Alfano ... e il Pci
La lotta tra Alfano e Berlusconi è una cosa seria. Merito di Berlusconi è averla obiettivamente consentita, esistendo e resistendo (a Occhetto, Ciampi, Scalfaro, D'Alema, Veltroni, Napolitano e Bersani: insomma al disegno togliattiano-azionista di conseguire una egemonia non solo sulla sinistra, ma su tutta la società italiana negando la pari dignità democratica di destra e sinistra, cfr. "arco costituzionale"). Se Alfano batte Berlusconi nasce un partito. Non una cosa qualsiasi: un partito. Una organizzazione politica con interessi propri (con un conatus in suo proprio esse perseveradi) e dunque con una capacità di autonomia. E' probabile ad esempio che questa eventuale organizzazione risulti più autonoma da vertici ecclesiastici di quanto il Pd sia stato capace di esserlo dalla CGIL (ciò perché partito, dunque per inerzia e a prescindere di ogni intenzione o proclama). E nascerebbe da primarie. E nascerebbe, diversamente da quella che fu la Dc, con componenti liberali ed una socialiste già interne. Dunque, democraticamente parlando, non un partito qualsiasi, ma un partito prezioso. Niente male, considerando che dall'altra parte stiamo assistendo alla riunificazione del Pci o in subordine all'ipotesi di rimandare sine die ogni competizione elettorale secondo i voti dell'eterno sconfitto del Pci Togliattiano: Napolitano.
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