Una libertà senza responsabilità? di Giovanni Ferretti

La nota CEI dal titolo "Il disaccordo dei vescovi" mi ha profondamente amareggiato, come cittadino, come cattolico e come prete. Vi si accusa il Governo di "compromettere l'esercizio della libertà di culto" con il Decreto sulla "Fase 2" e si "esige" di poter riprendere le Messe con il popolo. Sia per il tono che per il contenuto mi pare un errore politico e pastorale.


Il tono è perentorio, di chi è sicuro del suo diritto e della evidenza delle proprie ragioni. Proprio in tempi in cui veramente c'è poco di certo sul modo di affrontare la pandemia e le restrizioni riguardano non solo un aspetto della libertà di culto ( la Chiesa può continuare a diffondere per TV e nei media tutte le celebrazioni possibili...) ma la libertà di spostarsi, di riunirsi, di insegnare nelle scuole, di andare a teatro a a un concerto, di fare sport. ecc. Perché esigere eccezioni o privilegi e non accettare di dover contribuire con tutti a superare l'epidemia, condividendo la situazione comune della nostra gente?


Quanto al contenuto, mi chiedo: veramente abbiamo come Chiesa italiana un comitato tecnico-scientifico che ci dia valutazioni migliori di quello governativo? E' nostra competenza una tale valutazione? D'altro lato, siamo veramente in grado oggi di assicurare nelle Messe con il popolo, che non vi sarà pericolo di contagio per i fedeli? Sapremo sanificare bene le chiese come richiesto alle fabbriche e ai negozi, con controlli delle ASL e relative sanzioni? Metteremo alle porte delle chiese il controllo della temperatura della gente, un puntuale conteggio del numero contingentato degli ingressi, lasciando fuori gli altri? Sapremo obbligare la gente a tenere in chiesa le distanze richieste, a portare le mascherine, con un servizio d'ordine che faccia uscire chi non si adegua? E il prete celebrerà con la mascherina e lascerà cadere l'ostia dall'alto sulle mani dei fedeli? Che Messe con il popolo sarebbero mai queste?


Una libertà senza responsabilità, lo abbiamo sempre predicato, non è vera libertà. Tanto più quando in gioco c'è la vita delle persone.

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Commenti (1)

  • Pietro Giordano Rispondi

    Mi sembra che don Ferretti dimentichi che esistono: 1) l'art. 2 del Concordato che non risulta essere abrogato; 2) l'art. 7 della Costituzione; 3) l'art. 405 del Codice Penale. Dimentica ancche he un atto amministrativo come un DPCM, non può annullare o sterilizzare fonti primarie e con esse, non solo il diritto di culto..... Inoltre, la sentenza della Corte Costituzionali 203/89 è più che chiara.... Il comitato tecnico scientifico ecclesiale non serve, in quanto le regole sono comuni a tutti e non si comprende perchè "devo" andare a lavorare o posso andare in supermercato insieme a più di 15 persone e invece se assisto alla messa, rispettando il distanziamento sociale, mettendo la mascherina, ciò mi è vietato, anzi entrano i carabinieri e sospendono la messa in violazione del citato art. del Codice Penale. Alle domande fatte d Monsignore, è semplice rispondere con un sì, e sarebbe veramente preoccupante se le parrocchie e le chiese non ne fossero capaci, avremmo un problema molto serio... Il controllo e il contingentamento dei fedeli è stato possibile - in periodi non di covid19 - in varie basiliche, come quella di San Francesco ad Assisi, alla Porziuncola, durante la Messa, solo per citarne qualcuna. Sopratutto però non regge l'assunto dell'impossibilità di garantire la sicurezza da parte di una Chiesa che in questo periodo di Covid19 ha garantito pasti, accoglienza, conforto, spesa a casa degli anziani, ecc. I laici sono pronti al servizio che grantisca la libertà di culto, con il rispetto delle norme di sicurezza valide per tutti. I chierici lo sono?

    Aprile 27, 2020 20:35