Dal quotidiano nazionale di oggi
Riforma elettorale Salvare in ogni caso il ballottaggio nazionale di Stefano Ceccanti Il terreno della legge elettorale porta con sé due equivoci. Il primo è la confusione tra il piano costituzionale e quello politico. Molte persone a cui non piace una legge tendono immediatamente a dire che essa è incostituzionale. Il secondo è quello relativo alle finalità: accanto alla scelta dei singoli rappresentanti (preferenze o collegi) il cittadino deve essere arbitro del Governo? L’unica scadenza certa è l’udienza fissata dalla Corte il 4 ottobre, con qualche eccesso di fretta, nel vivo di una campagna già tesa in cui qualsiasi decisione potrebbe essere interpretata in chiave politica. Per questo non è certo che la decisione possa essere immediata. E’ possibile che alcune delle obiezioni siano accettate? Difficile prevedere persino se siano ammissibili, soprattutto quella di Messina che è stata decisa prima che la legge fosse applicabile. Il cuore, il meccanismo del ballottaggio nazionale, che risale alla commissione di esperti del Governo Letta, dovrebbe essere al riparo. Non ha senso dire che il premio è eccessivo comparando i voti del primo turno e i seggi del secondo. Non si comparano pere e mele. Chi prende più del 40% al primo ha una sovrarappresentazione modesta del 14 finendo al 54% dei seggi. Se invece vince al secondo ottiene quella quota avendo preso più del 50% dei votii. Non c’entra più il primo turno, ormai concluso, né gli astenuti che nelle democrazie rappresentative non pesano sui seggi. Diverso può invece essere il caso per profili minori della legge come le candidature multiple. Se il cuore della legge passa intatto il 4 ottobre sono poi da attendersi modifiche? Non è facile cambiare la legge con cui si è eletti a ridosso delle elezioni, con un occhio ai sondaggi mutevoli. Né al momento sembrano emergere posizioni condivise. Tanto più che alla Camera è possibile chiedere il voto segreto. In ogni caso è bene sapere che senza un ballottaggio nazionale, al di là di modifiche puntuali sulle concrete modalità del ballottaggio o delle candidature, si prenderebbe non una decisione tecnica, ma politica: rinunciare ad avere un vincitore a favore di grandi coalizioni dal Pd fino a Forza Italia, o un possibile esito spagnolo, elezioni a ripetizione senza Governo. Bisogna saperlo.
Commenti (0)