Breve risposta a Raniero la Valle

Raniero la Valle ha pubblicato qui la "lectio discipularis" per i suoi 80 anni http://www.comitatidossetti.it/ un testo che dovrebbe essere letto come una testimonianza molto interessante e che non lascia indifferenti. Dico questo anche se, per quel poco che conta, almeno io non condivido quasi niente perché è rintracciabile un chiaro deficit di cultura liberale che si rivela in alcuni passaggi decisivi: dall'idea che nel secondo dopoguerra si fosse del tutto bandito l'uso legittimo della forza (cosa impensabile per dei Resistenti, tant'è che la gran parte di essi sostenne poi la prima guerra del Golfo e anche l'intervento in Kossovo), a una visione apocalittica della Costituzione (se fosse così poco condivisa oggi, essa sarebbe delegittimata, avrebbe fallito, cosa che per fortuna non è vera) , a una visione molto ingiusta verso Montini nelle dinamiche conciliari, all'idea che il 1989 non sia stato vinto dalle democrazie liberali (anche grazie all'instalalzione dei missili, come ammise Gorbaciov) ma che abbiano addirittura perso tutti i democratici... fino al paradosso per cui quando il Pci decise (in tremendo ritardo) di cambiare nome e simbolo, La Valle si trovò dalla parte di chi li voleva mantenere... Il senso della complessità e del ruolo limitato della legge, in senso liberale, emergono invece dalle parole sulla costruzione della legge sull'aborto, che tutti dovrebbero meditare, soprattutto chi oggi da opposti versanti gioca alle lacerazioni su questi temi e interpreta male la stessa legge 194. Consiglierei la lettura anche solo per quelle righe. Il punto chiave è, però, che in la Valle c'è una curiosa contraddizione interna. Per un verso ripropone la sua polemica contro i referendum maggioritari e il ruolo della nostra generazione della Fuci, accusata di aver distrutto i partiti, ma per altro verso ammette poche righe più in là che quei partiti erano già morti prima perché si erano rivelati incapaci di una transizione ordinata a una democrazia compiuta. Difficile pertanto uccidere chi era già morto, anche se non sapeva di esserlo.

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