Riaffermare vocazione maggioritaria e fare primarie solo di partito

Sui giornali di oggi Diamanti e Sartori ci invitano giustamente a dare ragione del senso delle primarie, al di là delle soluzioni opinabili che loro individuano. Il nodo è anzitutto politico, non tecnico. Il Pd ha necessità di riaffermare nei fatti la sua vocazione maggioritaria di grande partito di centrosinistra. Se essa riparte con chiarezza è evidente che, soprattutto per il livello nazionale ma anche, almeno, per i livelli regionali, hanno senso solo primarie di partito in cui il leader di partito è anche il candidato alla guida del Governo e della Regione. Le coalizioni, tranne in situazioni emergenziali, si fanno intorno al primo partito della coalizione, come in tutte le democrazie parlamentari. Se invece si persegue la strada di un partito che ambisce a rappresentare solo la sinistra tradizionale, con una dimensione quantitativa e qualitativa inferiore ai grandi partiti delle democrazie parlamentari, si finisce per dover delegare la leadership ad alleati, con primarie o senza primarie. Non si possonovolere primarie solo di partito se quel partito non esprime una chiara vocazione maggioritaria; ma credo anche non si possano volere primarie di coalizione se quel partito è in grado autonomamente di esprimerla in modo coerente, come è chiamato a fare. In ogni caso, primarie o meno, il Pd non può stipulare credibili coalizioni con forze che in politica estera non rinunciano a una linea nazionalista-neutralista, di ritiro unilaterale dalle missioni militari (che vanno migliorate in una logica multiraterale europea ed atlantica) e/o che assumono acriticamente visioni unilaterali e semplificatorie del conflitto di classe. Stefano Ceccanti senatore Pd

Condividi Post

Commenti (0)