento del PD nello scenario politico anche se manca il vero PD, quello in grado di vincere le elezioni e non solo di fare il pieno del suo bacino elettorale “naturale”. Questo voto potrebbe anche volerci suggerire che il vero PD si può fare solo “dentro il PD”. Forse un punto di fermo nel breve periodo. Ma chi fa il vero PD dentro il PD?

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