PIERSANTI MATTARELLA Dimenticato da tutti perché cattolico devoto e appassionato?

pubblicato in SIR 12.03.2014 PIERSANTI MATTARELLA Dimenticato da tutti perché cattolico devoto e appassionato? Il dubbio sollevato da Giovanni Grasso, biografo del politico siciliano ucciso il 6 gennaio 1980. Con la sua morte la Democrazia cristiana perse, dopo l'omicidio di Aldo Moro, una grande occasione di ricambio e di rilancio politico sotto la spinta del cattolicesimo democratico e sociale. La scoperta di una polemica, nel lontano 1975, con il comunista Guido Fanti che preconizzava la nascita della Padania Luigi Crimella Sembrerà curioso e forse provocatorio: ma introducendo il volume di Giovanni Grasso “Piersanti Mattarella. Da solo contro la mafia” (edizioni San Paolo) biografia del politico siciliano, presidente della Regione, ucciso barbaramente il 6 gennaio 1980 alla presenza di moglie e figli da killer rimasti sconosciuti, proviamo a partire... dalla Padania. Digressione? Volo pindarico, mentre l’essenza del volume è su un politico cristiano (convinto) che testimonia fino all’ultimo i grandi valori del cattolicesimo sociale nei quali si è formato, ed è consapevole che si avvicina per lui il giorno della fine? Niente di tutto questo, e invece la sorpresa di scoprire in un volume biografico come quello scritto da Grasso il fortissimo intreccio di fatti, idee, personaggi che hanno segnato gli anni culminanti della storia della Dc nel nostro Paese, sia a livello centrale, sia nelle Regioni come, nel caso in questione, la tormentata Sicilia. Anni che hanno segnato il culmine della cosiddetta “prima Repubblica”. Per il materializzarsi della Lega di Bossi ci vorrà un decennio, ma la notazione “padana” della biografia di Mattarella è, comunque sia, una curiosità in se stessa, perché riporta indietro al 1975 e offre una lettura curiosa e inusitata su come le idee più strane a volte sorgano in contesti inimmaginabili, poi rimossi dalla storiografia ufficiale. Proprio nel 1975, cinque anni prima di morire, Mattarella, già in carica come presidente della Regione siciliana, “si scaglia contro la proposta del presidente della regione Emilia-Romagna, il comunista Guido Fanti, di creare un patto federativo tra le Regioni ricche del Nord per realizzare una nuova realtà geografica, la ‘Padania’. Un’idea che Piersanti - scrive il suo biografo - definisce ‘neocapitalista di aggregazione di forti, non certo a vantaggio di chi rimane escluso’. E polemizza con i finti meridionalisti, annidati tra i partiti e perfino tra i sindacati”. Nel suo intervento sul “Giornale di Sicilia” dell’11 novembre 1975 Mattarella prosegue nell’analisi della auspicata “Padania” affermando che, riguardo al “problema meridionale”, si fa “una politica industriale del tutto contrastante... condizionata e voluta dalla forza delle Regioni padane che hanno tutto l’interesse, sia dalla parte padronale che da quella operaia, con buona pace di partiti - Pci con gli altri - e sindacati, a che le cose continuino come sono andate finora”. La citazione “padana” nella biografia di un politico come Piersanti, figlio di un ministro (Bernardo Mattarella), fratello di un altro ministro (Sergio), capo di una corrente di cattolici democratici siciliani, che avrebbe potuto divenire il successore di Moro alla guida della Dc se un killer non l’avesse fermato, ci dice che in Italia i problemi sono duri a morire: non solo la “questione meridionale” era ben chiara già allora, negli anni Settanta, ma lo è ancora e in primo piano oggi, 40 anni dopo, quando sembra che nulla o quasi sia cambiato. Il Mezzogiorno non è rinato e la “Padania” non ha avuto successo: curiosità della storia! Piersanti Mattarella rivive nella biografia di Grasso e con lui rivive un incredibile intreccio di figure: dai personaggi della mafia palermitana, capi delle cosche più famose e spietate, ai giudici e poliziotti famosi e morti a loro volta ammazzati (su tutti Falcone e Borsellino), ai politici locali e nazionali, oltre ad alti funzionari pubblici, che ruotavano attorno a Mattarella, che lo hanno sostenuto o contrastato, alcuni caduti a loro volta vittime di killer (Pio La Torre, per citarne uno, senza contare figure quali Chinnici e Dalla Chiesa). Insomma, un personaggio - Mattarella - che è stato come “dimenticato” nell’immaginario storico degli ultimi decenni, forse perché era un cattolico convinto, coscienzioso, “devoto e appassionato” - scrive Grasso. Il biografo mette il dito sulla piaga: “Durante la recente cerimonia di beatificazione di don Pino Puglisi: accanto alla figura del prete martire di Brancaccio sono stati citati, tra gli applausi, Falcone, Borsellino e Livatino. Ma non Piersanti Mattarella. Perché?”. La risposta chiama in causa diversi fattori: da quelli culturali e di discredito per i “martiri” di una Dc infamata in senso generale, a quelli ecclesiali dove la Chiesa “nel suo complesso è stata colta impreparata dalla fine della Democrazia cristiana”. Con Piersanti Mattarella la Dc ha perso, a poca distanza di tempo dall’omicidio di Aldo Moro, un futuro leader nazionale con tutti i requisiti di moralità, integrità e capacità politica per ridare slancio al partito, così come stava tentando di fare Moro quando le Brigate Rosse lo fermarono. E, curiosità, non si sono mai individuati i mandanti e i responsabili dell’assassinio. Le indagini hanno rasentato l’estremismo di destra e quello di sinistra, oltre che alcune cosche mafiose tra le più violente. L’omicidio Mattarella resta un mistero, ma la sua memoria restituisce l’esempio di un cattolicesimo sociale che molti forse vorrebbero definitivamente morto e sepolto.

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