Hollande Presidente.Speranza per l'Europa

di Vincenzo Comito L'elezione di Hollande impensierisce i cantori dell'ortodossia economica e restituisce speranza alla sinistra europea. Il suo programma, pur moderato, può ridare forza a un'Europa diversa. François Hollande ce l’ha fatta: è il nuovo presidente della repubblica in “una Francia in agitazione, inquieta e divisa” (Izraelewicz, 2012). In queste note cerchiamo di analizzare gli aspetti economici del suo programma e di quello dell’altra figura emergente della sinistra, J.-L. Melenchon. Del resto la campagna elettorale si è concentrata in larga parte proprio sui temi dell’economia e del lavoro. Intanto la crisi europea, che sembrava miracolosamente sopita, tende a prendere nuovo vigore. In particolare, i dati recenti sull’economia spagnola appaiono terrificanti: in una situazione di recessione che si annuncia prolungata, ormai una persona su quattro è disoccupata, e lo è il 50% dei giovani; e qualcuno parla della necessità di una ricapitalizzazione delle banche per 100 miliardi di euro. In Grecia invece le ultime stime sull’andamento del Pil per il 2012 parlano di una sua diminuzione del 5%, dopo una caduta del 6,9% nell’anno precedente; il paese è al quinto anno consecutivo di recessione. Si prevede per quest’anno che la disoccupazione raggiunga il livello del 19%. Le posizioni della stampa legata al mondo del business Ovviamente non tutti, nelle scorse settimane, hanno auspicato la vittoria del candidato socialista in Francia. Ricordiamo ad esempio la posizione dell’Economist (Economist, 2012). Il settimanale britannico, dopo gli esiti del primo turno, ha previsto che in caso di vittoria di Hollande la stessa prosperità della Francia potrebbe essere a rischio. Per il giornale, l’uomo politico socialista mostra un atteggiamento anti-business e la risposta dei mercati potrebbe essere brutale, danneggiando anche i paesi vicini. Un uomo piuttosto pericoloso, avverte il settimanale economico, in particolare perché potrebbe contestare le riforme che l’Europa deve portare avanti per far sì che l’euro sopravviva. Le posizioni dell’Economist, certamente discutibili, nonché quelle piuttosto ostili del Wall Street Journal, rappresentano il pensiero di una parte maggioritaria degli ambienti finanziari internazionali. Ma non tutto il mondo del business gli è nemico. Così, ad esempio, gli articolisti del Financial Times si dividono tra quelli dubbiosi e quelli che guardano invece con simpatia al rinnovamento della presidenza francese. Tra i benevoli, alcuni lo fanno anche perché sperano che nella pratica Hollande annacqui almeno un poco il suo programma. E’ lo stesso Financial Times a segnalare come mentre da una parte stanno ritardando gli investimenti in attesa dei risultati delle elezioni, dall’altra gli ambienti economici francesi mostrano una certa simpatia per i socialisti e sembrano pensare che alcune delle misure annunciate da Hollande non saranno poi realizzate (Barber, 2012). Le idee sull’Europa Nel programma di Hollande i dati che più hanno colpito l’immaginazione sono, da una parte, l’intenzione di ridiscutere il pacchetto delle misure di austerità approvato a livello europeo nel dicembre 2011, dall’altra l’introduzione di un’aliquota fiscale marginale del 75% sui redditi dei contribuenti più ricchi. Ma vediamo il suo programma e quello di Melenchon più nel dettaglio, facendo riferimento a una sintesi dei programmi dei candidati pubblicata dalla stampa (Le Monde, 2012). Per quanto riguarda l’Europa, Hollande vuole rinegoziare il cosiddetto fiscal compact da poco approvato. Peraltro, non appare del tutto chiaro se “si limiterà” a chiedere che, accanto al patto di stabilità, venga inserito anche un accordo per la crescita o se domanderà anche un ripensamento delle misure di austerità già decise. Nelle ultime settimane, già la semplice possibilità che Hollande fosse il più votato al primo turno aveva contribuito a cambiare il clima in Europa; rispetto ai precedenti discorsi, concentrati sull’austerità, quasi all’improvviso sono tornati a prevalere quelli preoccupati di individuare misure per la crescita. D’altro canto, sembra che Angela Merkel sia stata sentita dire che lavorare con Hollande potrebbe essere un incubo. Anche se, a dire della stampa, Hollande e la Merkel starebbero già trattando in maniera riservata sulla questione. Il politico socialista prevede anche una modifica del ruolo della Bce, affinché privilegi l’occupazione e la crescita, introduca euro-obbligazioni per mutualizzare il debito dei vari paesi, vari il federalismo budgetario e l’istituzione di un budget europeo, compreso un programma di investimenti rilevante, in cui abbia un ruolo forte anche la Banca europea per gli investimenti (Bei). Più radicali di quelle di Hollande, su questo come su altri fronti, appaiono le misure previste da Melenchon, il cui successo al primo turno delle elezioni è stato meno clamoroso del previsto, anche se sulla scena politica del paese si è imposto comunque un nuovo protagonista. Si devono tra l’altro apprezzare in generale le sue posizioni, come sottolinea il direttore del Nouvel Observateur (Joffrin, 2012), perché rappresentano un sentimento di sincera indignazione contro le ingiustizie della mondializzazione e incarnano il sogno persistente di un mondo diverso, più giusto ed umano. Melenchon vorrebbe intanto una maggiore democrazia e una maggiore attenzione ai temi ambientali in seno alle istituzioni europee, meno poteri alla Commissione e maggiori al Parlamento; chiede poi una rifondazione della Bce, con la creazione, tra l’altro, di un fondo di sviluppo sociale, ecologico e solidale; infine, vorrebbe l’uscita dall’euro e dal trattato di Lisbona. Il controllo del sistema finanziario Al di là delle idee sull’Europa, in relazione alla riforma del sistema finanziario Hollande chiede la separazione delle banche ordinarie da quelle di investimento, il divieto di esercitare attività bancarie nei paradisi fiscali, un aumento delle imposte sugli utili conseguiti dagli istituti, la proibizione delle stock-option e la regolamentazione dei bonus per le imprese bancarie, la creazione di un’agenzia pubblica di rating, infine una tassazione particolare delle persone che hanno scelto un domicilio fiscale all’estero. Melenchon, oltre ad alcune delle misure previste da Hollande, prevede il blocco dei movimenti di capitale con i paradisi fiscali, la creazione di un polo finanziario pubblico, la proibizione per le agenzie di rating di “notare” gli stati, una tassa sui redditi finanziari, sotto l’egida dell’Onu. Le idee di Hollande e di Melenchon potrebbero contribuire fortemente alla messa in opera di una strategia adeguata nei confronti di un sistema finanziario ormai fuori controllo. Gli altri temi Per quanto riguarda la spesa pubblica, il nuovo presidente prevede un ritorno all’equilibrio di bilancio soltanto nel 2017, un ripensamento degli incentivi e delle agevolazioni fiscali per le imprese per recuperare 29 miliardi di entrate; Melenchon pensa di tassare i grandi redditi per ridurre il debito del paese, e prevede l’introduzione dell’obbligo per le istituzioni finanziarie di detenere un certo ammontare di titoli del debito pubblico. Sui temi dell’energia e dell’ambiente Hollande si limita a indicare, ma in tempi lunghi, la riduzione della parte del nucleare dal 75% al 50% nella produzione di energia elettrica, mentre Melenchon propone un referendum sul tema. Su questo fronte ci sembra che entrambi i candidati esprimano delle posizioni piuttosto deboli, calibrate sulla realtà dell’attuale situazione francese. Sul tema della pubblica amministrazione e dell’istruzione, citiamo soltanto, per quanto riguarda Hollande, la previsione dell’assunzione di 60.000 nuovi professori e la rivalutazione dei loro salari; verrebbe inoltre bloccata la tendenza alla riduzione del numero dei funzionari pubblici. In relazione alla fiscalità, il politico socialista promette, per quanto riguarda la tassazione delle persone fisiche, l’introduzione di un’aliquota marginale del 45% per i redditi superiori a 150.000 euro e del 75% per quelli che superano 1.000.000 di euro. Melenchon pensa, tra l’altro, al 100% di imposizione per i redditi superiori a 360.000 euro e all’aumento dell’imposizione sulle grandi fortune e dell’imposta sui redditi da capitale. Conclusioni Pur nella sua moderazione, il programma di Hollande, che non è certo rivoluzionario, rappresenta un punto di partenza adeguato per cercare di invertire la tendenza dell’Europa a correre verso il precipizio, contribuendo ad aprire un ciclo politico nuovo; tale spinta potrebbe poi essere rinforzata dal prevalere anche in altri paesi di tendenze meno conservatrici di quelle attuali. Il programma dei socialisti francesi contiene comunque alcuni spunti di riflessione e dibattito, a cui si sommano molte delle idee messe in campo da Melenchon. Di Melenchon risultano però discutibili le posizioni sull’Europa, nonché un certo tono oratorio che eccede negli insulti verso gli avversari e nell’odio violento verso la sinistra moderata, rimandando in qualche modo al periodo stalinista. Le posizioni di Hollande potrebbero spingere anche il partito democratico italiano a mostrare un maggiore coraggio e un po’ più di radicalità nel delineare le possibili soluzioni ai problemi del paese. Testi citati nell’articolo Barber T., French business braced for Hollande, www.ft.com, 3 maggio 2012 Izraelewicz E., Vivre ensemble, Le Monde, 5 maggio 2012 Joffrin L., Mélenchon et nous, le Nouvel Observateur, 12 aprile 2012 Le Monde, Présidentielle 2012, Le guide des programmes, Cahier n. 20916, 19 aprile 2012 Stephens Ph., Stop fretting about a french revolution, www.ft.com, 3 maggio 2012 The Economist, The rather dangerous Monsieur Hollande, 28 aprile 2012 (www.sbilanciamoci.info, 7 maggio 2012)

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