Blandire e schiacciare

Renzi ha vinto la sua partita. Acquistato senza sforzo il consenso degli tsiprasiani. Ridicolizzato Alfano. Messo all’angolo Berlusconi, che farà ora? Manderà a monte le riforme? Con il rischio di rafforzare ancora di più Renzi e tentarlo al ricorso alle elezioni anticipate, anche proporzionalizzate? Ignorati Grillo e Lega. Dal punto di vista del “blandire o schiacciare” non c’è dubbio: una vittoria netta. Un’applicazione esemplare del principio. Ma ora viene in primo piano l’oggetto della partita e va sullo sfondo la partita stessa. L’oggetto sono le riforme, il rapporto tra Presidente della Repubblica e riforme. Le riforme istituzionali, in primo luogo, costituzione e legge elettorale. Essenziali e non sovrastrutturali, come ancora ci si ostina a dire. Essenziali per fare le altre riforme, quelle che riguardano le policy. Lucidissmo da ultimo Cassese nel suo libro intervista sul diritto amministrativo con Luisa Torchia. Lo stato italiano è debole perchè non ha un buon sistema elettorale, efficace e stabile. Lo stato debole produce una politica che domina su tutto a scapito delle policy. Solo gli sprovveduti possono pensare che la debolezza dello stato non abbia a che fare anche con l’arretratezza della sua costituzione. La revisione della costituzione è dunque un passaggio cruciale per fare le politiche. Costituzione e legge elettorale. Bene. Domandiamoci: quale ruolo giocherà Mattarella in questa partita? Sappiamo, da ultimo per la confessione stessa di Napolitano, che il ruolo del capo dello stato nella nostra costituzione e tutt’altro che neutrale. E’ politico in senso pieno. Cioè discrezionale nei tempi, nei modi e nei continuti dell’azione. Naturalmente dentro le norme costituzionali, come per ogni altro potere dello stato. Ma abbandoniamo visioni “mistiche”: nessuna potere neutro, nessun potere moderatore, nessun garante. Come ha detto candidamente Napolitano, in tempi eccezionali il potere del presidente della repubblica si espande, diventa notevolissimo, anche se per tranquillizzarci Giuliano Amato – che sarebbe stato un ottimo presidente della repubblica – ha inventato la formula della fisarmonica. Appunto in tempi eccezionali si mostra il vero volto della sovranità. Sovrano, cioè politico, discrezionale, è chi decide nelle condizioni di eccezionalità. Come managgerà questo potere Mattarella? Sarà un presidente sufficientemente debole da assecondare una trasformazione costituzionale che vede il Primo ministro perno della formazione dell’indirizzo politico? Accetterà sino in fondo, sino in fondo, la regola costituzionale per cui i governi e i primi ministri li creano e li sfasciano gli elettori e non i giochi dei parlamentari? Accetterà la debolezza virtuosa del suo ruolo di notaio del processo di formazione dell’indirizzo politico? Sarà un presidente sufficientemente forte da resistere alla tentazione del dualismo, alla tentazione del contrappeso al primo ministro in una logica di pesi e contrappesi (primo ministro e governo bilanciati dal presidente della repubblica garante della minoranza parlamentare) che non è quella della forma di governo verso la quale camminiamo senza concludere granché da 20 anni? E che invece vede nella dialettica tra primo ministro, governo e sua maggioranza parlamentare contrapposti all’opposizione parlamentare il bilanciamento cruciale. Garantito dal ruolo giurisdizionale della Corte Costituzionale. E di cui l’elettorato è arbitro ultimo. Sarà un presidente sufficientemente forte da resistere alle pressioni di chi, tsiprasiano, bersaniano, fittiano, alfaniano gli chiederà di farsi garante della costituzione contro il primo ministro? Sarà un presidente ex democristiano capace di resistere alle tentazioni dei neo democristiani? Blandire e schiacciare. Ma per fare cosa?

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