Vomito di cane

Io non riesco a farmene una ragione, non posso credere che le persone abbiano tanta cattiveria nel cuore e nell'anima. Questa vicenda di Mantova è dilagata in rete dando la misura di quanto sia buio culturalmente il tempo che viviamo. Mi chiedo se tanta malvagità alberga negli animi delle persone perché si voglia fare i leoni da tastiera o perché ormai l'abbrutimento di parte degli italiani ha raggiunto livelli di allerta. Non è vero che in chat ci sono i 5 milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà, sui social ci stanno quelli che strumentalizzano i dati sulla povertà per fini biecamente politici e i tanti che per mille motivi - o perché oppositori del Governo, o perché fascisti, razzisti, xenofobi, o perché frustrati da una vita di solitudine o di routine quotidiana - sputano il loro odio e il loro rancore sui "diversi", sugli ebrei, sugli immigrati, sui rom, sui gay, ecc. La scaricano vomitando violenza verbale e visiva (post), insulti, imprecazioni, su chi non la pensa come loro. Spesso sono piccoli imprenditori come commercianti o artigiani e professionisti come avvocati o ingegneri. Persone che scaricano le proprie frustrazioni, le proprie paure, le proprie fragilità sopratutto sugli immigrati, che racchiudono tutte le diversità e tutto ciò di cui si ha un terrore fottuto: il colore della pelle e la povertà dalla quale fuggono. Premono i tasti con dita tremanti di rabbia e di angoscia al pensiero di finire sotto un ponte o in una tendopoli in mezzo alla spazzatura ed al fango, in qualche periferia dimenticata da Dio e dagli uomini. Spesso si tratta di persone che quando li incontriamo per strada, non nascoste dietro un video, li definiremmo persone per bene. A volte queste persone per bene non si rendono conto o allontanano da se stessi ciò che sanno benissimo. Annullano la consapevolezza che quegli immigrati per la stragrande maggioranza sono persone oneste che lavorano, producono PIL, occupazione, sono le badanti che accudiscono i nostri anziani e sono i genitori dei compagni di classe o i fidanzati o le fidanzate dei loro figli o dei loro nipoti. Sopratutto dimenticano che sono quelle persone di colore che cadono dalle impalcature dei cantieri che costruiscono le case al mare o abusive della gente per bene; dimenticano che quei "negri" sono quelli che raccolgono i pomodori per due euro a cassetta o i pomodorini nelle serre infuocate dal sole; dimenticano che una parte delle donne e spesso di minorenni che cercano una vita nel nostro Paese, sono quei "gialli" che negli scantinati di Prato assemblano le grif che indossano le brave mogli delle persone per bene;  sono quelleimmigrate che finiscono a fare le prostitute su strade come la Salaria, quelle strade, quelle donne, quelle minorenni spesso frequentate da "bravi padri di famiglia" bianchi, brava gente italiana.... Li giudicano dei criminali, senza distinguere, senza rendersi conto che se tra i nostri immigrati c'era anche Lucky  Luciano, ciò non vuol dire che tutti i siciliani, i calabresi, i veneti, i pugliesi, tutti gli immigrati italiani, fossero mafiosi. Tutto questo odio, tutto questo rancore, tutta questa acredine sono ceppi di legno e benzina che alimentano i fascismi, i totalitarismi, la sub-cultura di forze  che puntano alla destrutturazione di quella democrazia che gli consente di poter manifestare. Alimentano i populismi e il neo-fascismo dei Di Maio, dei Salvini, delle Meloni, degli Storace, degli Alemanno, che per qualche voto in più alzano il tiro sugli immigrati e dando così whisky agli indiani, finiscono con ubriacarli e qualche sioux abbassa il tiro sparando vigliaccamente, ad altezza d'uomo, su sei immigrati per strada. Poi ci sono le ricette dei sapientoni di destra. Fare un blocco navale sulle coste della Libia, sapendo o molto probabilmente, da mezze figure quali sono, non sapendo che sarebbe un atto di guerra nei confronti di quel paese. Poi c'è il Silvio nazionale che afferma: rispediamoli tutti al loro Paese. Magari li mettiamo su vagoni piombati e li carichiamo sulle navi, o li paracadutiamo nelle zone di guerra o di fame, spesso alimentate da quei bianchi che incontrando per strada sembrano "gente per bene"? L'unica drammatica verità è che questi politici, nani a confronto ai padri costituenti, e larga parte dei loro seguaci sono della schiera "non sono razzista, ma...". Ormai è l'impero della povertà culturale e politica. Quella povertà culturale e politica che fa sfilare centinaia di ignoranti violenti in camicia nera, che come prospettiva della loro misera vita hanno gli ideali di un nazi-fascismo costruito da macellai assassini che hanno mandato a morire milioni di persone nei lager e migliaia di italiani nella campagna russa.  Obbrobri del '900, come lo sono stati i gulag sovietici; ideologie condannate dagli uomini e dalla Storia, ma che ritornano su, come il vomito di un cane. Tutto ciò sarebbe perfettamente funzionale alla realizzazione di una guerra tra poveri, di una guerra civile che magari aumenti quella richiesta di ordine e di nazionalismo autarchico, già in parte esistente, che una parte degli strati più ricchi e meno ricchi della nostra società auspicano da tempo: i primi bramando l'ordine, visto che hanno i capitali per comprare il potere e i molto meno ricchi, illudendosi che la chiusura delle frontiere li possa proteggere. Solo il senso di responsabilità, l'unità di tutte le forze politiche e l'unità della società difesero questo Paese contro chi minava la democrazia con una P38 o con bombe fatte esplodere alla stazione di Bologna. Solo chi ha una visione ideale comunitaria, può avere tale responsabilità e tale spirito unitario e può farci uscire da questa spirale di odio e di rancore. Spero che le urne premino questi uomini. Pietro Giordano [media-credit id=60 align="alignnone" width="300"][/media-credit]

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