1979-1989: il cattolicesimo democratico e le riforme costituzionali. Due passaggi chiave

per www.ytali.com In questo sito Giorgio Frasca Polara ha raccontato quello che accadde a sinistra nel settembre 1979 quando Nilde Iotti si recò a Piombino per lanciare l’idea di un Senato delle Regioni, ma quel semestre vide anche un altro evento analogo. Il 10 e l’11 novembre ad Arezzo, la Lega Democratica di Pietro Scoppola e Achille Ardigò, allora vicina alla sinistra dc, promosse il convegno “La terza fase e le istituzioni” con interventi, fra gli altri, di Roberto Ruffilli, Nicola Lipari, Umberto Pototschnig, Andrea Manzella, Sergio Mattarella, Augusto Barbera e Nino Andreatta in cui ci si muoveva tra proposte di attuazione (legge sulla Presidenza del Consiglio) e suggestioni di riforma (Senato delle autonomie). Come mai questa concentrazione di eventi proprio in quel semestre, quasi una breccia che sarà rapidamente richiusa per anni dal successivo congresso dc del gennaio 1980 con cui nascerà il pentapartito, in legame non casuale con la frattura politica che si apriva a proposito dell’installazione degli euromissili e la crisi della distensione internazionale? La ragione la spiegava Pietro Scoppola introducendo sul numero 11 di “Appunti di cultura e di politica” le riflessioni di Arezzo: “Da qualche tempo viviamo in un clima di relativa tregua. I protagonisti della vita politica – i partiti – si lanciano qualche colpo, ma non per uccidere o ferire gravemente: basta dimostrare ai propri fedeli di essere vivi e ammonire gli avversari sulla propria forza”. Non poteva ritornare la solidarietà nazionale della legislatura 1976-1979 che nella gestione andreottiana aveva progressivamente perso spessore in una gestione, pur necessaria, delle sole emergenze economica e terroristica, né nella versione confusa del “compromesso storico”, di alleanza consociativa stabile di governo per eludere il nodo della identità comunista residua. Non era però chiaro che cosa potesse e dovesse emergere. L’impostazione più chiara e più comprensiva, a cui può essere ricondotto anche il discorso di Nilde Iotti, teso ad ancorare il Pci dopo la solidarietà nazionale a una cultura di governo, evitando le derive identitarie che invece sarebbero per un po’ prevalse, era quella proposta ad Arezzo da Roberto Ruffilli: un nuovo periodo di solidarietà sarebbe stato necessario per “riprendere il lavoro lasciato interrotto dalla Costituente per la individuazione di regole comuni del gioco politico e democratico..L’insegnamento di Moro (che Ruffilli richiama nel senso di preparazione di una democrazia dell’alternanza- NdA) pare essere quello di una specie di ritorno alle origini del sistema politico, un ritorno alla tregua”. La rottura del maggio 1947, dell’esperienza comune di governo dei tre partiti principali, era sì stata compensata dal mantenimento dell’intesa sul testo della Costituzione, ma i contenuti della Seconda Parte, a causa della sfiducia reciproca, erano cambiati, indebolendo il Governo e convergendo su un Senato quale “inutile doppione” della Camera come lo definì più tardi il relatore Costantino Mortati. Sappiamo poi che quelle prospettive di rinnovamento degli assetti organizzativi della Seconda Parte della Costituzione in quello strano secondo semestre del 1979 vennero prontamente bloccate a causa dei riflessi interni della nuova polarizzazione internazionale segnata dagli euromissili, così come era accaduto alla Costituente, per essere poi riprese in anni recenti. Più esattamente queste spinte diverse venero a incrociarsi nel fatidico 1989. In Italia l’atmosfera plumbea del Caf bloccava sul momento qualsiasi riforma, a cominciare dall’elezione diretta del sindaco, ma già nel primo semestre tutto cominciava a muoversi: l’Ungheria aveva cominciato a smantellare la cortina di ferro, i tedeschi dell’Est a fuggire da quel varco e la Polonia aveva già votato in elezioni semi-libere segnate dalla vittoria dell’opposizione. Dopo il Congresso della Fuci di Bari (marzo 1989) con la regia di Mario Segni cominciò a prendere forma lo schieramento che diede vita al comitato referendario e che avrebbe iniziato la prima raccolta di firme nell’aprile 1990. Vi aderirono i radicali di Pannella, piccoli ma dotati di una grande expertise di raccolta di firme, diede il suo consenso il nuovo segretario del Pci Occhetto pur con i forti malumori di larga parte delle componenti più tradizionaliste (quelle che qualche mese dopo si sarebbero opposte alla svolta) e non fu facile la partita neanche nel campo del cattolicesimo democratico, nonostante la convinzione delle dirigenze della Fuci, delle Acli e la leadership di Pietro Scoppola. Il passaggio decisivo in quest’area fu una riunione riservata con l’intero vertice della sinistra dc in Via del Tritone in un’afosa giornata di luglio, di cui credo che finora nessuno abbia mai scritto. Presiedeva Ciriaco De Mita. L’intervento contrario fu svolto da Guido Bodrato per il quale la proporzionale era ancora necessaria allo svolgimento del ruolo di cerniera di quell’area nel sistema politico. I tre interventi favorevoli furono quello di Leopoldo Elia (sulla percorribilità tecnica dei quesiti), di Paolo Cabras e di Nino Andreatta. In particolare quest’ultimo sostenne che col Caf si era tutto bloccato, che nel sistema politico con logiche interne non c’erano più risorse per uscire dalla palude e che era quindi sbagliato porsi il problema dei rischi di un’iniziativa futura quando il sistema dei partiti aveva toccato il fondo. De Mita si riservò di prendere un orientamento, invitando tutti al convegno di corrente di Chianciano del settembre successivo, dove tutto divenne palese, anche lì con un intervento deciso di Nino Andreatta. Scoppola fece comunque una postilla finale: era auspicabile che insieme alla maggioranza del Pci e ai radicali per garantire il successo dell’iniziativa ci fosse anche un terzo tassello dell’area politica e parlamentare tradizionalmente vicina al cattolicesimo democratico per evidenti ragioni di radicamento e di equilibrio complessivo, ma, comunque, quell’iniziativa sarebbe decollata anche a prescindere, anche solo col contributo delle associazioni di area. Tutto si era messo in moto. Le radici stavano già in quel secondo semestre del 1979.

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